“Il sorriso di don Giovanni” di Ermanno Rea
Il mondo si divide tra chi ama i libri e chi li odia. E lo si può ancora ripartire tra chi fa dell'amore per la lettura un baluardo della propria vita e chi di fronte all'apatia dei non-lettori resta del tutto indifferente. In quella nicchia di mondo appassionata in maniera viscerale dei libri, c'è chi ha inteso fare della lettura una sorta di crociata e divenire conquistatore dei cuori inconsapevoli, di coloro cioè che sono ignari della bellezza della parola scritta, per renderli a loro volta messaggeri di luce. Adele, l'audace protagonista dell'ultimo libro di Ermanno Rea, Il sorriso di don Giovanni, edito da Feltrinelli, è uno di questi crociati.
Adele, una colta letterata cinquantenne, narra la propria biografia per spiegare la sua profonda e intensa passione per i libri. Il contesto del suo racconto è la Campania degli anni '70 e '80, che ci mostra uno stralcio dell'Italia del Sud e della presa di coscienza politica dei giovani di quell'epoca. E in quel periodo cresce e si forma la personalità della protagonista, una giovane studentessa ubriaca di lettura. I romanzi sono la sua essenza, una sua componente quasi fisica. Lei vive e cerca contestualmente in essi un confronto, una ragion d'essere, una conferma o un dubbio. I libri per Adele non sono oggetti, ma creature piene di vita che non cessano la loro funzione con la lettura, perché per lei le parole che essi contengono si depositano nell'animo del lettore, agendo nella profondità della sua coscienza. Per questo motivo, i libri possono elevare il mondo. Adele ci crede, ne è fermamente convinta. I libri possono cambiare le idee di nazioni, possono far cadere governi, alimentare le rivoluzioni, possono dare corpo ai sentimenti, possono innalzarci e rendere tutta l'umanità migliore.
Adele è una donna carica di passione, che vive infiammando con le sue idee chi la circonda. È bella, ardente, febbricitante di adorazione per la letteratura, tanto da allontanare dalla propria vita il suo primo vero amore, Fausto. Il ragazzo che ha condiviso con lei l'interesse per i libri ma non al punto da perdersi completamente in essi. Lei passionale, lui algido. Lei con l'idea utopistica di cambiare il mondo attraverso la diffusione della lettura, lui ostinato a mantenere una visione razionale delle possibilità umane. Lei spinta dall'ardore dei propri progetti, lui rinunciatario e triste. Adele quindi decide, soggiogata dal dubbio sui propri sentimenti, di proseguire da sola la sua strada e di coltivare libera il suo sogno, dedicandosi anima e corpo alla vita letteraria, alla ricerca, allo studio, alla diffusione del sapere, concedendosi totalmente ai libri.
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È una lunga e appassionata dedica d'amore alla letteratura il romanzo di Ermanno Rea. Egli descrive molto bene l'esaltazione, l'innamoramento che si prova verso un autore e i suoi personaggi, il delirio che si vive quando si fluttua senza più coscienza tra le pagine di una storia. Lo scrittore ci mette inoltre di fronte al dilemma su quanto possa essere sostenibile l'ideale di Adele: la letteratura è veramente in grado di illuminare le coscienze? O è piuttosto vero quanto afferma Fausto, quando dichiara che una mente priva di scrupoli umani è in ogni caso in grado di apprezzare e amare i libri, senza tuttavia rimanerne condizionata?
Il sorriso di don Giovanni è un buon libro, scorrevole e gradevole, con una scrittura raffinata e avvincente. Chi è amante della lettura non può che identificarsi con Adele, perché recepisce immediatamente le sensazioni che lei prova quando “vive” un libro, quando addirittura “sente” il personaggio di una storia, quasi come fosse una persona reale, viva, presente, per la quale nutre autentici sentimenti di antipatia, partecipazione, pena o amore. Il sorriso di don Giovanni traduce le sensazioni della lettura in parole. È una vera e propria azione di conquista verso “coloro che odiano i libri” quella portata avanti da Ermanno Rea.
Solo il capitolo finale del suo libro ha vagamente deluso: è sembrato insipido, come se la fantasia dell'autore si fosse improvvisamente esaurita o come se lui avesse voluto puntare l'attenzione su riflessioni che trascendono la storia della sua protagonista.
Il racconto della vita di Adele si chiude quando lei ha pressappoco trent'anni, dopodiché l'io narrante torna bruscamente ai giorni nostri. Ma come è possibile, ci si potrebbe chiedere, che una protagonista così piena di vita intellettuale, bella, sensuale, formidabilmente intelligente, non abbia vissuto più niente di interessante per un quarto di secolo? Non solo: il capitolo di chiusura lascia un senso d'insoddisfazione. La vita di Fausto, ad esempio, è stata liquidata nel finale in poche e secche parole; una scelta che stride con il resto della narrazione che vuole il primo e vero amore di Adele un personaggio chiave della sua storia.
Queste sensazioni, tuttavia, vengono presto mitigate nel finale, pennellato da un tocco di poesia che annulla ogni sentimento negativo. Infatti, Ermanno Rea chiude il cerchio della vita di Adele con una combinazione tra sogno e realtà che tutti gli appassionati di letteratura vorrebbero vivere. Se Il sorriso di don Giovanni riuscirà a invadere il cuore anche di un solo renitente alla lettura, allora Adele, alias Ermanno Rea, avrà vinto la sua battaglia.
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