Intervista a Barbara Baraldi. Un’anticipazione di “Striges”
Ciao, Barbara. Domani, 22 gennaio, uscirà il tuo nuovo romanzo, edito da Mondadori. Mi piacerebbe entrare nella tua officina di scrittura, senza naturalmente svelare i tuoi segreti. Quali sono gli obiettivi che ti eri posta in fase di creazione della storia e, poi, di stesura?
Mi ero proposta di mantenere un approccio letterario senza scendere a compromessi con l’aspetto fantastico. Il mio modello è stato lo Stephen King più recente. Il tempo del romanzo è il nostro presente, ma l’Inquisizione non ha mai smesso di esistere ed esercitare un feroce controllo sulla società. Volevo descrivere un personaggio forte, in bilico tra la sua natura più ombrosa e una malinconia apparentemente impossibile da scacciare. Ho scelto di mescolare scene di azione e dialoghi serrati a monologhi interiori, in cui la protagonista scava nei propri desideri più inconfessati e nelle sue paure più profonde.
E il risultato è proprio quello che ti eri prefissa e immaginata?
Sono molto soddisfatta di come è uscito questo romanzo e lo considero il migliore che abbia scritto. Volevo che il lettore si sentisse immerso in una realtà in cui niente è come sembra, descrivere un amore in grado di superare le barriere del tempo.
Un’anticipazione. Striges, il libro che sta per uscire, è per ragazzi o per adulti?
Pur uscendo in una collana young adult, Striges è dichiaratamente anche per adulti. Per le tematiche, credo possa piacere agli amanti del fantastico, ma anche ai lettori abituali di narrativa mainstream perché la struttura è quella del romanzo di formazione. Ci sono prove da affrontare per la protagonista e riflessioni su tematiche a me particolarmente care, come l’importanza della memoria, le conseguenze delle nostre azioni sulla vita degli altri e la lezione che possiamo imparare dalla Storia. Gran parte del percorso di Zoe è diretto verso l’accettazione di sé e della propria diversità. C’è la difficoltà nell’elaborazione di un lutto, unita all’interrogativo: possiamo cambiare il nostro destino? Le streghe del romanzo sono persone come noi, che lottano contro i problemi quotidiani, persino per far quadrare i conti, ma, al tempo stesso, artiste, donne sagge in contatto con il potere primordiale della natura. Sono partita dalle leggende e dai racconti popolari che mi narrava mia nonna da bambina e ho trasfigurato entrambi mescolando la tradizione magica italiana alla mitologia celtica e alla religione antica. Le luci e le ombre si rincorrono e agli elementi fantasy si intreccia una trama dai risvolti thriller, in cui amore e morte sono legati da un filo indissolubile.
Quanto lavori alla scrittura durante il giorno? E come procedi?
Scrivo tutti i giorni. Penso che, come la tua migliore amica o la tua amante, la scrittura abbia bisogno di attenzioni giornaliere, magari solo una carezza o il tempo di un saluto. Detto questo, ho scritto anche il giorno di Natale, sebbene per poche ore. Non ho un tempo fisso da dedicare alla scrittura, bensì tutto il tempo possibile. Certi giorni, scrivo mattina e pomeriggio, con pause di mezz’ora di tanto in tanto: altre volte, scrivo mezza giornata e poi torno a scrivere dopo cena. A molti piace immaginare lo scrittore come una creatura del crepuscolo che compone durante la notte. Di solito in quelle ore, io preferisco leggere o guardare film per nutrire la mia immaginazione.
Se non ho capito male, scrivere questo libro ha coinciso, in parte, con il tempo del terremoto. È cambiato qualcosa anche in questo?
I tempi di consegna del nuovo romanzo hanno coinciso proprio con il terremoto. Ho finito il romanzo tra l’auto e la tenda e devo dire che mi ha aiutato molto. Riuscivo a fuggire da tutto quel dolore, dalla paura. Scrivere mi portava lontana. Ricordo, in particolare, la prima notte fuori casa, senza ancora una sistemazione. Ci eravamo accampati in auto e le scosse erano continue. Con la pioggia che batteva sul parabrezza, ho scritto fino alle prime luci di un’alba livida.
Spero di essere riuscita a canalizzare tutte le emozioni forti di quei giorni nelle mie parole. Ma ora più che mai posso dirlo: la scrittura può salvarti, prenderti e portarti via.
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