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Il racconto dell’anatomia di un mostro. Intervista a Brunella Schisa

Il racconto dell’anatomia di un mostro. Intervista a Brunella SchisaAnatomia di un mostro (HarperCollins, 2022) è l’ultimo romanzo di Brunella Schisa, giornalista, traduttrice e scrittrice eclettica che ha pubblicato in precedenza diversi libri per adulti e per bambini, ma che qui si cimenta per la prima volta con il genere thriller.

Siamo in un paese a pochi chilometri da Varese: il cadavere di Riccardo dell’Orso, anziano e benestante, viene ritrovato nella villa dove viveva da solo dopo la morte della moglie, ed è in condizioni tali da impressionare gli stessi poliziotti. Chi poteva odiarlo così tanto da infierire su di lui in quel modo? Il commissario Domenico Franchini, incaricato delle indagini, scopre subito che Riccardo dell’Orso era una pessima persona e che erano in parecchi a odiarlo, a partire dal figlio Raniero, fuggito da casa per disperazione, e dalla figliastra Nora, una psicologa che considera il patrigno responsabile della morte prematura della madre, sposata da dell’Orso in seconde nozze. Nessuno dei due, però, sembra capace di architettare un omicidio così efferato, per cui il commissario è destinato a brancolare a lungo nel buio prima di arrivare alla soluzione del mistero.

Anatomia di un mostroè un thriller che scava a fondo nella psicologia di tutti i personaggi, non importa se vittime, indiziati o investigatori, perché non ci sono solo i mostriconclamati, ma ognuno di noi porta dentro di sé il proprio lato oscuro.

Cosa succede quando una scrittrice si avventura in un genere diverso da quello abituale? Lo abbiamo chiesto a Brunella Schisa in questa intervista.

Prima di Anatomia di un mostro lei ha scritto diversi romanzi storici e contemporanei: cosa l’ha spinta ad avventurarsi nel genere thriller?

L’ho fatto per curiosità. Volevo capire se ero capace di misurarmi in un genere nuovo. Mi sentivo stretta nella categoria “scrittrice di romanzi storici” e ho deciso di provare. Non avevo idea di come sarebbe andata, ma nella vita bisogna sempre fare il passo un po’ più lungo della gamba. Non accontentarsi di sé stessi.  A essere sincera pensavo anche che sarebbe stato meno faticoso, mi sarei risparmiata la ricerca storica. Con l’ultimo romanzo La Nemica, ambientato durante la Rivoluzione francese, ho studiato due anni prima di cominciare a scrivere. Comunque mi sbagliavo, perché l’improvvisazione non è ammessa nemmeno se scrivi una didascalia, figuriamoci con un romanzo! Quindi ho dovuto entrare in contatto con questure, giudici, medici legali, obitori, psicologi carcerari. Mi ha molto aiutato un mio amico magistrato.

 

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Si è ispirata a una o più vicende reali?

Sì, ovviamente perché uno scrittore è sempre un po’ autobiografico. Faccio da quarant’anni la giornalista e nella mia carriera ho avuto migliaia di incontri, alcuni mi hanno segnato. È un meccanismo inconscio, ma quando poi ti siedi al computer ti tornano in mente le esperienze. Nel caso di Anatomia di un mostro avevo due modelli ben chiari, perché io il Male l’ho incontrato. Nel 2003 ho intervistato Angelo Izzo, “il mostro del Circeo”, a quasi trent’anni dai fatti. Izzo era nel carcere di Campobasso in odore di libertà provvisoria. Per prepararmi all’incontro ho avuto un lungo carteggio con lui. Parlava di redenzione, rinnegava il passato. Non so se gli ho creduto, certo è che due anni dopo, uscito per una licenza, ha ucciso altre due donne: madre e figlia. Anche per il secondo “mostro” mi sono ispirata a una persona che conosco, un odioso prevaricatore. La mia è stata una vendetta cartacea.

 

È cambiato qualcosa nel suo modo di affrontare la scrittura passando da un genere letterario a un altro?

La scrittura cambia negli anni e con l’esperienza. Non è il genere a farla cambiare. Dopo vent’anni so di scrivere meglio, perché ho imparato dai miei errori. Ovviamente mi adeguo ai tempi dentro i quali faccio muovere i personaggi. I dialoghi di un romanzo contemporaneo sono diversi da quelli di un romanzo storico. Anche i personaggi pensano in modo diverso, si esprimono in modo diverso. Jeanne de la Motte, la protagonista de La Nemica, autrice della colossale truffa ai danni della regina Maria Antonietta, non può parlare come la protagonista di Anatomia di un mostro. In quest’ultimo per la prima volta ho usato il turpiloquio. Il poliziotto Mimmo Franchini sarebbe stato ridicolo e poco credibile se avesse parlato in punta di penna.

Il racconto dell’anatomia di un mostro. Intervista a Brunella Schisa

La scelta di ambientarlo in luoghi di provincia anziché in una grande città è casuale o voluta?

La scelta è voluta. Proprio per allontanare da me l’elemento autobiografico e scrivere più liberamente. Se l’avessi ambientato nei luoghi che conosco avrei fatto più fatica, così invece mi sono sentita più libera. Lo straniamento ha nutrito la mia fantasia. Ammetto di essermi complicata la vita, perché muovere i personaggi in luoghi totalmente sconosciuti, con la continua paura di sbagliare, è stato faticoso. Per adesso non ho ricevuto bacchettate da varesini e piacentini con i quali, comunque mi sono scusata in anticipo. Anche questa è stata una grande differenza rispetto al passato. Sono sempre andata nei luoghi dei miei romanzi: Londra, Parigi, Roma, Napoli... Il Covid comunque non me lo avrebbe permesso, e quindi incrocio le dita e conto sull’attendibilità del Web.

 

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Quanto è stato difficile immedesimarsi nella parte di un mostro per scrivere le sue esternazioni?

Non è stato particolarmente difficile, perché si è trattato di descrivere i sentimenti di un uomo. Che poi fosse un torturatore senza scrupoli il suo sentimento non è diverso da quello di tutti noi. Anche i mostri si innamorano. Non mi sono immedesimata, sono entrata nella sua testa. Lo faccio con tutti i personaggi. Delle volte funziona meglio, altre meno. Si è trattato di raccontare un’ossessione amorosa. La cosa più difficile è stata trovare la voce, poi è fluito tutto senza fatica.

 

Prevede di fare del commissario Franchini un personaggio seriale, come protagonista di romanzi futuri?

Non lo so. Più che Franchini alle soglie della pensione, mi interessa Nora Bettini che in quanto psicologa carceraria è in continuo contatto con il Male e potrebbe darmi diversi spunti. Vedremo. Ci sto pensando e nel caso, per non rompere la coppia, Franchini potrebbe mettersi in privato.


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Per la prima foto, copyright: Jr Korpa su Unsplash.

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