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Il racconto delle nostre fragilità. “Fai piano quando torni” di Silvia Truzzi

Il racconto delle nostre fragilità. “Fai piano quando torni” di Silvia TruzziFai piano quando torni, scritto dalla giornalista de «Il Fatto Quotidiano» Silvia Truzzi e pubblicato dalla casa editrice Longanesi, è un romanzo che pone l'accento sulla ricerca di identità e sul senso di smarrimento che, spesso, scaturisce dalla mancanza di amore.

La protagonista del libro è Margherita, una giovane donna che, a causa di un incidente d'auto, è stata ricoverata d'urgenza in ospedale. Al suo risveglio trova, nella stanza, un'allegra vecchietta di nome Anna che fa di tutto per tenerle compagnia. Inizialmente, la personalità esuberante di Anna non coincide con quella scontrosa e scorbutica di Margherita, ma col tempo le due finiscono per affezionarsi e fare amicizia.

 

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Anna ha 76 anni ed è stata una sfoglina. Ha lavorato una vita intera per potersi permettere un futuro dignitoso, ma l'errore più grande che ha commesso è stato quello di sposare l'uomo sbagliato, rimanendo segretamente innamorata di Nicola, conosciuto da ragazzina. Nonostante le loro strade si siano separate, il sentimento non è mai scemato ed è stato tenuto vivo da uno scambio di lettere appassionate e cariche di dettagli intimi e segreti.

Di contro vi è Margherita, avvocato e ricercatore universitario, che ha un rapporto conflittuale con la madre, con la quale condivide il dolore della perdita del padre andatosene una mattina di agosto. Margherita non è pronta per restare senza qualcuno che la protegga. Persino Francesco, il fidanzato storico, l'ha lasciata. Continua a perdere chili e sembra che voglia scomparire dal resto del mondo.

Il racconto delle nostre fragilità. “Fai piano quando torni” di Silvia Truzzi

Due generazioni a confronto, quindi. Da una parte una donna d'altri tempi che ha iniziato a lavorare da quando aveva nove anni, facendo la sguattera in cucina, e che ha conquistato la sua emancipazione con grinta, coraggio e determinazione. Dall'altra, una donna trentaquattrenne che, sin da bambina, è vissuta nell'agio e non ha mai saputo davvero cosa voglia dire cavarsela e affrontare le prove che la vita ci pone innanzi.

Fai piano quando torni è un romanzo che, con delicatezza e tatto, affronta dei temi importanti: il bisogno di amore, la necessità di sentirsi accettati, l'emancipazione femminile, il disincanto delle nuove generazioni e la difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno.

Ognuno di essi racconta le molteplici sfaccettature di una società in declino composta, principalmente, da persone fragili che sopravvivono solo rimanendo aggrappate le une con le altre. Margherita è un esempio di come le generazioni siano cambiate e di come sia avvenuta un'involuzione che caratterizza il loro modo di agire così poco reattivo all'interno di una giungla urbana che vede i suoi abitanti sempre in competizione e mai solidali fra di loro, rispetto alle generazioni del dopoguerra combattive, decise e volitive che raggiungevano i loro obiettivi con spirito di sacrificio e tenacia.

Ma il romanzo possiede anche una funzione psicologica perché conduce il lettore verso una dimensione introspettiva, intima, che ci permette di compiere un'analisi su noi stessi e comprendere quali siano i punti di forza da esaltare e quali i punti di debolezza su cui lavorare.

Il racconto delle nostre fragilità. “Fai piano quando torni” di Silvia Truzzi

D'altronde, il compito della letteratura è anche questo: farci riflettere su ciò che siamo per poter trarre una lezione fondamentale per le nostre esistenze che spesso hanno bisogno di essere guidate, di trovare un appiglio per poter reagire e consentire al cuore di liberarsi di quei pesi che lo attanagliano.

 

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Ed ecco che l'autrice, Silvia Truzzi, è riuscita a scrivere un libro autentico che racconta, con parole dotate di garbo e discrezione, le fragilità tipiche di ogni essere umano che combatte la sua battaglia quotidiana per sentirsi in pace con se stesso e per rispondere a quel grido sublime che è la vita, la quale da maestra severa se da un lato ci insegna come schivare i duri colpi inferti dalle situazioni contingenti che ci capitano, dall'altro ci invita a sorridere e a godere delle piccole cose che rendono straordinario l'ordinario.


Per la prima foto, copyright: Stephane YAICH.

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