Intervista a Luisella Costamagna: gli uomini e il sesso in “Cosa pensano di noi"
Luisella Costamagna non è certo nuova alle inchieste: giornalista affermata, ha condotto diversi programmi televisivi di approfondimento, affiancando, tra gli altri, Michele Santoro e Maurizio Costanzo. Serial killer, mafia, violenza sulle donne, il suo è un repertorio "hard". Un aggettivo che, per altri motivi, ben si adatta anche al suo ultimo libro, Cosa pensano di noi (Mondadori, 2014). Siamo nel mondo della sessualità maschile e la sfida di Costamagna è quella di penetrare l'immaginario erotico stereotipato dell'uomo per scoprire, dai diretti interessati, quali siano le loro reali passioni, fantasie e ansie rispetto al sesso e alle donne.Intervistando uomini di tutte le età e fasce sociali, a viso scoperto "sul campo" o sotto falso nome nelle chat erotiche, Luisella Costamagna ha provato a dar voce a quella metà che è spesso una proiezione femminile, viziata da luoghi comuni e paure.
L'abbiamo intervistata al Salone del Libro di Torino.
Partiamo dal titolo, da questo "noi" che sembra essere lo stesso "noi" del suo libro precedente (Noi che costruiamo gli uomini, Mondadori 2012) e che sembra avere come destinatario implicito le donne. Eppure, da una veloce panoramica delle reazioni sui social network, emerge una forte risposta maschile, di apprezzamento. Si aspettava questa reazione da parte del pubblico maschile? A dispetto del titolo, diciamo...
Sì, è vero, mi è arrivata questa voce ed è un dato curioso. Mi incuriosisce quale può essere la reazione delle donne al libro. La risposta maschile però è significativa. Io, in realtà, ho raccontato la sessualità maschile per capire cosa pensano delle donne e quindi per rimandarlo, poi, sul femminile. Però mi colpisce questa reazione degli uomini anche perché, si sa, la grossa fetta dei lettori è femmina. Mi è capitato adesso di girare per librerie in cui mi dicevano che molti uomini erano andati a comprare il libro. Questo è un elemento di curiosità e interesse. Ovviamente, io mi rivolgo a entrambi i sessi e mi aspetto i commenti di entrambi. Sono più curiosa delle donne, di capire come reagiranno loro, perché nel libro viene fuori un tasso di audacia femminile che le donne non so quanto siano disposte ad ammettere: perché, insomma, ci crogioliamo un po' nella retorica del vittimismo e non vogliamo comparire così sfrontate e spregiudicate. Però trovo interessante, anche da un punto di vista editoriale e commerciale, il fatto che gli uomini, i quali, in media, comprano meno libri delle donne, siano tornati in libreria ad acquistare proprio questo libro.
Siamo in un'epoca di revisionismo rispetto al concetto di "genere" letterario e alla sua utilità. Oggi vanno forte gli ibridi, i cross-genere, ma se volessimo trovare un genere per Cosa pensano di noi, quale sarebbe?
È un'inchiesta giornalistica come se ne fanno su tutti gli argomenti. I crismi sono esattamente gli stessi, però sulla sessualità maschile.
Dopo una settimana è già alla prima ristampa. Un libro che promette di sconvolgere e imbarazzare...
Vedremo... Sicuramente la critica è stata spiazzata, però molto incuriosita. Non ci sono stati veri attacchi o stroncature (questo lo penso anche di chi sembrava apparentemente "attaccare"). Certo, l'essere inaspettato come tema e l'essere inaspettato che lo trattassi io, questo ovviamente è un mix esplosivo: da me non te lo aspettavi. E questa è anche una delle cose che mi diverte di più!
Cosa invece ha sconvolto e imbarazzato lei durante la raccolta del materiale? Rivelazioni, ma anche atteggiamenti inaspettati...
Imbarazzata, no. Alcuni uomini che ho intervistato sono stati imbarazzati per un minuto, poi io sono abbastanza un commilitone, come vado al punto con un politico, vado al punto anche con uno che intervisto o con il quale parlo di sesso.
È difficile che io mi imbarazzi, però in due situazioni un po' di imbarazzo l'ho avvertito. Ho "chattato" molto nellechat erotiche sotto nickname (e quella è stata l'unica dimensione in cui non mi sono esplicitata per nome e cognome), ed essendo le chat erotiche molto esplicite, a volte sono stata un attimo spiazzata. E loro mi scrivevano: «Ma perché continui a farmi domande?». Diciamo che volevano "quagliare", questo è. Oppure sentirsi al telefono, incontrarsi...Era tutto molto reale.
Un'altra situazione di imbarazzo è stata quando persone che ho intervistato, e avevano detto di essere sposate, mi rivelavano tradimenti. C'era quindi quell'attimo di responsabilità nei loro confronti, perché comunque ero, in quel momento, depositaria di un segreto. Il fatto di aver però garantito l'anonimato a tutti ha consentito loro di aprirsi completamente.
Ci sono state diverse rivelazioni che mi hanno spiazzato nei racconti in generale. In fondo mi sono presentata davanti a quest'inchiesta con l'idea che il mondo della sessualità maschile fosse un mondo misterioso – non raccontato – (a differenza della sessualità femminile su cui si è detto, ridetto e stradetto); un mondo che si gioca molto su luoghi comuni e cliché... E mi sono quindi presentata anch'io con i miei luoghi comuni, le mie curiosità e i miei cliché, probabilmente. E "loro" me li hanno quasi tutti sfatati o, se non altro, sovvertiti.
Ad esempio è crollato un po' il mito della donna rifatta perché, in realtà, non piace agli uomini. Così vien fuori un problema di accettazione del proprio corpo; un po' come nel suo libro precedente, le donne appaiono più vittime di barriere interiori, intime, prima che di modelli sociali imposti dall'esterno?
Sì, questo è uno dei miti sfatati, ad esempio. Viene fuori che dietro alla chirurgia plastica forse si cela più un problema di autostima, legittimo peraltro. Però è bene che si sappia! È bene che le donne che si rifanno sappiano che non piacciono molto agli uomini e devono invece fare i conti con il fatto che si rifanno soprattutto per piacere a loro stesse. Il loro punto di riferimento è lo specchio.
Il link con il mio libro precedente, invece, è soprattutto con il luogo comune del maschio dominatore (quando parlo di "dominazione" mi riferisco sempre e solo a sesso consenziente, naturalmente) e del principio che vede il macho come colui che mantiene sempre il controllo del gioco, ecc.
Da un punto di vista erotico, però, i racconti che ho raccolto sono l'esatto opposto: sono le donne a spiazzare, a sconvolgere, a provocare, a creare la situazione, a essere anche più creative nel racconto sessuale e nel sovvertire le "gerarchie". Questo, secondo me, si lega all'altro libro perché èl'annoso problema delle donne di avere un potere ma non averne consapevolezza. Anche con questo dovremmo fare i conti e capire che in fondo siamo "gigantesse" (in apertura del libro Luisella Costamagna fa riferimento al dipinto di Magritte La gigantessa, n.d.r.) ed esercitiamo un potere di cui non ci rendiamo conto.
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Cosa pensano di noi si basa su un campione di un centinaio di uomini...
Sì, all'incirca i numeri erano quelli. Poi è vero che andando su internet il mondo si è aperto, quindi non so esattamente con quanti uomini ho "chattato". Di alcuni magari non ho usato l'intervista, oppure mi è servita solo per dare concretezza a questi luoghi comuni. Al di là dei racconti dei singoli, che hanno avuto dignità di essere riportati integralmente, alcuni mi hanno però dato dei tasselli che hanno rafforzato o sfatato alcuni luoghi comuni.
Su quale tema ha avuto più il sospetto, se l'ha avuto, che le risposte non fossero completamente sincere?
Sicuramente non c'era massima trasparenza sul tema défaillance. Su quello sono sicura che non tutti sono stati sinceri. Quando vedo le statistiche secondo cui il 5% degli uomini soffre di problemi erettili – e non vedo perché non dovrei crederci – capisco che questo silenzio sulla "cilecca" non torna. Nel mio campione, che certo non è un campione statistico, era tutto un: «sì, è capitato, ma non è patologico», «è successo perché lei mi piaceva troppo, o non abbastanza».Però in queste bugie assolutamente innocenti, in questo camuffare, sovradimensionare o sottodimensionare la realtà, resta il fatto che sia un problema che dice anche qualcosa: che le donne sono in fondo anche lo strumento attraverso il quale "loro" camuffano la realtà e inventano "balle".
Da questo suo osservatorio privilegiato, come sta cambiando il sesso a livello mediatico, vista anche l'apertura del Papa (e del Vaticano, che è il Paese ospite di questa edizione del Salone) su alcuni temi? E cosa succederà quando cadranno i tabù, che sono forse anche un po' funzionali?
In realtà, secondo me – purtroppo – i tabù restano. Nel senso che noi viviamo da anni in una dimensione di sessualità esplicita, di erotismo in mostra, eppure non se ne parla mai davvero. È tutto molto camuffato. Quindi io devo ancore vederle le barriere che cadono.Un libro sulla sessualità maschile esplicita continua a essere un libro scandaloso e quindi, ad oggi, quei paletti ci sono ancora ed è poterli rompere quello che trovo interessante. Non ci fossero i moralismi e i pregiudizi uno non potrebbe neanche spiazzare e provocare.
Ha raccolto qualche spunto interessante per una prossima inchiesta?
Sì. È vero che del femminile si parla molto, ma una cosa che mi ha incuriosito è che in questa rassegna di luoghi comuni sfatati ce n'è uno che resiste e che quasi tutti i miei intervistati hanno confermato: «per noi il sesso è un bisogno fisiologico, mentre le donne possono farne a meno». Questo è un ottimo spunto per andare ad analizzare l'altra metà, per tornare dalle donne con il mandato esplicito di "stanarle" su questo. Non so se si riuscirebbe a fare, però mi interessa. Le donne in questo sono molto meno sincere e molto più corazzate e sulla difensiva; non so se racconterebbero, al pari degli uomini, in modo esplicito come vivono la sessualità. Lo fanno, scrivono le lettere sui giornali femminili, ma, secondo me, sempre in una dimensione camuffata ed edulcorata.
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