“Il tremore del falso” come spia di verità, di Sebastiano Cenere
Quali dinamiche sotterranee possono celarsi durante un’interpretazione teatrale, quali realtà nascoste possono aprire un varco attraverso la rappresentazione scenica? Quale sentimento può essere occultato dietro a Il tremore del falso di labbra che pronunciano battute prestabilite, ma, per altre vie, rivelatrici di una più profonda verità?
Sotto lo pseudonimo di Sebastiano Cenere, un gruppo di scrittori, sceneggiatori e documentalisti riporta alla luce con tonalità delicate e sensibili una vicenda del passato a lungo mormorata, anche se mai ufficialmente confermata. Avvalendosi di alcune verità storiche, l’autore (lo menzioneremo al singolare) ricama con la sua fantasia una storia affascinante e fine, traendo ispirazione e romanzando la biografia delle attrici Irma ed Emma Gramatica, due sorelle vissute a cavallo fra Ottocento e Novecento, il cui destino ha ordito assieme legame familiare e professionale. Attraverso l’impiego sapiente di un tipo di scrittura scorrevole, ma mai superficiale, incisivo, ma mai forzato, impariamo a conoscere le Gramatica: Irma, dal carattere a tratti burbero, solitario, innatamente talentuosa (con quel “di più” rispetto alla sorella) ed Emma, ambiziosa, espansiva, eccentrica, desiderosa di riconoscimento, sempre in competizione, tinteggiata da Sebastiano Cenere con impulsi di invidia e gelosia.
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L’incipit è accattivante, in quanto ci dà immediatamente un assaggio di ciò che sarà la parte finale del romanzo, con un’abile anticipazione di una lettera (scritta dopo l’immediata cacciata dei nazisti da Firenze). Ci mancano le coordinate, e dunque non capiamo molto della missiva, ma intuiamo fra le righe qualcosa di sostanziale che ci verrà svelato gradualmente nel corso della lettura, mantenendoci desti osservatori. Questo risulta essere un ottimo espediente per incuriosire il lettore, che si trova, nelle pagine successive de Il tremore del falso (IoScrittore), catapultato improvvisamente indietro nel tempo, nel 1920. Ecco che incontriamo Caterina, giovane merciaia orfana, dolce e decisa al tempo stesso, reticente e riservata, ma anche attiva e faccendina. Ci affezioniamo immediatamente a questo docile personaggio dal passato doloroso e dal presente complicato, la cui storia si allaccia per caso a quella delle sorelle Gramatica. Per volere di Emma, decisa ad aiutare la giovane a scampare dai soprusi sofferti, Caterina si ritrova a essere immersa nel mondo altisonante del teatro in qualità di assistente personale di Irma, i cui impegni e occupazioni le rendono necessaria un’aiutante a cui delegare varie mansioni. La prontezza, precisione e capacità organizzativa della giovane fanno di lei una pedina fondamentale nel contesto del teatro e non solo. La sua gentilezza, freschezza e semplicità plasmano la severa e chiusa Irma, che diventa, grazie alla sua presenza, gioiosa e spensierata.
La vita delle due sorelle si trasforma, dal momento dell’arrivo di Caterina. Irma comincia a fare sue priorità che non stanno per forza nella cornice teatrale, mentre Emma sperimenta sensazioni di crescente estraneità rispetto alla sorella, man a mano che questa acquista complicità con Caterina. Bello il modo in cui viene presentato il rapporto fra le sorelle, teso sempre fra affetto e fastidio, fra amore e rivalità, fra ammirazione e incomprensione, dipinto in un quadro storico che arriva a immortalare rapidamente gli orrori della seconda guerra mondiale nel suo declino.
Sebastiano Cenere traccia dunque una serie di allontanamenti e riavvicinamenti, fastidi e gelosie che ci conducono all’apice del romanzo, nell’ultimo atto teatrale dell’opera Passeggiata col diavolo, una sottile vendetta elaborata e ricamata da Emma. La Gramatica mette in scena, attraverso personaggi inventati, null’altro che la vita delle tre donne, per arrivare, sotto la finzione scenica, ad attaccare direttamente la sorella nel suo legame con Caterina. Un legame mai definito, ma resistente; a tratti evanescente, ma estremamente solido e tenace; implicito, ma certo. Un legame che permette a Irma e Caterina di essere felici, nel godimento della semplice presenza dell’altra. Un amore proibito, che si regge tra consapevolezza e inconsapevolezza, onestà e nascondimento, sincerità e giustificazione. Un amore a tratti materno, a tratti paritario, ma comunque impossibile da confessare per Irma, e la cui intensità non sarà digerita a cuor leggero da Emma. Una relazione destinata alla separazione. Non finisce tutto qui, però… Al lettore il piacere di scoprire il finale di questo romanzo, gustandosi la storia di un amore che ci viene mostrato nel suo sviluppo con la pazienza e la prudenza che solo uno scrittore di qualità ha.
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Non ci sono colpi di scena drammatici, né escamotage atti a tenere il lettore sulle spine. Emerge invece chiaramente una padronanza pulita dell’abilità di scrittura, che si dirama con calore attraverso le vicende presentateci da Sebastiano Cenere, senza mai sfociare nel superficiale, ma mantenendo, allo stesso tempo, una misura degna e corretta, che ci fa apprezzare con naturalezza e senza forzature ogni sfumatura della storia. Il tremore del falso è un romanzo ponderato, significativo, raffinato ed equilibrato, che mette in evidenza un amore lontano da ostentazioni eppur negato, che ci porta a conoscere dinamiche familiari e professionali di due importanti e interessanti attrici italiane, esplorando i più spontanei e incontrollabili caratteri e sentimenti umani.
Ecco che la verità trova le sue vie per manifestarsi, a prescindere dalle circostanze, anche attraverso un lieve tremore incontenibile in scena, quando la finzione non riesce a tradursi in falsità: il teatro, a volte, può essere dunque il riflesso della vita.
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