"Klimt: alle origini di un mito" a Milano
Solo passando per le stanze del Palazzo Reale di Milano, per giungere alla Sala delle Otto Colonne (la sala, in cui ieri, si è tenuta la conferenza stampa inaugurale della mostra Klimt: alle origini del mito), si respira già un'aria diversa. Arazzi, affreschi e mobili d'epoca ci accompagnano lungo il percorso e ci fanno entrare in sintonia con l'arte, predisponendo i partecipanti alla fruizione di opere artistiche.
La presentazione della mostra Klimt: alle origini del mito, promossa dal Comune di Milano, organizzata e prodotta da Palazzo Reale, 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore e Arthemisia Group, riempie la sala di persone e, dopo l'introduzione del direttore del museo, prendono la parola Filippo Del Corno, assessore alla cultura milanese, e Alfred Weidinger, curatore della mostra e vice direttore del Museo Belvedere di Vienna.
La proposta che i curatori ci pongono davanti è innovativa e coraggiosa: vengono esposte perlopiù opere risalenti al periodo della giovinezza e della formazione dell'artista. Molti disegni e quadri sono di proprietà del fratello, Ernst Klimt, e a Carl Coll, uno dei primi a credere nel progetto della secessione viennese.
Il curatore Alfred Weidenger riconosce una certa importanza, sia come fonte d'ispirazione per Klimt sia come nazione che per prima ha riconosciuto la sua grandezza, all'Italia. Il periodo aureo di Klimt viene addirittura ricondotto a una visione che il pittore avrebbe avuto a Venezia, in un’alba soleggiata, dentro la Chiesa di San Marco. Un omaggio, quindi, agli italiani, grandi visitatori delle opere di Gustav Klimt in terra natia, che viene ancora più valorizzato dalla presenza di due quadri che non sono mai stati esposti in Italia finora. Si tratta di Girasole e La famiglia due tele che fanno acquistare a un’esposizione già ricca, una valenza inedita che non ci si può far sfuggire.
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Il pezzo della collezione che colpisce e che lascia attoniti per la sua bellezza è sicuramente Il fregio di Beethoven, una ricostruzione dell'opera che venne creata per omaggiare La nona sinfonia durante l'esposizione universale del 1902.
Quest’affresco segna un punto di svolta: tutti i particolari assumono un senso e si nota come si sviluppi nell'autore una ricerca di un'arte più elevata. Nel Fregio si nota una padronanza dei materiali da parte di un artista completo che ha ereditato una sana curiosità nel maneggiare anche oro e pietre dal padre, orafo di professione.
Eva Di Stefano, specialista di Klimt e della Secessione viennese, fa notare come le opere potrebbero essere viste come dei mosaici in cui diversi oggetti, argomenti e stili provenienti da tempi e spazi lontani si incastrano perfettamente per creare qualcosa di inedito. E forse è ciò che ogni grande artista dovrebbe attuare per rendere universale il proprio lavoro: la testa rivolta al futuro con lo sguardo che sbircia il passato.
L'esposizione rimarrà a Palazzo Reale a Milano da oggi e fino al 13 luglio 2014, aprendo la stagione primaverile, e, insieme alle prossime dedicate a Piero Manzoni, Bernardo Luini e Chagall, ci accompagnerà fino all'expo 2015.
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