“Il pazzo dello zar” di Jaan Kross, un classico della letteratura mondiale
Il pazzo dello zar è uno dei capolavori dello scrittore estone Jaan Kross.
Kross è una voce importantissima e tra le più conosciute in patria e all’estero della letteratura baltica. Scomparso nel 2007 all’età di ottantasette anni, sopravvissuto prima all’arresto dei tedeschi e poi all’esperienza del Gulag, è stato molte volte tra i candidati al Premio Nobel per la letteratura.
Il pazzo dello zar è stato pubblicato in Estonia nel 1978, in piena guerra fredda, ed è arrivato in Italia per la prima volta con Garzanti nel 1994 nella traduzione dall’estone del filologo e slavista Arnaldo Alberti, personalità di spicco del panorama intellettuale italiano. Il romanzo di Kross è stato quindi ripubblicato da Iperborea nei primissimi mesi del 2016 con postfazione di Goffredo Fofi, sempre con traduzione di Arnaldo Alberti.
Riportando sugli scaffali questo romanzo, la casa editrice Iperborea ha a mio parere dato vita a un’operazione tutt’altro che scontata. L’Estonia e il trittico dei Paesi baltici sono una realtà comunemente percepita come periferia dell’Europa e così come Kross nel 1978 ha usato la Storiaper scrivere la sua «grande storia di indomiti vinti» – citando Claudio Magris – , in una Unione Sovietica non più zarista ma senz’altro accentratrice, ripubblicare questo libro nel 2016, far sì che Il pazzo dello zar torni in circolazione e che si ricominci a parlarne, ha una valenza da non sottovalutare.
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L’Estonia, piccolo Paese, propaggine lontana nel sentire e nell’immaginario di un’Europa meno dei popoli e molto monetaria, così facendo torna alla ribalta e leggere Kroos adesso, con l’animo e gli occhi del contemporaneo, ha un sapore nuovo e inevitabilmente diverso.
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Scritto sottoforma di diario, Il pazzo dello zar è un romanzo storico in piena regola che parla di voglia di libertà, di trame del potere, di sotterfugi e di ribellione all’oppressione nel corpo e nello spirito. Ha per protagonista Timotheus von Bock, semplicemente Timo nel libro, e la sua storia è riportata attraverso Jakob, il fratello della moglie di Timo, Eva, che inizia a scrivere un diario nel 1827. Timotheus von Bock non è solo un personaggio di fantasia, ma è realmente esistito (1787-1836). Era un nobile della Livonia che riuscì a entrare nelle grazie dello zar Alessandro I fino a diventare suo intimo amico e, per prestare fede a un giuramento di eterna e assoluta sincerità, commise l’errore di presentare allo zar un progetto costituzionale.
Ciò scatenò una rete di oppositori contro von Bock che lo additarono come pazzo e agirono in modo tale da farlo rinchiudere in prigione. Vi resterà in isolamento totale all’incirca per dieci anni. Dopo essere dichiarato pazzo, Timotheus von Bock riceverà la grazia da Nicola I nel 1826 e potrà finalmente ritornare nella sua tenuta nel Baltico dove resterà agli arresti domiciliari. Morirà dieci anni dopo, non si sa se per suicidio o omicidio, nel 1836.
Se il «pazzo» sia stato per davvero tale oppure no, la decisione sta al lettore. Sicuramente Timo è un romantico e idealista, un eroe, volendo usare un termine caro alla narratologia, che si prese la briga di occuparsi e preoccuparsi del benessere sociale. Kross è un narratore eccezionale, descrive gli ambienti, le atmosfere, perfino gli oggetti nei minimi particolari e leggendo si ha quasi l’impressione di essere lì, presenti nella scena che sta narrando. Un’impressione di veridicità e verità come sottolinea Fofi, che esprimono il grande lavoro intellettuale e di cesello operato dall’autore.
C’è un elemento che sorprende quando ci si confronta con un autore come Kross: la capacità di prestarsi a numerosissimi livelli di lettura. Il pazzo dello zar è un diario che si fa romanzo storico, è un manifesto politico e di ideali, è annuncio della cultura borghese, è storia avvincente di uomini catapultati e travolti dagli eventi della storia. Il pazzo dello zar, insomma, è tutte queste cose insieme e ognuna suggerisce una lettura diversa. Ed è forse proprio questo a renderlo un classico della letteratura mondiale.
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