Il mondo visto con gli occhi di un ragazzo. “Baco” di Giacomo Sartori
Puntata n. 101 della rubrica La bellezza nascosta
«Oggi sono stato a trovarti, e t’ho vista proprio bene, lì nel bianco del silenzio. Quello che tutti chiamano silenzio per me non è vero silenzio, è anzi un frastuono che cova nel mio corpo, o per meglio dire un’apoteosi di colori, ma tu lo adori. Non hai mai sopportato la confusione, e hai il pallino del bianco. Non a caso nelle fotografie dell’India nuoti in tuniche immacolate: sembri una fata. E pure per accudire le arnie ti travesti da cigno arcigno, nascondendo i tuoi capelli che ricordano i riflessi del sole sul petrolio. Secondo te anche le api adorano il bianco, è un colore che le pacifica».
Alcune vite hanno coordinate differenti, percepiscono la realtà da un’altra angolazione. Alcuni osservano gli oggetti come se fosse sempre la prima volta, posseggono movimenti diversi, sensazioni emozionali straniere. Sono quelli che hanno gesti da tradurre, quelli che spalancano gli occhi per un rumore troppo forte, quelli che si sentono in trappola dentro un abbraccio, che non parlano o che parlano senza riuscire a spiegarsi per bene. Ci sono alcuni essere umani che hanno bisogno di un alfabeto segreto per stare al mondo, che hanno bisogno di silenzio, che hanno bisogno di qualcosa a cui restare aggrappati, qualcosa di estraneo ai più, qualcosa che potrebbe sembrare, a una prima occhiata, irreale.
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Giacomo Sartori è nato a Trento nel 1958, Baco è stato pubblicato dalla casa editrice Exorma.
Un ragazzino sordo e con importanti problemi relazionali ci parla in prima persona di uno spezzone decisivo della sua vita. Ci racconta delle sue preoccupazioni. Sullo sfondo, un mondo in cui la tecnologia avanza e domina, un nonno che prova a mantenere la pazienza necessaria, una madre assente a causa di un incidente stradale, un fratello geniale, un padre che appare ancora bambino e Baco, un’intelligenza artificiale.
In questo scenario si muove il ragazzino con il corpo che sembra una biglia impazzita, che cerca di farsi capire attraverso i segni e che si stupisce delle reazioni, ai suoi gesti, di chi gli vive accanto.
Baco è senza dubbio un romanzo intenso, nel quale la trama si unisce e diventa un tutt’uno con la scrittura; Sartori ci fa vivere dentro la mente di un ragazzino problematico, ci fa camminare nei suoi pensieri, nelle sue illusioni e nelle sue delusioni; lo stile è fresco e preciso e le pagine si leggono velocemente.
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I personaggi descritti dal ragazzino sembrano, a tratti, delle caricature, e questo capita perché ciò che noi vediamo è quello che vede il protagonista, e la sua visione della realtà e degli eventi è forse distorta, forse semplicemente originale.
«Cara mamma questo è un messaggio che non ti spedirò, perché certe frasi non possono viaggiare nelle fibre ottiche, farebbero troppi danni. Sono come quelle bombe che è meglio che se ne stanno nei film, senza fare male a nessuno di reale. Ne abbiamo parlato fino a sfiancarci con la Logo, e siamo arrivati a questo compromesso. Lei insisteva e insisteva, diceva che spedirti un bel resoconto era proprio quello che ci voleva, e questo e quell’altro. Io però ho tenuto duro, perché sono sicuro del fatto mio.»
Giacomo Sartori si conferma uno dei migliori scrittori contemporanei che abbiamo in Italia, Baco è anche un romanzo sul dramma, sull’accettazione degli eventi che non siamo in grado di controllare, sui legami che spesso aiutano molto di più delle regole; sulla forza e sulla speranza. Una storia in cui le parole usate vengono fuori senza essere ponderate e pensate dal protagonista, vengono via senza filtri e quindi, forse, senza la necessaria empatia. Ma forse, il vero personaggio principe è proprio Baco, un virus, qualcosa di artificiale che dovrebbe aiutare e che invece sabota, come forse capita sempre più spesso al di fuori di queste pagine.
«Sotto ciascuno piede, ti ho attaccato una coppia di microelettrodi, adoperando i cerottini che avevo portato da casa. Baco utilizza adesso anche la medicina tradizionale cinese, non chiedermi dove ha imparato. Per finire ho fatto le operazioni che mi aveva detto di fare, mettendo in relazione i vari componenti con il PC».
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In una realtà che va sempre più veloce ci sono buchi enormi tra le persone, in un posto, il mondo, sempre più tecnologico, c’è un’involuzione dell’uomo che colpito da milioni di input differenti preferisce farsi trascinare che trascinare, preferisce restare fermo e farsi colpire piuttosto che agire.
Per la prima foto, copyright: Amanda Dalbjörn su Unsplash.
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