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“Il nome della rosa… è rosa” di Roberto Corradi: rivisitare i grandi classici è possibile

Roberto Corradi, Il nome della rosa... è rosaCol suo libro Il nome della rosa... è rosa. 10 finali per 10 storie che sembravano già finite ma magari invece no, edito da Imprimatur Editore, Roberto Corradi appaga un desiderio di noi lettori. Spesso, infatti, quando si legge un romanzo che ci appassiona, vorremmo che le pagine non finissero mai. Si ha la curiosità di conoscere il prosieguo della vicenda anche dopo la parola “fine”, ma, dovendo accettarne la conclusione, ci si rassegna a fantasticare su quello che potrebbe accadere ai protagonisti. Ebbene, l'autore ci esime da questa fatica almeno per alcune storie: scrive il seguito del finale di dieci racconti o romanzi famosi.

Non dobbiamo immaginare, tuttavia, una continuazione della narrazione in linea con lo spirito di colui che originariamente ha inventato la storia, perché, al contrario, Corradi opera una ricostruzione dei personaggi del tutto personale, offrendo degli stessi un’interpretazione sardonica, forse cinica, per certi aspetti surreale, nel complesso comica.

Scorrendo alcuni esempi, troviamo la dolce Cenerentola, sposata, bellissima, ricchissima, con il tic delle pulizie (tanto per non perdere l’abitudine), un accento ciociaro che fa sbiadire un po' della sua grazia (ma che ricorda le sue umili condizioni) e vittima di una tallonite acuta. Accanto alla fanciulla, il famoso principe azzurro, suo consorte, che tanto azzurro nell'animo non è, anzi sembra piuttosto un tiranno sanguinario con il pallino per gli affari.

Nel Nome della rosa... è rosa leggiamoanchela prosecuzione del romanzo Il nome della rosa, dal quale è stato cancellato ogni aspetto fosco. Infatti, seguiamo con divertimento le vicende del monaco Guglielmo da Baskerville, il quale, sotto lo sguardo atterrito del suo giovane discepolo Adso da Melk, subisce un'incredibile metamorfosi, trasformandosi da uomo studioso e devoto in eccentrico e goliardico mattacchione con uno spiccato ed esilarante accento barese. Fra' Guglielmo, infatti, si concede allegramente pernacchie, battute irriverenti e una condotta bizzarra che lasciano del tutto perplesso il povero Adso, ribattezzato affettuosamente “Azzo”.

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Roberto CorradiAncora: assistiamo alle vicende del don Abbondio dei Promessi Sposi che, distrutto dai sensi di colpa per aver impedito le famose nozze, conclude in modo tragico la sua remissione spirituale in un finale cinico di cui è sempre Renzo a subire le conseguenze.

Scomodando addirittura il Vangelo, Roberto Corradi ci racconta perfino come Lazzaro, resuscitato da Cristo, vive la sua condizione e come reagiscono parenti, vicini e l'intera comunità al suo ritorno dal regno dei morti. Non solo: lo scrittore immagina che i graziati vogliano organizzare una protesta contro Gesù affinché questi desista dal concedere ulteriori miracoli, che porterebbero solo guai, a detta degli stessi interessati.

Roberto Corradi, con il suo Il nome della rosa... è rosa, mette in scena una carrellata di finali tragicomici, senza prendersi troppo sul serio, portando avanti una versione caricaturale di dieci storie, snaturandole di ogni tinta sentimentale e romantica, rivestendole piuttosto di una sfumatura grottesca e accentuando gli aspetti ridicoli di ogni personaggio o situazione. L'autore elimina lo scopo educativo, il sogno e la fede, trasformando tutto in una burla.

Interessante è, inoltre, l'adattamento stilistico operato dallo scrittore nel redigere i finali delle dieci storie. Corradi, infatti, gioca con il linguaggio: conforma l'espressione linguistica a quella dei testi originali, ma la semplifica per renderla maggiormente fruibile ai lettori, dimostrando in ciò abilità e tecnica.

Chi ha amato i racconti e i romanzi scelti da Corradi, potrebbe sentirsi defraudato nel leggere le manipolazioni dei personaggi realizzate dall'autore. Tuttavia, se il lettore sta al gioco e si lascia andare all'atmosfera surreale creata dallo scrittore, può sorridere e divertirsi, godendosi dieci inconsueti finali alternativi che non intaccano, né intendono farlo, il valore delle opere originali riproposte ne Il nome della rosa... è rosa.

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