Il romanzo della pazzia. “Mandibula” di Mónica Ojeda
Mandibula è il nuovo libro di Mónica Ojeda pubblicato da Alessandro Polidoro Editore, traduzione di Massimiliano Bonatto, copertina di Adriano Corbi.
L’incipit del romanzo ci trasporta in una baita nascosta in cui Fernanda viene rapita e immobilizzata dalla sua insegnante di lingua e letteratura, Miss Clara. Personalità disturbata, con un rapporto straziante con la madre impresso nei suoi ricordi, i quali mostrano al lettore la professoressa prima vittima e poi carnefice.
«Perché mi ha rapita Miss Clara? Avrebbe dovuto chiederle, perché mi ha legata e portata via dalla città delle pozzanghere d’acqua lurida, zoccola-malscopata-figlia-di-puttana? Eh maledetta troia?»
La vicenda è ambientata in una delle scuole d’élite dell’Opus Dei, la Delta High School for Girls. Attraverso gli occhi di un gruppo di studentesse: Fernanda, Annelise, Fiorella, Natalia e Ximena, si esplora un nuovo mondo, simile a una setta, che costruiscono con le loro menti perverse in un edificio abbandonato.
«Pertanto chiacchieravano, giocavano con gli insetti, i gechi, le uova che si divertivano a sfracellare sulle pareti, si annusavano i capelli, guardavano l’imbrunire con le palpebre appesantite dal sudore e poi andavano a casa a dormire la notte.»
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In particolare la storia ruota intorno all’amicizia malata tra Fernanda e Annelise.
“«Sai che i coccodrilli tengono i cuccioli in fondo alla mandibola?»
«Vorrei che mi tenessi dentro la tua mandibola».”
La bellezza di questo romanzo è la scrittura di Mónica Ojeda. La sua penna è in grado di spingere il lettore in un’altra dimensione, riesce a trasmettere l’orrore che si nasconde dietro le menti di studentesse che apparentemente sembrano non causare troppi problemi in una scuola d’élite.
Nulla è come appare, anche l’insegnante Miss Clara sembra non aver alcuna inclinazione verso la pazzia, eppure il suo passato è cupo e nasconde una vicenda traumatica, che la rende vittima di forti attacchi di panico.
«Un attacco di panico è come bruciare nell’acqua, cadere verso l’alto, gelarsi nel fuoco, camminare in senso contrario a te stessa con la carne solida e le ossa liquide.»
La scrittrice gioca con le parole con una maestria impressionante, oltre a creare immagini vivide nella mente di chi legge, utilizza vari stili di scrittura. In alcuni capitoli si viene trasportati nell’infanzia di Fernanda Montero Oliva, figlia di un ministro e di una celebre avvocata e attivista pro vita, e sottoposta a una terapia con il Dottor Aguilar perché accusata inconsciamente dalla mamma di aver ucciso il fratello minore.
Il punto di vista muta e il lettore legge un saggio scritto da Annelise Van Isschot su un racconto di Edgar Allan Poe, ricco di terrore poiché non è altro che la dimostrazione della follia e del disturbo psichico della ragazza. Il linguaggio poetico della scrittrice traspare attraverso la ragazza leader di questa follia con una poesia macabra e inquietante:
«In fondo a me c’è una madre senza volto:
un Dio
dai tentacoli aerei
che attraversa la stagione più bianca della natura.
Il suo petto è un giardino di ortaggi morsicati;
uno stagno madre di anaconde
un utero errante
una mandibola
che bagna il cuore
con il suo latte perfetto.»
Il lettore viene quindi trasportato nei ricordi e nelle menti di personaggi con personalità fuori dal comune. Il loro modo di ragionare, di interpretare il mondo circostante è totalmente estraneo dall’immaginario comune e dalle regole stipulate silenziosamente dalla società in cui viviamo. Non si tratta solo di studentesse perverse ma anche di adulti, come l’insegnante Miss Clara che viene descritta dalla scrittrice in modo raccapricciante, sia fisicamente che emotivamente, in quanto donna succube del fantasma della madre, che la tormenta ogni giorno ricordandole quanto la sua vita abbia poco valore. L’orrore si manifesta nella costante ricerca della figlia nel voler emulare la madre, nonostante il loro rapporto malsano, e di come la figlia vittima si trasformi nella madre carnefice.
«Ciocche di capelli neri le sfioravano l’ampia mandibola: l’unico tratto poco comune di un viso ordinario. A volte quando sorrideva, Miss Clara sembrava uno squalo o una lucertola. Quell’aspetto era discreto nella sua aggressività.»
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All’interno del romanzo si cita anche il creepypasta, delle storie dell’orrore che vengono raccontate e diffuse su internet con l’aggiunta di immagini o video inquietanti, creepy. Le studentesse all’interno del loro edificio ascoltano Annelise e la sua immaginazione disturbata, che dà vita a una serie di racconti terrificanti con un unico soggetto, il Dio Bianco.
La lettura di questo libro è un continuo digrignare di denti e mandibole che immobilizzeranno il lettore alle pagine, per giungere a un finale che lo percuoterà allo stomaco con un colpo violento e devastante.
Per la prima foto, copyright: Aimee Vogelsang su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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