“Il Vademecum del traduttore”: intervista ad Andrea Di Gregorio
Quanti capolavori della letteratura non avremmo potuto conoscere, apprezzare e amare se non ci fossero stati i traduttori? Da Fernanda Pivano che tradusse Hemingway e Fitzgerald a Giorgio Amitrano che ha tradotto Banana Yoshimoto, da Jasmina Melaouah che ci ha fatto conoscere il Signor Malaussène di Pennac a Ilide Carmignani che ci ha “consegnato” i capolavori della letteratura ispanico-americana come Luis Sepulveda, Gabriel Garcìa Màrquez, Arturo Pérez-Reverte. La Società Dante Alighieri ha pubblicato un volume dal titolo Il Vademecum del traduttore – idee e strumenti per una nuova figura di traduttore: l’autore è Andrea Di Gregorio – scrittore, autore, docente e traduttore di numerosi autori, tra cui il giallista greco Petros Markaris (pubblicato in Italia da Bompiani), Jamaica Kincaid (Adelphi), Alan Watts (Feltrinelli) – che ci svela i segreti di questo mestiere affascinante.
Perché un libro per i traduttori, anzi un vademecum nello specifico?
Sembra strano, ma in Italia non ci sono manuali di questo genere per il mestiere di traduttore, sia tecnico che letterario. A volte, quelli disponibili sono troppo teorici, ma poco utilizzabili. Io ho cercato di mettere insieme teoria e pratica, strumenti concreti che arrivano da 25 anni di esperienza e supporto teorico, necessario per affrontare al meglio questo lavoro. Ho cercato di restare a metà strada tra la semplicità e l’accessibilità e la necessaria autorevolezza di un manuale tecnico per risolvere i problemi che s’incontrano strada facendo.
Quali sono le principali difficoltà per un traduttore?
Ho cercato di offrire un aiuto concreto fornendo una messe di esempi pratici, tratti da casi molto noti e così di più facile comprensione. La prima difficoltà per il traduttore è comprendere che non deve ricalcare fedelmente il testo originale, ma inserirlo nel contesto linguistico, sociale, mentale, quasi mi viene da aggiungere. Bisogna comprendere le necessità espressive che in quel momento vengono fuori e a cui il lettore ha diritto. La traduzione è un lavoro complesso che deve tener conto della consecutio temporum, del registro linguistico, deve ricondursi al mondo di valori che vuole trasmettere. È una cerniera tra due culture. Deve essere fedele, accessibile, esatta, comprensibile. Senza, però, per questo necessariamente sovrapporsi allo scrittore, senza tradire il suo spirito originale. In genere, si dice che gli scrittori che sono anche traduttori hanno il difetto di interpretare eccessivamente il testo, di “allargarsi”, e questo ovviamente non deve mai accadere.
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È giusto che un traduttore conosca l’autore che sta traducendo?
Può essere utile, certo, ma non è indispensabile. Anzi, ci sono scrittori che non hanno un buon rapporto con i loro traduttori. Il problema è che, spesso, si verifica che chi commissiona la traduzione – lo staff della casa editrice, l’autore in persona o un imprenditore che ha bisogno della sua traduzione per la propria attività – non ha le competenze e le conoscenze effettive per comprendere il valore del lavoro svolto dalla traduzione. Io personalmente conosco Markaris, siamo amici, e questo in qualche caso mi ha aiutato.
Una storia a parte la meritano i titoli che spesso sono davvero fantasiosi…
I titoli rappresentano un capitolo a parte. Io come traduttore posso suggerire un’ipotesi di titolo, ma poi sono la casa editrice e la redazione a proporre il titolo per strategie di marketing. Ad esempio, Catcher in the Rye di Salinger se tradotto letteralmente è Il cacciatore o prenditore nella segale, un titolo assolutamente incomprensibile per noi in Italia perché fa riferimento al gioco del baseball e ad altre cose. Per questo è stato tradotto con Il giovane Holden, ben più chiaro al lettore. Ma qui non entra in ballo la traduzione in sé.
Quanto è difficile oggi fare il traduttore?
Abbastanza difficile, perché come spesso succede, si tende ad improvvisare. La traduzione fatta da un professionista è un lavoro serio e solo l’esperienza, il confronto, lo studio possono aiutare a fare bene questo mestiere. Se viene fatta con approssimazione, i rischi che si corrono sono tanti, sia nella traduzione letteraria, sia in quella tecnico-scientifica: pensate a un prodotto cosmetico, ad esempio. Quante difficoltà si possono incontrare con le strategie di marketing se i materiali non vengono tradotti adeguatamente? Per questo anche nella prossima edizione del Festival Libriamo di Vicenza ci sarà uno spazio dedicato proprio alla traduzione e alle sue caratteristiche.
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