Intervista a Loretta Santini, direttrice editoriale di Elliot Edizioni
È nota la sua provenienza dalla musica, come insegnante, e la sua esperienza negli uffici stampa in diverse case editrici, semplice quindi sostenere una sua capacità versatile rispetto al mondo del lavoro, ma che cosa ha imparato di significativo dalle sue esperienze passate che oggi ancora si sente di utilizzare nel suo attuale ruolo direttivo in Elliot?
Probabilmente la cosa che più accomuna le mie passate esperienze lavorative, così diverse tra loro, è nei numerosi rapporti umani che si coltivano e nella varietà di personalità con cui si ha a che fare. In fondo, aver a che fare con musicisti, studenti o giornalisti non è molto diverso da ciò che succede con gli autori: bisogna saper comunicare con serietà e passione, cercando di comprendere chi si ha davanti usando un pizzico di psicologia.
Negli anni Novanta nacquero a Roma le case editrici Voland, Fazi, Castelvecchi, minimum fax, per citarne alcune. In che cosa si distingue Elliot rispetto a quella stagione editoriale precedente?
Non saprei davvero. Voglio dire che già ognuna di quelle case editrici era diversa profondamente l’una dall’altra e ha conservato la propria identità fino ad oggi. Noi siamo diversi perché siamo semplicemente persone diverse, con altri gusti e altre bussole di orientamento. Forse allora c’era la possibilità di condividere uno spirito di novità e pionierismo (case editrici a Roma che si imponevano dopo anni di egemonia editoriale milanese) che oggi non c’è più. E oggi forse siamo un po’ più isolati gli uni dagli altri.
Una sua giornata lavorativa inizia sempre con e finisce sempre con…
Inizia sempre con la lettura delle email e dei dati di venduto! A fine giornata arrivano le ultime risposte alle email e le telefonate.
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Quando i giovani le inviano i loro curriculum, quali sono i suoi pensieri sulla situazione editoriale italiana rispetto alle opportunità lavorative delle nuove generazioni?
Di sincera preoccupazione. Mi rendo conto che tanta passione e aspettativa da parte dei più giovani di poter lavorare in un settore bellissimo come l’editoria sono destinate alla frustrazione, almeno fino a nuovi segni di ripresa dell’economia in generale. Penso comunque che sarà anche difficile tornare a come eravamo. D’altra parte vorrei invitare a essere comunque ottimisti, perché finché si continuerà a far libri ci sarà sempre bisogno di competenze, di energie nuove e di occhi giovani che guardino ai mutamenti in corso. Con l’espansione dell’ebook anche in Italia si aprono nuovi spazi di professionalità finora poco ricercate.
Su quali progetti interessanti sta lavorando?
Elliot prosegue sempre alla ricerca di voci nuove in letteratura e, allo stesso tempo, alla riscoperta di autori di valore dal passato. Tra i nuovi progetti abbiamo da poco inaugurato una collana di poesia che ci sembra interessante perché, anche qui coerentemente a quanto dicevo prima, scopriamo e riscopriamo autori per noi di grande qualità.
Come si difende una casa editrice come Elliot nelle librerie dalla forza economica e promozionale dei grandi gruppi editoriali?
Come tutti gli altri editori indipendenti, abbiamo trovato una nostra strada che fa della qualità nella scelta dei testi e nella confezione editoriale un marchio di garanzia a cui vogliamo e dobbiamo tener sempre fede. Sappiamo che si tratta di un patto di fiducia nei confronti dei lettori che va rinnovato ogni volta e su cui non si deve mai dare niente per scontato.
Tre idee che porterebbe nei palazzi del potere istituzionale per sviluppare il settore editoriale in Italia.
Una è stata già attuata e riguarda sgravi fiscali a chi acquista libri. Poi incentivare la lettura nelle scuole di ogni grado, favorendo ad esempio gli incontri nelle scuole con gli autori e magari creando rapporti tra insegnanti ed editori (perché non fornire copie di libri gratuitamente, invece di mandarli al macero?). Infine favorire le traduzioni all’estero di autori italiani, ad esempio finanziando a livello statale le traduzioni, come avviene in moltissimi paesi del mondo.
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