Il senso della vita raccontato da Edith Pearlman in “Intima apparenza”
Esce in prima edizione a luglio 2017 con Bompiani Intima apparenza di Edith Pearlman, nella versione tradotta in italiano da Stella Sacchini dall'inglese americano. Il titolo originale del libro, Honeydew, è legato a uno dei racconti, Melata appunto. Questa secrezione zuccherina lasciata dagli insetti sui vegetali e raccolta dalle api le quali, a loro volta, la depositeranno nel loro alveare e diventerà parte del loro miele, “catturato” anche da altri esseri, tra cui gli umani. L'essenza di questa dolcezza che viene presa, trasportata, trasformata, lasciata... zuccheri che nel libro della Pearlman diventano sentimenti, soprattutto amore e dolore.
Un libro struggente, Intima apparenza, che mostra al lettore la disarmante sofferenza quotidiana, che lacera e tormenta nei gesti ordinari e abitudinari della vita, i desideri che rimangono nascosti, gli amori celati, le passioni proibite, i dolori profondi... «chiunque fossero, erano stati spediti all'altro mondo e avevano abbandonato il futuro. Avevano voltato le schiene morte ai sopravvissuti condannati a piangerli fino alla fine dei loro giorni».
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Ventidue racconti, alcuni brevi altri di più ampio respiro ma tutti, indistintamente, profondi e intensi. Storie che il lettore legge come rapito dall'abilità narrativa dell'autrice, magistralmente preservata dalla traduttrice, dal registro linguistico che sembra formarsi attorno ai vari personaggi e originarsi direttamente dal loro parlare. Tante storie che raccontano tanti argomenti. Narrazioni del vivere quotidiano ambientate in una camera, una casa, un ospedale, un bosco o una via... fin da subito e ogni volta l'ambientazione sembra essere determinante per il racconto ma poi il lettore scopre che ad esserlo, in realtà, sono le persone e i loro sentimenti indissolubilmente legati a doppio filo non solo con l'ambiente che li circonda ma proprio con la Natura da cui tutto si origina.
La natura, il tempo, i sentimenti... componenti essenziali dell'essere e della stessa vita. Esistenze intere votate a risparmiare tutto per poi scoprire che è meglio «spenderlo il tempo piuttosto che risparmiarlo». Abbandonare l'ottica della sola apparenza e concentrarsi verso obiettivi e concetti meno effimeri seppur egualmente evanescenti. «Ciò che contava davvero per Bonnie era come ci si comporta finché la morte ti permette di vivere e come affrontare la morte quando la vita ti lascia».
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La perdita prematura di un congiunto, la malattia, la sofferenza, la devianza, i disturbi mentali e quelli fisici, la paura, l'adulterio, i disordini alimentari, i compromessi... argomenti forti trattati dalla Pearlman con grande profondità e sensibilità, raccontati al lettore attraverso i pensieri, le azioni e le parole dei protagonisti delle intense storie partorite dalla sua fervida immaginazione che molto, moltissimo sembra aver attinto e imparato dalla vita quotidiana, dall'apparente ordinaria vita che uomini e donne, adulti e bambini vivono ogni giorno. La normalità, dietro cui spesso si nascondono un grande mistero, un segreto, un vizio o una virtù. Proprio dall'osservazione dei comportamenti umani sembrano aver avuto origine le storie narrate da Edith Pearlman in Intima apparenza, filtrate dalla sua immaginazione ed elaborate dalla stessa autrice in base a quello che effettivamente si era prefissa raggiungesse e colpisse i suoi lettori.
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Storie che, come frecce scagliate dall'arco di un abile arciere, raggiungono il centro dei pensieri di chi legge le parole e, al contempo, riflette sul loro significato. Un libro, Intima apparenza di Edith Pearlman, di un realismo talmente vero da apparire crudele.
Per la prima foto, copyright: Toa Heftiba.
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