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Intervista a Licia Troisi, quando il fantasy supera i confini del genere

Intervista a Licia Troisi, quando il fantasy supera i confini del generePoco importa se si è fan del genere fantasy quando hai davanti letteratura. Leggi, a prescindere dalla storia, e assapori la bellezza della lingua che sa riempirsi di mondi possibili, ma anche impossibili.

Per i fan della Saga del Dominioin trepidante attesa, Mondadori porta in libreria il secondo volume, Il fuoco di Acrab, firmato da Licia Troisi. La narrazione riprende da dove è stata interrotta nel primo volume. E ci si affeziona immediatamente ad Acrab e alla sua esistenza segnata dal sacrificio estremo. La sua vita significa la morte di sua madre. Per scelta, per salvare questo figlio indesiderato dagli altri. Un gesto di grande spessore che sembra segni l’esistenza del piccolo, richiedendogli altrettanti gesti grandiosi. Ne farà a sua volta. Discutibili, però. Specie dal punto di vista di Myra, la cui storia e i cui tormenti si dispiegano tra le pagine del libro.

In occasione della recente pubblicazione,abbiamo posto qualche domanda a Licia Troisi.

 

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Durante un recente incontro milanese ha sostenuto che non si può più pensare la cultura a compartimenti stagni. Lo scrittore, per esempio, deve interessarsi di scienza, filosofia o sociologia. Lei è un ottimo esempio di questo modello considerando il suo dottorato in astrofisica. In che modo i suoi studi la stimolano e la aiutano nella scrittura?

Innanzitutto, dalla scienza ho preso il metodo che uso quando scrivo: fare molti schemi, applicare una certa disciplina nella scrittura, quindi scrivere tutti i giorni e buttare giù un certo numero di pagine al giorno. Ci sono poi stati casi in cui le mie conoscenze scientifiche sono servite da ispirazione per storie fantastiche; è successo ad esempio con I Regni di Nashira, al centro del cui intreccio c’è proprio un oggetto astronomico, un sistema di nova.

 

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Scrive un genere letterario che richiede una fervida immaginazione, ma anche una certa organizzazione pratica per strutturare al meglio non solo la storia in sé, ma anche quel mondo altro che ospita la narrazione. Con quali sfide ci si confronta nello scrivere fantasy? Qual è la parte più impegnativa?

La parte più difficile è senza dubbio ottenere un certo grado di coerenze interna. Trattando di mondi del tutto inventati, per evitare di perdere la sospensione di incredulità del lettore è necessario non contraddirsi mai, avere sempre ben presenti le leggi del proprio mondo e rispettarle il più possibile, e non sempre è facile, visto che le ambientazioni devono anche essere complesse e affascinanti.

Intervista a Licia Troisi, quando il fantasy supera i confini del genere

Come nasce l'idea de Il fuoco di Acrab?

Tutta la saga del Dominio si avvolge intorno a due tematiche: la mia ossessione per il freddo, e l’amore malato. La prima mi ha ispirata nella creazione del mondo, che potremmo definire una specie di Europa postglaciale alternativa, la seconda è al centro dell’intreccio. Volevo esplorare un amore morboso, volevo vedere cosa succede quando tutta la nostra fiducia e la struttura stessa della nostra personalità viene affidata completamente a una sola persona. Che tipo di rapporto si stabilisce tra noi e quest’ultima? E che succede quando questa fiducia viene improvvisamente meno? Il nucleo centrale di tutto resta il rapporto tra Myra e Acrab, l’interdipendenza che sperimentano, e i tentativi che fanno di svincolarsi l’uno dall’influenza ossessiva dell’altro.

 

Confesso che Acrab mi ha affascinata sin dal primo momento in cui la sua vita ha richiesto un sacrificio enorme. In qualche modo, il suo destino era segnato. Il dubbio che si innesca nei capitoli successivi me l'hanno reso ancor più intrigante. A quale personaggio si sente più vicina? O meglio, vi è un personaggio che la affascinata maggiormente nel momento della scrittura?

Nella Saga del Dominio Acrab è sicuramente il mio preferito. Era da molto tempo che non provavo un piacere così profondo nel raccontare un personaggio, probabilmente l’ultima volta è stata con Aster, nelle Cronache del Mondo Emerso. Di Acrab mi piace il suo essere complesso, difficilmente definibile sotto un’unica categoria; mi affascina il suo senso di solitudine, il suo sentirsi diverso da tutto e tutti, ma anche la sua logica implacabile, il suo essere costantemente combattuto tra il suo cervello, che, un po’ come il mio, non si ferma un attimo, e il suo cuore.

 

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Myra mi attrae e respinge al contempo – credo a causa dell'iniziale grande simpatia per Acrab. Com'è nata questa protagonista indiscutibilmente forte e fragile al tempo stesso?

Avevo voglia di raccontare un personaggio più adulto rispetto alle precedenti saghe; pur condividendo con le mie altre eroine il consueto matrimonio tra forza fisica esteriore e fragilità interiore, all’inizio della storia Myra sa chi è, ha trovato il suo posto nel mondo ed è in un certo qual modo un essere compiuto. Mi sono quindi divertita a smontarla pezzo per pezzo, in modo che fosse costretta a ricostruirsi di nuovo, su basi diverse. Credo che alla fine il suo sia un percorso di liberazione; Myra deve liberarsi, da Acrab, certo, ma anche dal suo continuo desiderio di affidarsi a qualcuno, piuttosto che contare sulle proprie forze.

Intervista a Licia Troisi, quando il fantasy supera i confini del genere

Penso a Myra e ai suoi sentimenti verso Acrab: se non si è certi di ciò che si è, si è vulnerabili. È un pensiero che condivide?

Non lo so…io ho sempre percepito il dubbio come qualcosa di costruttivo, la vera forza propulsiva che ci spinge a realizzarci come persone. E infatti Myra all’inizio sa perfettamente chi è. Il problema è l’aver costruito la propria personalità completamente intorno a un’altra persona. Più che non sapere chi siamo è affidarci in modo esclusivo a qualcuno, facendone il nostro unico centro di senso, che ci rende vulnerabili.

 

Quali sono gli scrittori o i libri che l’hanno ispirata sia come persona sia come scrittrice?

Di sicuro Il nome della rosa, il mio libro preferito, ha avuto una forte influenza su ciò che sono. Rappresenta per me quel modello ideale al quale tendo continuamente, sapendo di non poterlo raggiungere. Poi credo di dovere davvero molto al manga giapponese, al suo modo di raccontare soprattutto i personaggi, e farne il fulcro totale della storia. In questo senso, mi sento molto figlia di Berserk, di Kentaro Miura.

 

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Ha abitudini irrinunciabili che deve seguire prima di scrivere?

In genere, prima di scrivere ho bisogno di una mezzoretta di decompressione; mi siedo alla scrivania, e svuoto la mente navigando sui social. Questa cosa mi permette di mettere uno schermo tra me e il mondo, e di prepararmi a entrare nei miei universi inventati. D’inverno, poi, mi piace molto fare una pausa tè, che mi aiuta anche a riscaldarmi, perché sono una persona molto freddolosa.


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Per la prima foto, copyright: Flavius Les.

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