Incontri con la cultura dell’Est e con Maria Stefanache
Esiste una città in Romania dove le foglie sugli alberi o morte alle sue radici, il tiglio nel grande parco, le acque inquiete nel laghetto, raccontano storie, versi, nostalgie, amori passati, un bacio rubato, una lacrima asciugata in fretta, di nascosto.
Esiste una città in Romania dove il gesto stesso di nascervi è già contrassegnato da una linfa diversa, nutrita dagli avi che in quel borgo hanno lasciato ai posteri i pensieri più puri, più intensi, più autentici. Negruzzi, Kogalniceanu, Creanga, Sadoveanu, Toparceanu, Alecsandri, sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno visto la luce in questa città o nei suoi pressi.
Esiste una città in Romania, in cui la cultura, da sempre, è sbocciata con continuità e in modo rilevante. E non parlo della capitale, benché, per definizione, ospiti tanti nuclei culturali. Parlo di una città nordica, a nord-est, dove spesso tanti giovani romeni chiedono di essere adottati in quanto studenti. Parlo di Iasi.
Ed è in questa città, dove l’accento moldovenesc (la cadenza con la quale gli abitanti si esprimono e quindi i regionalismi contenuti nel linguaggio, tipico dei vecchi quattro principati romeni) è molto marcato, caratteristico e quasi fonte d’orgoglio, che, in tempi recenti, è nata Maria Stefanache, figura di spicco e importante rappresentante della cultura romena nella penisola italica. E, leggendo la sua biografia, è facile immaginare la sua infanzia alquanto simile a quella di Creanga, il genio della narrativa per bambini che il ventre romeno ha donato al suo popolo. Sette figli contava la famiglia di Maria e viveva poco distante dalla città di Iasi, attorniata dalla natura, quella madre che, forse, per egoismo ci ha partoriti tutti.
Poteva Maria sfuggire al fascino ancestrale che avvolge quelle terre e non dedicare la sua vita all’arte? Certi canti non possono essere ignorati se ti senti un tutt’uno con la tua terra. E nemmeno Maria Stefanache ha saputo resistere. Ha sposato il teatro, la regia. Un matrimonio durato decenni e tanti figli d’arte, i numerosi spettacoli messi in scena. Il primo, a Satu Mare, per poi, due anni più tardi, prendere le redini del neonato Teatro Municipale di Suceava, città del Nord della Romania, dove resta fino alla sua partenza per l’Italia. A Roma ricomincia ex novo la sua carriera. Mentre a Milano, pochi anni più tardi, diventa direttore artistico del Centro Produzioni Teatrali, tutt’ora una forte realtà che dedica spazio anche a eventi culturali firmati Romania.
Incontro con la cultura dell’Est è il nome del prossimo appuntamento organizzato dal Centro Produzioni Teatrali e si svilupperà in due giornate: il 27 novembre e il 4 dicembre.
Tanti gli eventi in programma e le arti contemplate: fotografia, poesia, narrativa, film. Non mancherà un momento di dialogo tra milanesi e nuovi milanesi. Al centro, però, di questo firmamento, l’ultimo lavoro di Maria Stefanache: Memoria passata del personaggio (Uroboros Editore). Ma anche La parola alla regia (Edizioni dell’Arco), la nuova edizione dell’autobiografia di Maria, scritta assieme a Violeta Popescu, del Centro Culturale Italo-Romeno di Milano, e nella quale Stefanache mette a nudo il suo percorso spinoso ma entusiasmante tra le strette vie del teatro romeno e italiano.
Maria Stefanache vive e lavora a Milano, nata in Romania nel 1962, di origine greca (cretese), è diplomata in regia teatrale. Studia regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, docente alla cattedra di regia Andrea Camilleri dal ’92-94. Al “Piccolo Teatro” di Milano per 3 anni è assistente alle ultime regie teatrali messe in scena da Giorgio Strehler, dal ’95 al 1997. Fonda a Milano la “Scuola Europea di Teatro, scuola di Regia” attiva sul territorio Lombardo dal ’95 al 2003.
Dal 1993 ad oggi ha messo in scena spettacoli teatrali tratti dai testi di: Shakespeare, Cechov, Esopo, Euripide, Sofocle, Aristofane, Molière, Seneca e Goldoni. Nell'ottobre 2003 fonda a Milano il “Centro Produzioni Teatrali e documentari video". Dal 2004 inizia il progetto di diffusione in Europa del suo nuovo metodo teatrale: "Memoria passata del personaggio" che aiuta i registri nel lavoro con gli attori sulla costruzione del personaggio.
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