Intervista a Elasti: mamma, giornalista per D di Repubblica e blogger
Elasti ci ha concesso un'intervista, ecco le sue risposte.
Il 25 settembre 2006 lei scriveva su Nonsolomamma: «Mi infilo nel letto e trovo nell’ordine: un fumetto dell’uomo ragno, il nano dotto dei sette nani a grandezza naturale, una giraffa di gomma masticabile, una gallina di stoffa fatta a pezzi, un trapano giocattolo che fa lo stesso rumore di un trapano vero, una piccola talpa di pelouche a cui il cane gianmaria ha fatto la cacca in testa (sempre di pelouche grazie a dio) e, last but not least, un tappeto di oro saiwa sbriciolati. Poi ti chiedi perché da quando hai dei bambini non fai più sesso…»
Che cosa pensa di quel primo post a distanza di anni?
Penso che me ne ero quasi dimenticata, di quel primo post. Era una versione estesa di un SMS mandato, proprio quella sera del settembre 2006, a un’amica. Era stato scritto senza pensare troppo, apparentemente a caso. Eppure, con il senno di poi, mi rendo conto che lì dentro c’era parecchio di quel che sarebbe stato dopo, dell’impronta che volevo dare a quella creatura ancora informe e ibrida che sarebbe diventato il mio blog. Non credo che oggi potrei scrivere ancora un post così. Ma, lì dentro, mi ci riconosco, un po’ più giovane, un po’ meno consapevole, un po’ più ingenua e impreparata. Ma pur sempre io.
La condizione delle mamme lavoratrici italiane è migliorata o peggiorata dagli inizi di Nonsolomamma? Non prova un po’ di invidia per le colleghe svedesi o norvegesi che possono contare sulla presenza di Stato ed Enti Locali efficienti e collaborativi?
Credo che, nella pratica, complice la crisi economica, la condizione oggettiva delle mamme sia assolutamente uguale, se non peggiore, rispetto a sette anni fa. Ritengo tuttavia che, soggettivamente, in termini di consapevolezza, di attese, di coscienza di sé le mamme oggi siano migliorate: più lucide, meno impaurite, più serene, meno all’inseguimento di un ideale di perfezione inesistente, più solidali. Certo che provo un po’ di invidia per le colleghe svedesi e norvegesi e sono convinta che abbiamo moltissimo da imparare da loro, non solo per il ruolo di madri che hanno, ma anche per il ruolo di donne che si sono conquistate.
Scrivere nel blog le permette forse di conoscersi di più nel suo rapporto verso i figli. Se i suoi figli aprissero un blog e scrivessero della loro mamma, cosa le criticherebbero più spesso? E li attaccherebbe nel suo blog con la sua nota autoironia o ne uscirebbe sconfitta?
Aiuto! Questa è una domanda argutissima e difficilissima. Bisognerebbe girarla a loro. Credo che mi rimprovererebbero la distrazione, la testa tra le nuvole, la mia dipendenza da Internet, il fatto che quando devo lavorare, mi chiudo in una stanza e, se entrano, li caccio via urlando come una strega, in preda allo stress. Mi rimprovererebbero perché ballo e canto e faccio la scema quando loro vorrebbero che io mi confondessi con l’arredamento. E poi non so, probabilmente avrebbero milioni di cose da criticarmi che io neppure immagino. Forse risponderei prendendoli molto in giro, ma mi sa che vincerebbero loro perché sono tre, sono maschi e non sono tanto capaci di perdere.
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Un blog come il nostro non può che essere anche interessato alla forma della scrittura e leggendola da tempo ci siamo accorti che Elastigirl non ama i fronzoli della lingua italiana. La scrittura corre sciolta, senza obbedire di necessità alle costrizioni grammaticali e alle norme da correttori di bozze, dica la verità, fra tanti impegni che le impongono i figli, questa è una bellissima libertà, vero? O ci sbagliamo?
Direi che è abbastanza vero, con alcuni distinguo. Quando ho aperto il blog, volevo che fosse uno spazio di libertà per me, anche nella scrittura. Da qui la scelta di non usare la maiuscole. Ho pensato: «Questa è casa mia. E siccome detesto le maiuscole, non le userò».
Tuttavia sono abbastanza maniacale nella scelta delle parole, nella correttezza grammaticale, nell’evitare i refusi. Sono un’amante appassionata e pignola della nostra lingua e cerco di rispettarla il più possibile. Poi, essendo il blog anche uno spazio terapeutico per me, talvolta indulgo in licenze autoprodotte e forse eccessivamente ardite, ma più per amore di sperimentazione che per rifiuto delle regole.
Gli elasti-libri come sono nati? Qual è stato l’iter editoriale?
Sono nati con un messaggio di posta elettronica. Di Sabine Schultz, ai tempi editor per Tea, gruppo Mauri Spagnol. Mi proponeva un incontro, perché seguiva il blog e le sarebbe piaciuto farne un libro. Mi agitai moltissimo. Fu una botta in testa che mai mi sarei aspettata. Fu divertente, facile, appassionante, come spesso le cose che non osi nemmeno immaginare. Fu un regalo che mi insegnò moltissimo.
Immagini di poter prendere decisioni importanti e definitive a livello legislativo per le mamme lavoratrici italiane. Ha 100 giorni a disposizione. Come impegnerebbe il tempo e con quali obiettivi?
Credo introdurrei almeno tre mesi di paternità obbligatoria per gli uomini nel primo anno di vita del bambino, istituirei la gratuità degli asili nido, investirei nelle scuole e vorrei che ci fossero biblioteche dappertutto, anche e soprattutto nei posti piccoli. Consentirei alle madri un periodo di tre anni di astensione facoltativa dal lavoro, con la garanzia di ritrovare il proprio posto e le proprie mansioni al rientro. Imporrei alle aziende la concessione del part time e del lavoro flessibile e da casa a chiunque lo desidera, uomini e donne. Investirei nell’istruzione dell’infanzia perché i nostri figli devono cambiare il mondo e possono farlo solo se hanno gli strumenti culturali per farlo.
Tornasse indietro all’inizio della prima gravidanza, che cosa non farebbe più Elastigirl? Lo dica alle future mamme, potrebbe essere utile.
Credo che vivrei con maggiore leggerezza il mio rapporto con mio figlio. Vorrei avere meno ansie, meno patemi, meno senso di inadeguatezza. Perché crescere un bambino è molto più facile e felice se lasci in un cassetto le paturnie.
Ringraziamo Elasti.
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