“Kassel non invita alla logica” di Enrique Vila-Matas, tra finzione e realtà
Ci sarebbero molti bizzarri contesti nei quali Enrique Vila-Matas potrebbe parlare del suo ultimo romanzo, Kassel non invita alla logica (edito da Feltrinelli nella traduzione di Elena Liverani). Il primo, e più scontato, è il ristorante cinese di Kassel in cui l'autore è confinato, esposto alla lente dei suoi lettori. Una seconda occasione, che Vila-Matas apprezzerebbe ben di più, dovrebbe essere arguta ed elitaria. Se a una cena fossero invitati i massimi nomi della letteratura, Vila-Matas ne farebbe parte o, in caso contrario, farebbe di tutto per esserci. Incontrarli personalmente, dopo averli fatti parlare nei suoi romanzi, sarebbe un'esperienza molto gratificante. Seduti tutti a cena, egli potrebbe essere al capo di una tavola bislunga presso Kafka, forse, o Borges, alla sua sinistra o Gadda, proprio di fronte a lui; Vila-Matas ha la cultura per stare a quella tavola. Sincero, anche selvatico a suo modo, Enrique Vila-Matas sente la necessità di “patire” quei nomi e da lì ripartire a scrivere, forse per assomigliargli.
A quella tavola Vila-Matas sarà certamente arrivato anche per “altezza d'ingegno”, ma non escluderei un invito specifico e personale. A suo modo di vedere, alla letteratura non si arriva mai per caso, mossi da un vento qualunque, da casualità inafferrabili:
Mi venne in mente l'amico che sosteneva che alla letteratura non si arriva mai per caso. Mai mai, ripeteva, è solamente il destino, un destino oscuro, una serie di circostanze che ti portano a scegliere, e tu hai sempre saputo che quella era la strada. [p. 133-134]
«É un incontro inaspettato che porta l'autore a Kassel, in Germania, per partecipare a documenta, vetrina d'arte contemporanea tra le più prestigiose. Un incontro che nel momento in cui apre a scenari diversissimi si fa già letteratura, fiction».
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«La finzione romanzesca è finzione romanzesca, come sosteneva Nabokov. Sì, chiaramente sono d'accordo con questo. Se no, a cosa mai mi dedico? Mi dedico alla finzione romanzesca. Però cerco attraversa di essa la verità. Sembra paradossale. Lo dico in Dietario voluble (in via di traduzione in Italia). Lo faccio per scrivere la storia di tutti quegli scrittori – da Montaigne a Cervantes fino a Kafka, Musil, Beckett, Perec – che hanno fronteggiato con uno sforzo titanico tutte le forme di dissimulazione e menzogna. Una lotta di evidente intento paradossale. Perchè quelli che hanno combattuto in questo modo erano scrittori immersi fino al collo in un mondo di finzione e artificiosità. Sia come sia, di questa tensione hanno beneficiato le più grandi pagine della letteratura contemporanea».[1]
Attraverso la finzione romanzesca Vila-Matas cerca quella verità che può essere attuale, come ciò che viene esposto a Kassel. Tutto è però potenzialmente letteratura. Un romanzo di Vila-Matas è uno, ma nello stesso tempo è cento, mille altri; perché tutto può entrarvi: narrazione, aneddoto, mise en abyme di grandissima abilità, divagazione filosofica, fino al contrappunto in maniera consequenziale o aleatoria poco cambia, tutto intrinsecamente letterario. In una contemporaneità lacerata, il lavoro di Vila-Matas sa ricomporre il reale attraverso la medicina della letteratura, anche a costo di non abbandonarsi al lirismo. Un universo letterario a parte quello di Vila-Matas, che va interrogato, non esplorato, o potrebbe non esserci ritorno, tanto rari sono i punti di riferimento.
I dialoghi tra i linguaggi dell'arte, qualsiasi essa sia, sono di conseguenza infiniti. Giochi di specchi, illusioni, identità vere e fittizie. Un'infinita sequela di possibili declinazioni della realtà che la letteratura rende più vere di quanto non ci vengano offerte dai canali ufficiali. Intensità e sorpresa entrano pertanto a braccetto in forme spesso spiazzanti e inedite.
Se l'intelligenza fine della provocazione e dell'umorismo letterario ha la forma di un romanzo, forse Kassel non invita alla logica può assomigliargli. Ma Vila-Matas è stato realmente a Kassel nel 2012? O è “solo” letteratura? Magari più vicina alla realtà. Vila-Matas sa di essersi divertito, ovunque sia stato, a Barcellona come a Kassel.
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