"Il selvaggio", la grande epopea di Guillermo Arriaga
È uscito da pochi giorni Il selvaggio (Bompiani, 2018 – traduzione di Bruno Arpaia), il nuovo romanzo di Guillermo Arriaga, sceneggiatore, regista e scrittore messicano, noto anche in Italia soprattutto per la sua produzione cinematografica, a partire dalla collaborazione col regista Alejandro González Iňárritu per la Trilogia della Morte (Amores perros, 21 grammi, Babel), tre film di successo girati tra il 2000 e il 2006.
In questo periodo è tornato nelle librerie anche la ristampa di un precedente romanzo di Arriaga, Il bufalo della notte (Fazi, 2018 – traduzione di Stefano Tummolini), uscito per la prima volta una dozzina d'anni fa e adattato poi per il grande schermo.
Il selvaggio si svolge principalmente in Messico, ma racconta due storie parallele, di cui la seconda è ambientata nel selvaggio Yukon, la regione nordoccidentale del Canada.
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Protagonista del romanzo è un adolescente, Juan Guillermo, che cresce in una città messicana negli anni Sessanta. Il paese è inquieto, corrotto, in preda al traffico di droga, al dominio di una malavita sempre più potente e alla fioritura di gruppi estremisti di varia origine, compresi giovani fanatici religiosi decisi a imporre la loro idea di morale con maniere tutt'altro che ortodosse.
Juan Guillermo è frutto di un parto gemellare, ma il suo gemello è nato morto, e lui stesso è stato salvato a stento grazie a numerose trasfusioni, che contribuiscono a farlo sentire in qualche modo diverso, come frutto della mescolanza di ciò che i differenti donatori possono avergli trasmesso attraverso il loro sangue.
La sua vita, iniziata all'ombra della morte di questo gemello mai conosciuto, procede attraverso una serie di tragedie che lo lasciano ben presto solo e assetato di vendetta, anche se accanto a lui c'è anche chi cerca di aiutarlo a ricostruirsi un'esistenza normale.
La seconda storia che viene narrata nel romanzo, in parallelo alle vicende di Juan Guillermo, è quella di Amaruq, un giovane cacciatore canadese alle prese con un temibile lupo nei gelidi scenari dello Yukon: solo negli ultimi capitoli del romanzo le due vicende, in apparenza così geograficamente lontane e così dissimili tra loro, convergeranno grazie a un elemento comune, da cui nasce il titolo del romanzo.
Il selvaggio è un romanzo molto vasto, sia per la lunghezza del testo, sia per la complessità della struttura e per la ricchezza dei temi trattati. Gli affetti familiari, i legami di sangue, la ricerca delle proprie origini, il rapporto tra l'uomo e la natura, soprattutto quando si fa particolarmente inospitale, vengono trattati e rimescolati da Arriaga per costruire un vero romanzo epico, fitto di citazioni letterarie, ma anche filosofiche e musicali, con i Beatles e Jimi Hendrix che diventano emblemi di due stili di vita antitetici tra loro.
Se la parte ambientata in Messico traccia un quadro a dir poco sconfortante di questo paese e dei suoi mali endemici, che nessun governo è stato in grado di curare e sconfiggere negli ultimi cinquant'anni, la storia di Amaruq e del suo lupo rimanda senza dubbio ai grandi romanzi di Jack London, che si svolgevano negli stessi scenari innevati, dove ancora oggi l'esistenza dell'uomo è una lotta continua per sopravvivere in un mondo del tutto inospitale.
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L'intreccio delle due storie, più blando in partenza, si fa sempre più intenso col progredire del romanzo, e questo può a volte sconcertare un poco il lettore e rendergli difficoltoso seguire gli sviluppi di due vicende completamente diverse tra loro e fitte di personaggi secondari, ma Il selvaggio è un grande romanzo epico, che non mancherà di piacere agli appassionati del mondo dell'avventura.
Per la prima foto, copyright: Andrés Sanz.
Per la terza foto, copyright: Kalen Emsley.
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