Il metodo di lavoro di Dacia Maraini
Ho potuto conoscere il metodo di lavoro di Dacia Maraini grazie all’incontro che, mercoledì 16 maggio, si è tenuto al teatro comunale di Sant’Oreste, un comune a circa 50 km da Roma. In occasione del secondo festival della letteratura l’autrice ha presentato il suo ultimo romanzo Le tre donne (Rizzoli). Grazie all’iniziativa della biblioteca comunale, di cui faccio parte come volontaria, ho così avuto la possibilità di conoscere l’autrice e di poterle fare qualche domanda sul metodo di lavoro che adotta quando scrive un romanzo.
Dacia Maraini è una delle più grandi voci del Novecento, tra le sue opere più importanti bisogna sicuramente ricordare: L’età del malessere, suo secondo romanzo, che portò l’autrice ad affermarsi nel panorama letterario italiano, Lunga vita di Marianna Ucrìa, uno dei suoi romanzi più famosi e apprezzati presso il grande pubblico, con cui vinse nel 1990 il Premio Campiello, la raccolta di racconti Buio che vinse il Premio Strega nel 1999 e La ragazza di via Maqueda, pubblicato nel 2009.
Prima di Le tre donne (2017), ha pubblicato La bambina e il sognatore nel 2015.
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COME NASCE L’ISPIRAZIONE
Dacia Maraini non sa da dove nasca l’ispirazione, ogni autore ha il suo metodo creativo ma immagina che lo scrittore sia come un palombaro che scende nelle acque buie dell’inconscio e riporta alla luce dei reperti, che sono già presenti ma che solo l’autore riesce a portare in superficie.
Racconta che i personaggi vengono a bussarle alla porta, come nel testo pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore. Prendono con lei un tè o un caffè e si raccontano, se dopo le chiedono di fermarsi a cena e poi addirittura un letto per dormire capisce che si sono accomodati a casa sua e nella sua immaginazione.
In questo ultimo romanzo, Le tre donne, probabilmente i personaggi si sono presentati insieme. Le tre donne sono una nonna, una madre e una figlia e sono perciò molto legate tra loro.
IL RAPPORTO CON I PERSONAGGI
Dacia Maraini ritiene che l’autore non debba essere un burattinaio. I personaggi sono autonomi, si siedono nella sua casa e si raccontano.
Quando ne parla sembra menzioni dei suoi vecchi amici di cui ricostruisce i legami, le parentele e gli accaduti. In particolare racconta di come in Lunga vita di Marianna Ucrìa avesse costruito la storia seguendo un arco narrativo che immaginava si dovesse concludere con la morte della protagonista ma Marianna Ucrìa non voleva morire. È per questo motivo che, alla fine del romanzo, va semplicemente via.
Questo è il caso in cui un personaggio si impone all’autore.
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IL LAVORO DI SCRITTURA NEL ROMANZO LE TRE DONNE
Ne Le tre donne non c’è una voce narrante. Dacia Maraini ha lavorato perciò sulle loro tre voci, seguendo il metodo teatrale.
Racconta di aver fatto, da giovane, la volontaria in un teatro svolgendo un importante ruolo culturale. Ha imparato a occuparsi di tutto, dalle luci al suono.
Usa spesso il metodo teatrale per scrivere i suoi romanzi perché in teatro i personaggi devono presentarsi da soli. È con il dialogo che si deve far capire la corporeità e cosa sta accadendo sulla scena. Oltre a usare questo metodo per i romanzi scrive anche testi teatrali ed è la sua conoscenza sul campo a fare la differenza perché le permette di scrivere scene più accurate. Quando scrive un monologo di un personaggio, per esempio, lei immagina anche il tipo di luce, lo spazio occupato da tale personaggio sulla scena e tutto ciò che si svolgerà intorno. Difficilmente qualcuno senza esperienza ci riuscirebbe.
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IL METODO DI LAVORO
Dacia Maraini scrive al computer e lavora alla stessa storia per almeno due anni. Racconta che non riuscirebbe a finire un romanzo prima.
Riscrive abitualmente la storia dall’inizio anche settanta volte, lo trova molto utile.
Gli editori ormai, proprio perché hanno adottato una linea consumistica, fanno molte pressioni agli scrittori. Dacia Maraini racconta che vorrebbero che scrivesse un libro ogni sei mesi ma per lei è come chiedere a una donna di cinque mesi di partorire. Impossibile. Però si può imparare a dedicarsi ad altro. Se per scrivere un romanzo le ci vogliono almeno due anni allora può dedicarsi ai testi teatrali, agli articoli e ad altre forme che non le richiedono tutto questo impiego di tempo.
Dacia Maraini spiega che il tempo necessario per scrivere un romanzo non le serve solo effettivamente per metterlo su carta ma è anche un tempo personale, spirituale quasi, in cui anche l’autore vive quel tempo come un cambiamento. Per questo, a suo parere, non avrebbe senso scrivere un romanzo di tre pagine. Per indagare sul tempo un libro necessita del tempo di essere scritto e di essere letto.
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LA CONDIZIONE NECESSARIA PER LAVORARE
Il silenzio. Secondo Dacia Maraini ogni autore quando scrive ha bisogno di ritirarsi nella propria sfera personale ed è solo con il silenzio che ciò è possibile.
È abituata a lavorare otto ore al giorno.
Quando può lascia la casa di Roma per un luogo più tranquillo dove trovare quel silenzio che l’aiuta a raccogliersi per scrivere.
Quando poi finisce di lavorare esce a fare una passeggiata nei boschi o nel paese, incontra la gente del posto e soprattutto cucina, trova sia utile toccare oggetti vivi e concreti.
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