Il potere salverà le donne?
Il rapporto uomo-donna è sempre stato chiaramente “squilibrato" in favore del “sesso forte” e la parità, oggi considerata premessa indispensabile di civiltà, fin dall’origine del mondo e dei suoi abitanti, è apparsa come un’utopia, perseguita con sacrifici inenarrabili e spesso a costo della vita.
Sull’eguaglianza uomo-donna e sul rapporto di queste ultime con il potere ha scritto Mary Beard, nel suo ultimo libro Women in power, sviluppando una lezione tenuta il 3 marzo 2017 presso il British Museum di Londra. Il libro in Italia è stato pubblicato da Mondadori con il titolo Donne e potere e nella traduzione di Carla Lazzari.
Questa signora dai capelli bianchi, lunghi, con gli occhiali e una collana rossa al collo (visibile nella sua conferenza online) ha saputo mostrare, con efficacia ed ironia, come le donne fin dai tempi di Omero siano state ridotte al silenzio e all’obbedienza. Infatti nell’Odissea, quando Penelope chiede all’aedo Femio di cantare qualcosa di meno triste del periglioso ritorno da Troia degli eroi achei, il figlio giovinetto Telemaco interviene bruscamente, invitando la madre a ritirarsi perché «la parola spetta agli uomini». E Penelope obbedisce! Primo esempio di un uomo che ordina a una donna di tacere e di uscire di scena.
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Ma i casi letterari che hanno seguito questa linea si sprecano tra gli autori classici greci eromani. Da Aristofane a Ovidio, da Plutarco a Valerio Massimo, tutti hanno evidenziato che il potere è degli uomini e che soli essi hanno il diritto di parola («homo peritus dicendi»). Questa eredità classica così ostile si è perpetuata nei secoli, grazie anche al contributo della Chiesa che ha visto nella donna solo la sposa obbediente e la madre affettuosa, non attenta ai suoi diritti ma solo ai suoi doveri.
Nel XVI secolo grande risonanza ebbe il discorso pronunciato dalla regina Elisabetta I a Tilbury nel 1588 davanti al suo esercito, in procinto di affrontare l’Invincibile Armata Spagnola: «So di avere il corpo debole e delicato di una donna, ma ho il cuore e lo stomaco di un re, e per di più di un re di Inghilterra». Elisabetta nonostante la sua grandezza politica ed il suo potere incontrastato voleva dimostrare al suo popolo di essere autorevole come un uomo e perciò degna di essere ascoltata. Ma cosa rende una donna autorevole? Il potere o la conoscenza e la competenza?
Tra le donne potenti in politica, annoveriamo oggi Angela Merkel, Hillary Clinton e Teresa May, donne dal cipiglio fiero, dalla voce potente, spesso vestite con abiti maschili, forse per dimostrare che non è vero che solo «agli uomini spetta salvare la civiltà dal governo delle donne», come asseriva Aristofane nella Lisistrata, scritta verso la fine del V sec. a.C.
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Tanto cammino è stato fatto per quanto riguarda la parità tra uomo e donna, oggi in Occidente
non esiste una separazione così marcata tra le donne e il potere, grazie alla lotta di donne coraggiose come le suffragette, che si sono conquistate il diritto al voto e una pari dignità. Ma molto resta ancora da fare, basta guardare all’ultima campagna presidenziale americana, in cui i seguaci di Trump hanno attaccato Hillary Clinton, raffigurandola con il viso di Medusa circondata da una corona di serpenti, mentre Trump era identificato in Perseo che mozzava la testa alla Clinton. Medusa ancora una volta vista come una nemica, al pari di Medea, Antigone e Clitennestra, tutte donne considerate una reale minaccia per l’uomo, la comunità e l’ordine costituito. Non importa se Medea era stata tradita e offesa dall’uomo che aveva amato e per il quale aveva ucciso il fratello. Era la reietta che doveva pagare a caro prezzo il suo amore, come capita a tante donne ferite nello spirito e massacrate nel corpo dai loro uomini.
Oriana Fallaci, donna indipendente e splendida giornalista, scriveva nel suo libro Sesso inutile che «le donne non sono una fauna speciale», ma semplicemente persone capaci di rivendicare la libertà di parola e di azione, che per troppo tempo gli uomini con la forza e la satira hanno cercato di negare loro.
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La Beard, professore all’Università di Cambridge, nella sua accurata analisi, ritiene che il potere non debba essere inteso come possesso ma come il diritto, da parte delle donne, di essere prese sul serio tanto insieme quanto singolarmente. La scrittrice lascia il discorso aperto al contributo delle altre donne, nella speranza che il mondo femminile opponga al mansplaining il suo womensplaining.
Per la prima foto, copyright: Brooke Lark.
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