Kafka vs Pita: immaginazioni a confronto
Un uomo è al centro di una stanza glaciale, è seminudo e si contorce. Allunga le dita fino allo spasimo e si accartoccia schiena a terra come un insetto, come l’insetto per eccellenza della letteratura del Novecento. Parliamo di Gregor Samsa, un nome che forse non vi dirà niente, eppure è il protagonista di uno dei racconti più famosi degli ultimi cento anni, che tutti conoscono, anche se non l’hanno mai letto. Parliamo de Le metamorfosi di Kafka, del commesso viaggiatore Samsa che una mattina si sveglia tramutato in un orribile insetto e della sublime angoscia che Kafka instilla in ogni suo gesto tentato e mancato, in ogni suo pensiero, in ogni sua realizzata paura.
Ma parliamo anche di un azzardo immaginativo realizzato da Arthur Pita (coreografo dalle origini portoghesi, nato in Sud Africa e divenuto famoso a Londra) con l’aiuto del primo ballerino del Royal Ballet (Edward Watson), trasformatosi in un Gregor Samsa privo di parole, ma soffocato dai gesti che lo spingono a contorcersi fino a esplodere sul palco del Joyce Theater di New York con lo spettacolo the Metamorphosis. È lo stesso Pita a dirci cosa l’ha spinto a scegliere un racconto basato sull’incapacità di affrontare la diversità, invece della “consueta” storia di amori negati da cui nascono molti dei più famosi balletti dell’Ottocento e del Novecento: «Ho realizzato quanto viscerali e potenti fossero le immagini offerte da Kafka e subito ho pensato a cosa avrebbe voluto dire trasformare queste parole in movimento. Dovevo provare.»1
[I servizi di Sul Romanzo Agenzia Letteraria: Editoriali, Web ed Eventi.
Seguiteci su Facebook, Twitter, Google+, Issuu e Pinterest]
Sembra essere la necessità quindi, come ci ricorda anche Scott Fitzgerald, a guidare le scelte dello scrittore e in questo caso del coreografo. Eppure, quando Kafka immaginò che il disegnatore Ottomar Starke avrebbe provato a rappresentare visivamente l’insetto, protestò con il suo editore, perché solo all’immaginazione e alle paure di ogni lettore toccava dar forma a quella trasformazione. Forse Kafka non avrebbe gradito il lavoro di Pita, ma ne avrebbe apprezzato l’arditezza.
1. Traduzione dall’intervista ad Arthur Pita di Phyllis Goldman, realizzata per il Joyce Theater di New York – settembre 2013.
Speciali
- Corso online di Scrittura Creativa
- Corso online di Editing
- Corso SEC online (Scrittura Editoria Coaching)
- Lezioni di scrittura creativa
- Conoscere l'editing
- Scrivere un romanzo in 100 giorni
- Interviste a scrittori
- Curiosità grammaticali
- Case editrici
- La bellezza nascosta
- Gli influencer dei libri su Instagram – #InstaBooks
- Puglia infelice – Reportage sulle mafie pugliesi
- Letture di scrittura creativa
- Consigli di lettura
- L'Islam spiegato ai figli
- Interviste a editor e redattori
- Interviste a blog letterari
- Interviste a giornalisti culturali
- Interviste a docenti
- Come scrivere una sceneggiatura
- Premio Strega: interviste e ultimi aggiornamenti
- Premio Campiello: interviste e ultime novità
- Premio Galileo: interviste
- I nuovi schiavi. Reportage tra i lavoratori agricoli
- La Webzine di Sul Romanzo
Archivio Post
Più cercati
- Quanto fa vendere il Premio Strega? I dati reali
- Che tipo di lettore sei?
- I 20 consigli di scrittura di Stephen King
- Test di grammatica italiana, qual è la risposta giusta?
- Classifica dei libri più venduti di tutti i tempi nel mondo
- Come scrivere un romanzo: 15 modi utili
- 11 consigli per trovare la tua writing zone
- 13 cose che gli amanti dei libri sanno fare meglio di tutti
- 7 posti che tutti gli scrittori dovrebbero visitare almeno una volta
- Carlos Ruiz Zafòn ci racconta il suo Cimitero dei libri dimenticati
- I 10 film più divertenti di tutti i tempi
- I consigli di scrittura di 11 scrittori
- La reazione di Cesare Pavese quando vinse il Premio Strega
- Le 10 biblioteche più grandi del mondo
- Marcel Proust pagò per le prime recensioni di “Alla ricerca del tempo perduto”
- Perché uscire con uno scrittore? 10 motivi validi