“Il padre infedele” di Antonio Scurati
Antonio Scurati è uno degli scrittori più importanti della scena italiana contemporanea. Nato a Napoli nel 1969, la sua notorietà è stata costruita per mezzo di una serie di opere in cui ha saputo mettere in risalto ottime doti di scrittura, facendo di conseguenza convergere sulla propria persona generosi consensi da parte della critica specializzata. Dopo il romanzo d’esordio, Il rumore sordo della battaglia, Scurati si è imposto in maniera prepotente con Il sopravvissuto, opera liberamente ispirata al massacro della Columbine High School che gli ha consentito di trionfare al Premio Campiello nel 2005.
Lo scrittore partenopeo ora torna a far parlare di sé con Il padre Infedele, romanzo edito da Bompiani e accolto da una serie di recensioni positive da parte di molti dei critici più importanti del nostro Paese che non hanno esitato a porlo sullo stesso piano de Il sopravvissuto.
Questa volta l’io narrante è Glauco Ravelli, un padre che lavora come chef e si trova perennemente all’inseguimento di una stella Michelin per il ristorante che, un tempo, era la trattoria gestita dalla sua famiglia. Cerca il successo come se fosse un dovere sociale, senza neanche capire sino in fondo i motivi della sua ossessione. Una persona caratterizzata da doti intellettuali e professionali non comuni, che però cova in sé stesso i germi del suo fallimento. A Glauco si contrappone in maniera decisa la compagna Giulia, una donna bella, misteriosa e dotata di grande determinazione, volitiva al punto giusto, che però, a un certo punto, decide di staccarsi da lui per punirlo dei suoi tradimenti; non quelli verso di lei, che ancora non sono stati consumati, ma verso sé stesso. Si tratta di un vero e proprio diario che, pagina dopo pagina, ripercorre la storia di una famiglia contemporanea in un Paese travolto da una crisi economica senza fine, incentrandosi sul disfacimento del nucleo familiare generato dall’arrivo di una bambina, Anita, la quale dovrebbe unire in maniera più salda le due parti della coppia, ma che, invece, mette a nudo, senza impietosirsi, i limiti dei genitori fino a causarne la separazione.
Una cronaca che mostra la propria drammaticità sin dalla prima pagina. Una donna in fase di depressione post-parto decide di arrendersi alla mancanza di sonno e alla stanchezza derivante dall’allattamento, annunciando al marito il suo distacco dalla famiglia e dalla vita. Un distacco cui il protagonista decide di reagire recuperando il senso dell’avventura, iniziando a vagare per bar e locali notturni alla ricerca di storie di sesso aggressivo e predatorio, in grado di colmare almeno in parte, almeno per qualche ora, il senso di vuoto che avverte di fronte al rifiuto della compagna. Solo il rapporto con la figlia, la stessa che ha interrotto, suo malgrado, il precedente ménage, riesce a ridare un senso all’esistenza dello chef, che trova conforto alla fine della relazione con la moglie nelle gioie della paternità. Sono questi gli unici momenti in cui Glauco esce dal suo guscio e cerca di diventare una persona più completa, senza però mai farcela fino in fondo…
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Una cronaca che termina senza un vero finale, che potrebbe sfociare in un senso o nell’altro, contribuendo in tal modo a restituire in maniera ancora più netta lo smarrimento di Glauco e Giulia. Una cronaca che tratteggia la confusione di un’intera generazione di fronte a un futuro, quello che vorrebbe consegnare ai propri figli, di cui non riesce a distinguere i contorni; non potendo fare altro, decide di lasciare loro in eredità il diario di un fallimento, con la speranza che dagli errori commessi possano costruire qualcosa di meglio.
Uno degli aspetti più convincenti de Il padre infedele è quello prettamente stilistico. La scelta di narrare in prima persona, scegliendo la forma del diario e dividendo il racconto in scene e capitoli, si rivela adeguata e concorre a dare una marcia in più alla storia. Un altro aspetto molto interessante di questo romanzo è il mutamento di registro che avviene in concomitanza dei diversi momenti che si susseguono nella storia, con un’alternanza di toni completamente diversi quando il protagonista svolge la sua funzione di padre rispetto a quelli che caratterizzano le sue avventure erotiche. Uno scarto che sembra del tutto funzionale a descrivere la personalità di Glauco, un uomo che ha spesso praticato l’infedeltà, non tanto verso Giulia, quanto nei confronti della sua stessa persona, dedicandosi alla ricerca ossessiva di un successo in cui è il primo a non credere sino in fondo. Altro aspetto stilistico da mettere in evidenza è il perfetto equilibrio che viene raggiunto nel sempre difficile rapporto tra racconto e trattazione: Scurati riesce a definire la sua visione del mondo, nascondendo però questo intento dietro un modo di raccontare che risulta sempre molto efficace.
Il risultato è un romanzo che riesce a far riflettere su un tema complesso come la voglia di genitorialità che assale uomini ormai arrivati alla soglia della maturità, ritrovandosi a dover fare i conti con quella che sentono come una vera e propria inadeguatezza di fondo, provando così a cercare risposte che rischiano di provocare un vero e proprio corto circuito.
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