Il Museo di Roma in Trastevere dedica una mostra fotografica alla storia del Ruanda
A partire dall’8 ottobre 2014 il Museo di Roma in Trastevere ospita la mostra fotografica dal titolo Scatti di Memoria. Rwanda 1994-2014. La rassegna, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla XII Commissione Consiliare Permanente Turismo Moda Relazioni Internazionali, è frutto della collaborazione tra l’associazione Umubyeyi Mwiza Onlus Ngo e l’artista romano Angelo Savarese. L’intento è quello di ripercorrere la storia più recente del Ruanda, a distanza di vent’anni dal genocidio, tra riconciliazione e sfide della contemporaneità.
Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente almeno 500.000 persone secondo le stime di Human Rights Watch; il numero delle vittime, tuttavia, salì fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone. La maggioranza non perì sotto le bombe o le mitragliatrici, ma cadde squarciata e maciullata da armi molto più primitive: machete, martelli, picche e bastoni.
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«Mentre nei sistemi hitleriani e staliniani la morte era inferta da carnefici di istituzioni specializzate come le SS o l’Nkvd e il delitto era affidato ad apposite formazioni operanti in luoghi segreti, in Ruanda si voleva che la morte venisse inferta da tutti, che il crimine fosse il prodotto di un’iniziativa di massa e, per così dire, popolare; un cataclisma naturale collettivo dove tutte le mani indistintamente si immergessero nel sangue di gente considerata nemica dal regime», scrive Ryszard Kapuściński in Ebano, libro pubblicato da Feltrinelli nel 2000 che raccoglie una serie di esperienze vissute dall’autore nei quarant'anni trascorsi in terra africana nella veste di corrispondente.
La mostra dura fino alla metà di gennaio 2015 ed è un’ottima occasione per ripercorrere una delle pagine più efferate della nostra storia più recente e riflettere sulle conseguenze nefaste dei confini territoriali ed etnici tracciati ex post dal colonialismo europeo.
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