Il racconto dell’insoddisfazione. “Il gatto di marmo” di Ilaria Mazzeo
La crisi di mezz’età, il guardarsi indietro, la malattia, i rimpianti sul passato, le insoddisfazioni nonostante i successi ottenuti. Gli ingredienti per la storia ci sono tutti e forse, questo è il parere di chi recensisce, risultano “buttati lì” in una trama che non riesce a convincere fino in fondo chi legge e a esplicare le proprie potenzialità.
Queste le impressioni che raccoglie il romanzo breve di Ilaria Mazzeo, Il gatto di marmo, edito da Intermezzi.
La storia è presto detta: Carmine Savarese, sceneggiatore affermato, si ritrova ad Amalfi per la presentazione del suo ultimo film con la sua assistente, anche lei una donna di mezz’età come lui. I due legati da una profonda amicizia, che da giovani li ha visti anche insieme sentimentalmente, si ritrovano ancora una volta a condividere non soltanto il lavoro ma una intimità che li porta a confrontarsi come due veri amanti e compagni di vita.
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Questo viaggio diventa una sorta di momento “catartico” per entrambi, per rivivere i propri fallimenti e gli obiettivi mancati, ma anche e soprattutto per Carmine da poco consapevole di essere affetto da una grave malattia di raddrizzare il “percorso”, di dare un senso a quella che vita che sembra sfuggire di mano proprio cercando una stabilità sentimentale con Paola che è e rimane la donna della sua vita.
Una trama e un intreccio assai frequentati e resi con atmosfere sin troppo vicine al mondo della fiction televisiva, fanno de Il gatto di marmo, a mio modesto avviso un esperimento non riuscito. Complice di tutto ciò anche la scelta della forma del romanzo breve che rispetto ad altre forme narrative imponeva maggior lavoro sui personaggi e complessivamente su tutto il plot che non spicca per scelte dettate da originalità.
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Alla giovane autrice vanno riconosciute potenzialità in divenire che vanno affinate e ripensatee soprattutto nell’ottica di una ricerca di espedienti narrativi meno banali ma più rischiosi che possono diventare una sfida per qualcosa di più convincente e sicuramente più avvincente per il lettore che conclude il suo viaggio tra le pagine del libro con l’impressione di qualcosa incompiuto.
Per la prima foto, copyright: Brunel Johnson.
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