Il rapporto padre-figlia raccontato da Rossana Campo
Rossana Campo racconta il profondo legame con il padre Renato, scomparso da poco, nel suo ultimo romanzo Dove troverete un altro padre come il mio, in libreria da settembre 2015, per Ponte alle Grazie, all’interno della Collana Scrittori.
Rossana Campo è una scrittrice genovese, diventata famosa con il suo romanzo di esordio In principio erano le mutande (Feltrinelli, 1992), dal quale alcuni anni dopo, nel 1999, è stato tratto il film omonimo diretto da Anna Negri e alla cui sceneggiatura ha collaborato anche l’autrice. I suoi romanzi sono stati tradotti in numerose lingue, rendendola una delle voci più note delle letteratura contemporanea. Praticante buddista da oltre quindici anni, nel libro Felice per quello che sei. Confessioni di una buddista emotiva (Mondadori, 2015), ha raccontato la sua personale esperienza di trasformazione interiore e di percezione della realtà.
Nel suo ultimo romanzo si è messa nuovamente in gioco, scrivendo in prima persona il forte legame con l’adorato padre. La Campo ripercorre la storia della sua famiglia, partendo dai ricordi di bambina, nitidi e sbiaditi allo stesso tempo, fino ad arrivare all’ultima immagine del suo amato papà, in un letto di ospedale, prossimo alla morte.
Renato è un ex carabiniere, cacciato dall’arma a causa della sua debolezza per la bottiglia, che non riuscirà mai ad abbandonare. La figlia lo descrive come un uomo fragile, grande narratore di storie, dietro le quali celava la sua dura esistenza.
Rossana torna ad Albisola, in provincia di Savona, in occasione del suo funerale, che inizia in modo bizzarro: il carro funebre si schianta contro un palo e Beppe, il matto del paese, vestito come di consueto da Fidel Castro, intona uno stonato assolo. Il sacerdote ha difficoltà nel ricordare Renato. Quest’ultimo, infatti non era un uomo di fede, era un violento che picchiava la povera moglie Concetta, spesso costretta a fuggire da casa per mettere in salvo sé stessa e i due figli da quel marito che, da timido carabiniere innamorato, si era trasformato in un torturatore.
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Sono proprio quei tristi ricordi a rendere Rossana spesso depressa. Tuttavia, dopo la morte di Renato, decide di mettere da parte il male e di far riemergere quello che di buono le ha lasciato in eredità. Padre e figlia erano legati e stavano bene insieme. Talvolta la domenica uscivano in macchina e cantavano a squarciagola la loro canzone, La lontananza di Domenico Modugno, la stessa canzone che, dopo la morte del padre, casualmente riascolterà seduta in bar e le farà comprendere che anche se lontani il loro reciproco bene durerà in eterno.
Renato era un uomo del Sud e ad Albisola lo guardavano dall’alto in basso, lo stesso trattamento che riservavano a Concetta con le sue minigonne, indossate per imitare le dive della tv. Erano considerati diversi: erano terroni. La stessa scrittrice a scuola era emarginata dai compagni perché originaria del meridione. Aveva vinto anche un premio indetto dalla Cassa di Risparmio per un tema sulla storia dei meridionali.
L’amore per la scrittura lo aveva ereditato da Renato. Non avevano solo gli stessi occhi e capelli neri, entrambi erano felici e appagati mettendo nero su bianco i loro pensieri. La mamma, Concetta, quando la rimproverava le diceva di essere uguale al padre e in parte aveva ragione. Renato le aveva insegnato a non avere paura e a vivere per quello che siamo e non per quello che gli altri si aspettano da noi. Forse, per questa sua convinzione era considerato da tutti uno strafottente da cui stare alla larga. I nonni materni non erano mai stati contenti che la giovane figlia si fosse innamorata di quell’uomo rozzo che il figlio maggiore, Gennaro, aveva conosciuto alla scuola per ufficiali e portato a casa in occasione delle vacanze. Inoltre, se in paese avessero anche saputo che proveniva da una tribù di Apache, di zingari che si erano stanziati nel Molise, sarebbe stato ulteriormente disprezzato. Renato aveva vissuto la guerra e la fame. Aveva dieci fratelli ed era stato cresciuto dalla sorella maggiore. Era un uomo che aveva sofferto fin da bambino. La bottiglia lo aveva aiutato a scacciare tristezza e malinconia così aveva risposto alla sua domanda sul perché avesse iniziato a ubriacarsi.
Renato era tante cose insieme: bello e terribile allo stesso tempo. In questo modo lo descrive la figlia, in quest’opera commovente e carica di emozioni forti. Un libro capace di mettere a nudo i sentimenti contrastanti che alle volte convivono dentro di noi quando siamo feriti nel profondo da chi amiamo: amore e odio, compassione e rabbia, bene e male. L’arrivo della morte cancella astio e rancore e anche i ricordi più terribili sembrano cambiare aspetto.
Dove troverete un altro padre come il mio è un’opera autobiografica, scritta in modo scorrevole e capace di coinvolgere il lettore. Con questo romanzo, Rossana Campo racconta quanto possa essere forte e intenso il rapporto padre-figlia anche dopo la morte.
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