Il rumore della vita. “La perlina sul fondo” di Bohumil Hrabal
Puntata n. 116 della rubrica La bellezza nascosta
«Mi sono ricordato adesso di una volta che siamo andati alle terme di Podebrady. Era estate, papà si era comprato un lungo impermeabile ed eravamo tutti vestiti a festa, io e mio fratello coi nostri completini alla marinara, ma dopo Kovanice, a forza di sventolare, il bell’impermeabile di papà si è impigliato bella ruota di dietro…» «Si dice ruota posteriore, Hrabal.» «Esatto… comunque l’impermeabile ha cominciato ad avvolgersi nell’ingranaggio della ruota posteriore e tirava papà verso di me, lui cercava di raggiungere con la mano la leva del gas, ma veniva trascinato sempre più indietro e le sue mani annaspavano nel vuoto. E anch’io cominciavo a cadere all’indietro…»
Dove sta la vita? Dove si svolge? Potrebbero sembrare delle domande banali, ma messe sotto la lente di ingrandimento, risultano interrogativi a cui forse non è semplice trovare qualcosa di sensato da dire. Chi ha risposto a queste domande nel suo modo personalissimo è stato sicuramente Bohumil Hrabal che, attraverso le sue parole, le sue pagine, ci ha raccontato un’esistenza che scorre in mezzo a tutto ciò che potrebbe apparire insignificante agli occhi di molti.
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Le cose che restano sopra il bancone di legno di un pub, la polvere che, strato su strato, si solidifica sopra un vecchio cappotto, i fondi dei boccali di birra e le parole scritte su fogli di carta pronti per essere poi bruciati; i ricordi che scottano dentro la testa e una vecchia foto in bianco e nero nella sua cornice d’argento, sopra la sua mensola, che ancora ci parla, di notte, poco prima di chiudere gli occhi e dormire.
Bohumil Hrabal è nato a Brno nel 1914 ed è morto a Praga nel 1997, La perlina sul fondo è stato pubblicato in Italia da Miraggi, la traduzione è a cura di Laura Angeloni.
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Una raccolta di racconti che scava dentro le cose comuni, che si muove tra gli ultimi, che ci fa sentire le voci che non ci arrivano mai, che ci fa vedere le facce e i movimenti di chi spesso passa inosservato. Con la sua scrittura asciutta e decisa Hrabal ci conduce dentro pagine dense, reali, dentro dialoghi che sembrano quelli che potremmo trovarci a origliare mentre beviamo un bicchiere di vino, a notte tarda, in un locale dalle luci soffuse.
«Ma perché non l’ha detto subito? Faccia attenzione! Quando torna a casa dall’ufficio metta un po’ d’acqua in un pentolino e ci versi dentro parecchio rum. Lo faccia bollire, ovviamente dopo aver aggiunto chiodi di garofano e pepe. E poi beva di gusto, aspetti un quarto d’ora che la bevanda inizi ad accelerare, dopodichè ci beva sopra un bel bicchiere di liquore di segale, perché il liquore di segale agisce sul petto. Poi esca all’aperto… ormai starà già facendo buio, si butti per terra da qualche parte e si metta a dormire, e vedrà che all’alba, con la prima rugiada, il raffreddore sarà passato. È il metodo Kneipp, che è molto meglio degli impacchi di Preissnitz. Domani allora le porto i fazzoletti!»
La perlina sul fondo è un libro pieno, pieno di vite e di parole, di situazioni sempre al limite e di buone intenzioni; un libro colmo di personaggi surreali ma quanto mai sinceri. Pagine che ci fanno trovare improvvisamente tra le persone, in una strada, con i rumori del traffico che quasi si possono toccare, con il brusio di tutte le lettere superflue, che non ci servono ma che a tratti possono essere salvifiche. Hrabal cerca con ostinazione il bianco sul fondo lurido e sporco, cerca la salvezza tra chi è diverso da lui e forse, proprio per questo, in possesso di chiavi magiche per superare la sofferenza della vita.
«Io vado» disse il cognato. «La mia vecchia mi aveva mandato a comprare un disco, la colonna sonora del film Moulin Rouge, e per me prenderò uno di quei valzer zugraureri. Che croce comunque queste donne! All’inizio impazziva per le bande e le fanfare, ma appena sono cominciate a piacere anche a me, lei è passata al jazz. Quando ci siamo sposati tifavamo entrambi lo Sparta, io e Marika. Tempo sei mesi e lei ha cominciato a tenere per in biancorossi, e ogni volta che c’era un derby e lo Sparta stracciava lo Slavia non mi parlavano nemmeno i muri…
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Nelle nostre esistenze se non ci fosse un sottofondo di chiacchiere e volti e gesti, tutto risulterebbe finto, vuoto, privo di significato.
Per la prima foto, copyright: Anubhav Saxena su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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