“In fuga dal Senato”: la classe politica raccontata da Franca Rame
In fuga dal Senato non è solo il titolo di uno scritto di Franca Rame. È anche l'amaro resoconto della sua parentesi politica. È il 15 gennaio 2008 quando la Rame presenta le sue dimissioni da Palazzo Madama, dopo diciannove mesi di impegno nelle file dell'Idv. Appartenere alla classe politica, per una donna colta e intelligente come la Rame, significava mettersi a totale servizio degli elettori, portandone la voce in Parlamento e cercando soluzioni concrete alle criticità della nazione.
Ora quel libro Dario Fo, marito della Rame dal 1954 fino alla morte dell'attrice, l'ha portato a teatro, il 12 novembre scorso al Puccini di Firenze. È lo stesso Fo a raccontare dei sentimenti di rabbia della moglie nei confronti della classe politica italiana («Le sembrava impossibile che si potesse far politica disinformando, nascondendo la verità sotto cumuli di fandonie scandalistiche»), dopo la sua entrata in aula con «l'ingenua e ferma pretesa di fare del bene e di essere utile» (Furio Colombo). Una Franca Rame umiliata pubblicamente non una, bensì due volte, la seconda quando a Roma lo spettacolo di Fo è stato rifiutato dall'Auditorium di via della Conciliazione. Ed è di nuovo Fo a fornire un'ipotesi a questa censura, in un'intervista rilasciata a «La Repubblica»: «In questo momento storico per la Chiesa contraddistinto da un senso di libertà, di equilibrio, di concessione alla discussione persino sulla diversità, grazie a Papa Francesco, una decisione di tale portata è incomprensibile e ipocrita. Forse è un segnale contro il radicale rinnovamento bergogliano».
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Qualunque sia la verità, è impossibile non concordare con quanto affermato dal sopracitato Colombo, ovvero che In fuga dal Senato costituisce una testimonianza storica di grande importanza circa la partecipazione politica e sociale della Rame, iniziata già alla fine degli anni Sessanta e portata avanti anche dopo la terribile esperienza del rapimento e delle sevizie subite nel 1973 da un gruppo di militanti di estrema destra, una vicenda che, otto anni dopo, costituì l'ispirazione per Lo stupro.
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