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Intervista a Paolo Vangelista - Ideatore di Libriamo (26-29 agosto 2011)

Paolo VangelistaChe cosa rappresenta per lei essere l’ideatore del festival letterario Libriamo in termini di organizzazione?

 

Dato che la letteratura è per molte persone una “brutta bestia” che si trascina a malavoglia sulle spalle fin dai primi giorni di scuola, mentre per altri il fatto di leggere 2 o 3 libri all’anno,   giustifica il titolo di intellettuali o letterati, allora le rispondo con un esempio calcistico forse più di immediata comprensione.

Qualche anno fa, una squadretta di calcio di quartiere, si impose suonandole di brutto a molte squadre blasonate del massimo campionato, ma come pochi si aspettavano la cosa non finì lì, tanto che la squadretta è ancora dopo molti anni nella massima serie, senza nomi di grandi giocatori che invece di giocare fanno spot televisivi o firmano scarpe, auto, coperte, e quant’altro gli capiti tra le mani.

Quello che ha funzionato per la squadra di quartiere può essere paragonato a quello che Libriamo ha fatto in questi 6 anni: corso, sudato, creando lentamente una squadra che ha creduto nelle proprie possibilità, senza campioni o prime donne, ognuno con la propria caratteristica e potenzialità, sfruttata al meglio nel ruolo che più gli si addice.

Se la squadra di Libriamo riesce a rimanere compatta nonostante tutte le difficoltà organizzative che il più delle volte arrivano dall’esterno, allora in futuro se ne vedranno delle belle, anche perché come ci insegna il calcio al di là del goal fantasioso del fuoriclasse, la squadra che diverte il pubblico è quella che gioca il bel calcio…

 

 

L’idea nacque sul finire del 2003 e poi divenne evento nel 2006, quali sono state le difficoltà e le soddisfazioni ottenute negli anni di gestazione del progetto?

 

Le difficoltà non lo nascondo sono state quelle di far capire il progetto, prima di approdare a Vicenza ci siamo confrontati con altre città e cittadine Venete, non sempre ci si innamora con un colpo di fulmine, a volte ci vuole qualcosa di più che una scintilla, a volte serve che il progetto venga digerito e fatto proprio.

A proporlo oggi, con Mantova o Pordenone (non che si voglia mettere Libriamo al loro livello sia chiaro…) che si collocano come 2 tra i più importanti festival letterari d’Europa sarebbe forse più semplice, ci sarebbero questi due esempi eclatanti, che possono far gola a molti amministratori, anche se poi quando si parla dei budget dei due colossi tutti cambiano subito discorso e parlano di quanta neve ci sia in montagna… (Pordenone legge per la cronaca ha un budget per l’edizione 2011 di 732.000 euro più euro meno).

Tornando a Libriamo, il bello che ha portato alla prima edizione è stata la capacità di vederci una prospettiva, una possibilità che ha dato il via ad un progetto che altri oggi si pentono di aver lasciato andare, e che ancora corteggiano. Di questo va dato atto alla dirigenza e all’amministrazione comunale che crede nel progetto e che nonostante tutte le difficoltà lo sostiene, per quanto nelle loro reali possibilità.

 

Se guarda indietro alla prima edizione e ora pensa all’edizione del 2011, è riuscito a creare il percorso che sperava?

 

In parte, nel senso che il percorso è tracciato, ma il passare dalla cartina delle Alpi e decidere quale sentiero percorrere per andare da Trieste a Genova toccando le maggiori vette, non sempre è fattibile, le variazioni che si impongono una volta che si passa dalla cartina al percorso reale a volte sono dettate da fattori esterni alla volontà degli organizzatori, la speranza è quella che chi ha seguito e segue Libriamo si sia accorto che negli anni il progetto si evolve e ogni anno conferma alcune cose, altre le toglie e ne propone di nuove.

Se così non fosse, saremmo arrivati alla curva discendente o peggio alla fine del progetto.

Mi auguro che il futuro prossimo sia all’insegna della collaborazione e dell’apertura con le altre realtà culturali cittadine, ma non solo, senza esagerare, ad oggi Libriamo è il più importante festival letterario del Veneto, e come per la squadra di calcio di prima, ormai il campo parrocchiale sta stretto… e i tifosi non possono essere lasciati fuori dallo stadio a guardare un mega-schermo che ripropone quello che succede dentro, perché dopo poco si stancano e se ne vanno.

 

Che cosa avrebbe fatto diversamente?

 

Mi ricollego a quanto appena detto, esistono molteplici pubblici di Libriamo, non tutti però hanno trovato uno spazio adeguato alle loro esigenze, penso ai bambini, ai ragazzi, agli anziani, una cosa che vorrei fare è quella di dedicar loro degli spazi adeguati, con i bimbi più piccoli iniziamo quest’anno con il progetto Libriamo Infanzia, con laboratori didattici e presentazioni di libri oltre a letture animate. Per gli anziani stiamo sviluppando il percorso chiamato:”Il dono della parola” basato sull’idea che ad un certo punto della nostra vita molti non riescono più a leggere per vari motivi, ma a qualsiasi età, il piacere di ascoltare qualcuno che ci legge un passo di un libro o una fiaba ci riporta la pace e la gioia dentro, la voce che è uno dei doni più belli che abbiamo può essere donata, leggendo per chi non riesce più. Libriamo spera nelle prossime edizioni di riuscire a dar gioia agli anziani che ancora hanno voglia di sentir leggere.

Per i ragazzi infine il discorso è più complesso, anche se assolutamente non impossibile come molti credono, ne abbiamo la dimostrazione con degli ottimi esempi nelle scuole vicentine, con le quali speriamo di riuscire prossimamente a collaborare.

 

Rispetto all’edizione del 2010, un aspetto che vorrebbe riproporre nel medesimo modo e un altro che vorrebbe invece migliorare?

 

Personalmente penso che se si vuole, ma la volontà deve essere reale, tutto è migliorabile, quindi le rispondo solo alla prima parte della domanda, quello che ritengo fondamentale per la riuscita di un festival è il coinvolgimento del pubblico, non nel senso calcistico (per finire con i paragoni sportivi) non abbiamo di sicuro bisogno dei cori della “Curva Sud” anche se a volte questi fanno la differenza, si pensi alla noia di una partita a porte chiuse dove le uniche voci sono quelle dei calciatori… quello che intendo è che le proposte dove il pubblico in qualche modo era parte del festival sono quelle che alla lunga hanno fatto la differenza, è abbastanza semplice far venire 600, 1000 persone ai chiostri di Santa Corona ad ascoltare l’autore che è spesso in TV, ma trovo molto più stimolante e formativo oltre che divertente portare a spasso 300 persone per il centro storico di Vicenza, ascoltando brani tratti da Piccolo Mondo Antico senza che nessuno si perda per strada o si stacchi dal gruppo per noia, anche se il romanzo l’ha odiato per tutta la vita dato che gli hanno imposto di leggerlo quando magari desiderava leggere qualche altra cosa. Quindi il coinvolgimento è quello che vorrei riproporre perché il pubblico si emozioni con qualcosa di quotidiano, come le vie cittadine, ma che grazie a noi riscopre sotto una luce completamente differente, meno grigia!

 

Quale riscontro da parte della gente affezionata al festival gli è più caro?

 

Le critiche, costruttive ed intelligenti grazie a queste ti accorgi che la gente sente suo il festival, e quindi sentendolo proprio attraverso la critica vuole dare un apporto ed aiutarti a migliorare, poi come ben sappiamo l’Italia è piena di CT, ma di Bearzot ce n’è stato uno solo e senza togliere nulla al Goleador cittadino, il mondiale senza Enzo, la squadretta di quartiere non avrebbe mai vinto… ops, scusate avevo detto che i paragoni calcistici erano finiti la domanda precedente!

Libriamo Vicenza

 

 

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