“Il treno per Tallinn”, un giallo nordico dal sapore italiano
Il treno per Tallinn è un romanzo che cela un mistero nel mistero. Pubblicato da Mondadori e uscito il 31 maggio in libreria, il testo reca la firma di Arno Saar, lo pseudonimo di un famoso scrittore italiano. Chi sia, però, ancora nessuno lo sa, e sembra strana, a un primo impatto, la presenza e l'impronta di una mano di casa nostra in questo libro dal carattere prettamente nordico.
Il mese scorso, in un'intervista, il misterioso scrittore ha svelato qualcosa di sé e del romanzo. Sappiamo che egli trascorre molto tempo in Estonia per lavoro, Paese dove è ambientata la storia, e ama il mix di culture che in essa si fondono. Ammira il paesaggio e la meravigliosa città di Tallinn poiché, nonostante i disastri e la miseria provocati dall'occupazione russa durante la seconda guerra mondiale, ha conservato il suo antico fascino. La sua passione per i polizieschi e il genere noir lo hanno spinto a scrivere questo romanzo, legato all'affondamento del traghetto Estoniaverificatosi il 28 settembre del 1994.
Leggendo il testo, infatti, si capisce che egli si ècalato totalmente nella realtà e nell'ambiente in cui si svolge, equesto è uno dei punti a favore della storia.
Sfogliando pagina dopo pagina sentiamo l'atmosfera di Tallinn che esce dal libro, ci prende per mano e ci trasporta vicino al commissario Kurismaa, o sul treno per Narva, tra le pianure estoni innevate, nei caffè e locali di periferia, fin sulla pista da sci di Pirita. Ecco perché il nostro autore non poteva che scegliere uno pseudonimo dalla sonorità tipicadella zona; come egli spiega, infatti: «[...]io mi sento davvero Arno Saar, specie adesso che le inchieste del commissario Kurismaa stanno per essere pubblicate anche in Estonia. Perché ho scelto proprio quel nome? Semplice: l’ho rubato a un amico».
Kurismaa e i molteplici sospetti
La vicenda narrata ruota attorno a pochi personaggi, e già dalle prime righe l'autore ci fornisce gli strumenti per distinguere quelli che sono fondamentali, da quelli che transitano nella storia solo per chiarire alcuni punti e ricomporre il quadro d'insieme, man mano che si prosegue nella lettura.
Il protagonista, e commissario, Marko Kurismaa, sta indagando su un apparente caso di suicidio nel treno che da San Pietroburgo è rientrato nella città di Tallinn (dove egli vive e lavora). Uomo deciso e scrupoloso, stacanovista nel lavoro e innamorato della collega Kristina, ispettore della sezione crimini domestici, capisce subito che c'è qualcosa di strano nella morte di Igor Semenov. Questi, infatti, affarista e proprietario di una ditta di import-export, risulta essere stato avvelenato con della cicuta sciolta in una bottiglia di vodka.
Comincia, allora, la lunga indagine sui primi sospetti che sedevano nelle vicinanze della vittima, tra cui: Hillar Sirp, buttafuori in un locale, e Nikolaj Podgornyj, venditore di video pornografici. Tra i passeggeri, però, c'è anche un ex poliziotto in pensione, Paul Veiman, amico di Kurismaa, col quale questi s'incontrerà per capire come la vittima possa essere stata uccisa. I sospettati daranno del filo da torcere al commissario, il quale scoprirà che tutti hanno avuto a che fare, per diversi motivi, con Semenov. La moglie della vittima sarà inserita anch'essa nella lista, sebbene appaia come una giovane donna decisa e sicura di ciò che pensa, e che non ha certo peli sulla lingua. Il suo passato e il comportamento che terrà durante le indagini, riusciranno, ma solo per poco, a mettere in imbarazzo l'integerrimo Kurismaa, che però saprà farsi dire da lei ciò che gli serve per chiarire alcune questioni legate al marito.
La storia prosegue, poi, alternando momenti più concitati legati al caso e situazioni più piacevoli e rilassanti che descrivono la vita privata di Kurismaa e la relazione, ancora segreta, con la collega Kristina.
Una svolta nel romanzo si avrà quando la notizia della morte accidentale di un certo Sergei Bivlov, che Kurismaa conosceva, sarà vista da lui in maniera sospetta, e destinata a incrociarsi con la morte di Semenov.
Nella conduzione delle indagini Kurismaa, oltre ad essere consigliato dal commissario capo Kalio Kuslap, farà affidamento su un validissimo ed efficiente ispettore, il giovane Kaspar Mand, che gli fornirà informazioni e supporti tecnologici per la soluzione di alcuni quesiti.
L'elemento chiave della storia ruota attorno a una cartellina viola che funge da comune denominatore alla morte delle due vittime. Kurismaa scoprirà i legami tra Semenov e Bivlov, purtroppo legati a un tragico fatto di cronaca, realmente accaduto, e che coinvolse il popolo estone, quello russo e persino quello svedese.
La soluzione finale spiazzerà Kurismaa e il lettore, sia per l'intricata vicenda che verrà svelata, sia per lo stratagemma con cui il commissario farà valere la legge e la giustizia.
Gli elementi del successo: paesaggi, fiction e suspense
Il genere giallo, noir o poliziesco, è sempre stato particolare rispetto agli altri, poiché, in qualche modo, porta con sé un'aura di mistero, di oscurità e paura che non può piacere a tutti. Oggi, però, non è certo sottovalutato, né tantomeno relegato tra una nicchia esigua di persone; sia per i celebri scrittori che da sempre portano avanti questo settore della narrativa, sia per l'influenza che film e serie tv esercitano sul pubblico di lettori.
Possiamo senz'altro affermare che un genere di questo tipo o piace o non piace, senza vie di mezzo, ma da assidua lettrice ho imparato che non bisogna giudicare frettolosamente un romanzo solo dal titolo, dalla copertina o, appunto, dal tipo di storia.
Nel nostro caso, Il treno per Tallinn è un libro avvincente da subito, se non altro perché il presunto delitto è lì che ci attende alla fine del primo capitolo. Certe volte, però, questo non basta e Arno Saar lo sa bene, quindi ci fa entrare nel vivo del racconto immediatamente, presentandoci il commissario Kurismaa.
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La maestrìa dell'autore sta, infatti, nel modo in cui riesce a coinvolgere il lettore. Egli non si dilunga troppo in descrizioni che poco avrebbero a che fare con l'obiettivo del racconto, ma ci porta a conoscere i personaggi tramite le azioni che essi svolgono, i loro pensieri e dialoghi.
La narrazione ne trae giovamento perché, invece di essere noiosa, pesante e lenta, acquista un ritmo scorrevole dato proprio dalle battute che i protagonisti si scambiano. È come se il romanzo avesse preso in prestito il linguaggio della fiction, tanto sono veloci e immediati i dialoghi che leggiamo. Questo è un grande vantaggio per un racconto giallo, poiché non permette al lettore di adagiarsi sulle pagine, di distrarsi, ma di rimanere sempre in guardia, in un'atmosfera di suspense che, abilmente distribuita tra le righe, ci conduce fino alla fine della storia.
Esiste, dunque, un ritmo interno al romanzo, che poi diventa nostro, scandito da un'adeguata alternanza tra battute incalzanti, armonia nei dialoghi e inquadrature a tutto campo che, come al cinema, ci mostrano suggestivamente le scene che fanno da sfondo alla storia.
Per quanto riguarda questo punto, il romanzo che si svolge in Estonia ha davvero il sapore di questa terra. Tra un'indagine e l'altra, un giorno e quello seguente, infatti, seguiamo Kurismaa mentre cammina a piedi per la periferia di Tallinn, oppure mentre si reca all'impianto sportivo di Pirita. Il tutto sempre sotto la neve, che ricopre le immense distese circostanti, dove i lampioni non riescono a fare così tanta luce quanto il bagliore della soffice spuma bianca.
Il paesaggio estone e russo ci viene incontro proprio come i cittadini di queste zone, che fanno la spola negli autobus che viaggiano ogni giorno dall'Estonia verso la Russia e viceversa. La descrizione che Arno Saar fa di questa particolare situazione è simbolica e piena di tenerezza perché si parla di: «[...] Matrone russe col berretto di lana calato sugli occhi, le gonne lunghe fino alle caviglie e, dalle caviglie in giù, i piedi infilati in scarponi militari troppo grandi, riempiti di calze di lana: un paio, sopra l’altro, sopra l’altro. Due sporte ciascuna, cariche di ciò che di là dalla frontiera non si trovava ancora o non si trovava più, a meno di volersi spingere fino a San Pietroburgo».
Un clima veramente freddo, scene gelide che, però, nascondono tutto il loro calore nei cuori della gente o nelle semplici pietanze (zuppa di patate e cavoli bollente) consumate al riparo dal “generale inverno”.
La prima indagine del commissario Kurismaa di Arno Saar è già un successo, e chissà che leggendo le prossime non riusciremo a scoprire chi si nasconde dietro questo strano pseudonimo!
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