Il romanzo rosa. Un genere sottovalutato
Il romanzo rosa, fin dalle origini, soffre della non rara patologia di “genere sottovalutato”, nonostante il grande successo conquistato tra le lettrici di tutto il mondo.
Le case editrici continuano a pubblicare storie romantiche, declinandole secondo varie tipologie, dalla sfumatura storica a quella paranormale, mescolandole persino e sperimentando nuovi stili in base al gusto del pubblico moderno.
Le lettrici del Duemila, dal canto loro, dimostrano di apprezzare con entusiasmo le vicende intricate dei loro beniamini, prestando notevole attenzione alle ricostruzioni storiche, al realismo di vicende e personaggi, ma anche all’approfondimento psicologico di questi ultimi.
Il potere dei social network e di Internet in generale ha reso il passaparola più rapido, così come lo scambio di opinioni e, dunque, anche la popolarità o il flop di un romanzo rosa; giovani blogger appassionate di questo genere sanno recensire con notevole obiettività queste storie, individuando punti di forza e debolezza nello stile degli autori. Il loro parere, come quello dei lettori comuni, passa “di post in post” attraverso le condivisioni, viene letto o persino ascoltato attraverso le video-recensioni, costruendo buona parte della fama degli scrittori e dei protagonisti dei romance.
Il romanzo rosa, comunque, non conosce battute d’arresto, benché i pregiudizi su tale sottovalutato genere siano quasi come delle montagne difficili da scalare e conquistare.
Vediamo insieme come è nato il genere romantico, quali autori lo hanno reso celebre e quali sono i cliché più diffusi attorno a esso.
La letteratura rosa fiorì nei primi anni del Novecento in Gran Bretagna e, fin dall’inizio, si basò su peculiarità che si ammorbidirono solo con il tempo, pur senza snaturare l’essenza di questo tipo di storie.
- Lo schema narrativo era piuttosto rigido e incentrato sulla storia d’amore travagliata tra un uomo e una donna, i quali dovevano superare mille ostacoli prima di riuscire a realizzare il loro sogno di amore e felicità eterni.
- La protagonista era la donna, la quale doveva rappresentare un modello femminile per le lettrici e, nello stesso tempo, consentire a queste di identificarsi con lei nel modo di essere vivere, amare e soffrire. Il pubblico femminile si lasciava rapire dalle peripezie della protagonista e, soprattutto, attraverso l’immedesimazione, poteva formare, ribadire o cambiare un’opinione su questioni ed eventi legati alla sfera sentimentale ed esistenziale.
- Il lieto fine era obbligatorio; le lettrici volevano arrivare all’ultima pagina certe che i personaggi buoni avrebbero trionfato, mentre gli antagonisti avrebbero subìto il giusto castigo. Solo così, infatti, si poteva ristabilire un equilibrio, seppur letterario, dopo lo sconvolgimento figlio di innumerevoli peripezie. Questa ricerca dell’armonia tra le pagine di un libro era lo specchio in cui si rifletteva la medesima aspirazione alla giustizia nel mondo reale (niente di strano, né di nuovo in ambito letterario).
- Si trattava di libri, come è intuibile, destinati a un pubblico esclusivamente femminile.
Nella sua evoluzione il romanzo rosa può essere suddiviso in tre filoni principali: quello inglese, quello francese e quello americano.
Il primo si contraddistingue per l’ambientazione nell’epoca della Reggenza, in un ambiente aristocratico, ricco, in cui uomini misteriosi e magnetici si incontrano e scontrano con fanciulle ribelli o pudiche sullo sfondo di una morale severamente codificata. Le capostipiti di questo filone letterario furono Constance Heaven (1911-1995, nota anche con lo pseudonimo di Christina Merlin) e Georgette Heyer (1902-1974). I modelli da cui trarre ispirazione erano la magnifica e, per fortuna, intramontabile Jane Austen (1775-1817) e la grande tradizione della letteratura gotica, al cui fulcro troviamo il mistero, le ambientazioni dai toni cupi e sinistri. La scrittrice rosa più famosa in Gran Bretagna, con più di settecento opere pubblicate, è sicuramente Barbara Cartland (1901-2000), che propose lo schema narrativo uomo bellissimo e facoltoso/ragazza determinata e casta.
In Francia, invece, fu Delly, pseudonimo dietro al quale vi erano i fratelli Jeanne-Marie Petitjean de la Rosière (1875-1947) e Frédéric Petitjean de la Rosière (1876-1949), a regalare fama al genere romantico, con storie in cui la protagonista è idealizzata in una figura perfetta, candida contro la quale si scagliano antagonisti perfidi e un destino avverso. Proprio da questo punto di partenza si dipanò il genere tanto sottovalutato anche Oltralpe che diede i “natali letterari”, a metà del Novecento, a un’eroina meravigliosa come Angelica la Marchesa degli Angeli (1957-1985, Trévise e Colbert) di Anne (1921) e Serge Golon (1903-1972). Anche la saga di Angelica dovette fare i conti con la censura e sciocchi pregiudizi che il tempo non ha cancellato del tutto, benché in questo caso siamo già a un punto evolutivo molto elevato nella storia del romanzo rosa, in cui ricerca storica, avventure e intrighi si mescolano al sentimento amoroso in maniera molto più sofisticata.
Negli Stati Uniti questo tipo di vicende si rispecchiavano quasi totalmente nel percorso di emancipazione della donna, per cui le protagoniste erano descritte come donne forti, indipendenti e fiere, perdendo l’aura di candore propria delle prime eroine inglesi e francesi. Allo sviluppo di questo genere contribuì la casa editrice canadese Harlequin, fondata nel 1949 e oggi presente nei più importanti Paesi del mondo. Proprio gli Stati Uniti hanno consacrato grandi scrittrici come Barbara Taylor Bradford (1933) o Danielle Steel (1947), le quali hanno sempre proposto storie avvincenti, modificando lo schema narrativo per donare a personaggi e situazioni più spessore, realismo, concentrandosi su problemi attuali e descrivendo figure femminili dalla personalità più complessa, analizzata a tutto tondo.
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L’Italia ha avuto le sue celebrità in rosa con Liala (1897-1995, pseudonimo di Amalia Liana Negretti Odescalchi), ancora ai nostri giorni famosissima e apprezzata per lo stile raffinato ed elegante, così come Sveva Casati Modignani, pseudonimo di Bice Cairati (1938) e Nullo Cantaroni 1928-2004), che con trame mai prevedibili hanno saputo raccontare la donna e l’ambiente italiani.
Questa non è che una breve panoramica sul romanzo rosa, genere ingiustamente bistrattato e sottovalutato nonostante le affermate penne che ne hanno tratteggiato con sensibilità e fantasia ogni sfumatura.
Vediamo, ora, i pregiudizi più diffusi sulla letteratura romantica, cliché davvero duri a morire e contro i quali tantissime autrici contemporanee fanno i conti ogni giorno.
- I romanzi rosa sono melensi e noiosi: falso. Chiariamo, esistono di sicuro romanzi scritti bene o male, “buoni” o “cattivi” volendo generalizzare (come ogni cosa di questo mondo, del resto). Ovviamente ciò non significa che un’intera famiglia letteraria possa essere chiusa in questo “cassetto angusto” senza alcuna obiezione. Le autrici fin qui nominate hanno dato prova di grandi doti narrative, riuscendo a portare il lettore fino all’ultima pagina con la voglia di leggere, di conoscere la fine della storia. Provate, per credere, a leggere Disperatamente Giulia di Sveva Casati Modignani (Sperling & Kupfer, 1986), una storia d’amore e tradimenti che attraversa il tempo mostrando l’evoluzione dei protagonisti.
- Sono romanzi privi di realismo, adatti a casalinghe o donne con un’istruzione minima che vogliono impiegare facilmente il tempo senza dover riflettere: falso. Questa è una frase che nasconde un elevato livello di snobismo. Chiunque può leggere un romanzo rosa. Parliamo di un genere popolare, ma non per questo meno degno di riconoscimenti. Non solo: la sua evoluzione consente una buona riflessione, da parte del lettore, su temi scottanti come guerre, violenze, divorzi, figli, cose che riguardano l’attualità del mondo, quindi, anche se non direttamente, noi stessi. Possiamo trovare romanzi più immediati nello stile, ma anche in questo caso le generalizzazioni sono deleterie per l’universo rosa, mai monolitico né statico. Un consiglio di lettura in proposito: Messaggio dal Vietnam di Danielle Steel (Sperling & Kupfer, 2002), storia intensa che dona sentimento e profondità a un periodo storico difficile.
- Sono scritti da donne per donne: falso. Già in questo articolo ci sono nomi maschili di tutto rispetto che si sono cimentati con i libri rosa e i lettori maschili, seppur in misura minore, esistono, benché nascosti dietro a un velo di vergogna imposto dalla società.Consiglio di lettura: tutti i libri di Nicholas Sparks e Sidney Sheldon.
- Presentano una visione stereotipata dell’erotismo: parliamone. Quando c’è erotismo in questo genere di libri (non sempre vi sono scene d’amore esplicite e questo è valido soprattutto per il passato, a causa della censura o di ragioni stilistiche proprie dell’autore), può accadere che se ne dia un’immagine più “romanzata”. Oggi, considerando la diversa morale, la maggiore libertà e conoscenza dell’ambito sessuale, non più tabù, è piuttosto complicato presentare alle lettrici scene edulcorate o totalmente prive di realismo. La venatura rosa, insomma, si sposa benissimo con quella rossa della passione, ma dipende dall’autore trovare la “giusta tonalità di colore letterario”, tenendo conto del tipo di pubblico a cui le sue opere sono destinate e dei limiti che vuole o non vuole oltrepassare. È, del resto, vero che il genere rosa e quello erotico vanno a braccetto, benché non si tratti di un’unione indissolubile ed esclusiva, come è vero che entrambi i generi possono essere slegati tra loro e regalare delle perle letterarie immortali. Consigli di lettura: E le stelle brillano ancora di Sidney Sheldon (Sperling & Kupfer, 1993) e tutti i libri di Maria Venturi (1933), bravissima autrice e giornalista italiana.
L’errore più comune, però, è quello di considerare tutta la letteratura rosa come un prodotto di mero consumo, usa e getta che non ha nulla a che vedere con la “vera” letteratura (questo discorso non è diverso da quelli sulla “vera arte”).
Spetta alle scrittrici e alle lettrici risollevare definitivamente “l’onore letterario” del romanzo rosa che è, purtroppo, ancora un genere ingiustamente sottovalutato.
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