“Il libro delle cose nuove e strane” di Michel Faber
Chi ha letto i romanzi di Michel Faber sa che lo scrittore olandese ama costruire le sue lunghe narrazioni partendo da generi e modelli ben sfruttati (il melodramma alla Dickens in Il petalo cremisi e il bianco, il romanzo fantascientifico in Sotto la pelle) per innovarli e arricchirli delle proprie riflessioni.
Nel suo ultimo romanzo (Faber ha dichiarato che non ne scriverà altri), Il libro delle cose nuove e strane (Bompiani 2015, traduzione di Alberto Pezzotta), il punto di partenza è ancora la fantascienza, con chiari rimandi a film e fumetti apocalittici. Nella pagina dei ringraziamenti, Faber dichiara espressamente il proprio debito nei confronti della squadra di autori, disegnatori e inchiostratori in forza alla Marvel Comics negli anni Sessanta e Settanta. I loro fumetti, amati da bambino, continuano a divertirlo ancora oggi, tanto da avere ispirato i nomi dei personaggi del suo nuovo romanzo.
Ecco la trama. Il giovane Peter Leigh ha un passato da alcolista, tossico e ladruncolo; incontrata l’infermiera Beatrice, però, trova la fede e scopre la propria vocazione di pastore, abilissimo nel sedurre la gente con sermoni commoventi e appassionati. Peter e Bea si sposano e passano qualche anno a convertire alla fede cristiana i poveri della periferia di Londra. Aiutando gli ultimi, si mettono a volte nei guai con la giustizia, ma ne escono sempre, perché sono nel giusto e – ne sono certi – Dio è dalla loro parte.
Tutto cambia e la coppia è costretta a separarsi quando l’USIC, una potentissima multinazionale il cui nome è un acronimo oscuro ai più, assolda Peter per evangelizzare gli abitanti di Oasi, un pianeta lontano ma relativamente simile alla Terra sul quale i terrestri hanno costruito una base. Su Oasi un gruppo di tecnici e ingegneri è intento, pare, a produrre energia e trovare il modo di rendere migliore la vita sulla Terra. Gli scopi dell’USIC, tuttavia, non sono trasparenti per il pastore, che si descrive come un ingenuo, uno che fa fatica a capire le cose. Il lungo viaggio interstellare del resto lo ha stremato, e gli ci vorrà del tempo per conoscere la natura e la gente di Oasis, per capire quale sia il suo compito sul pianeta, e infine per accorgersi di come la lontananza siderale dalla moglie metta a rischio il loro pur solido rapporto.
Anche Bea si era candidata con l’USIC per seguire Peter nella sua missione su Oasi, ma senza successo, e in nome della fede aveva accettato che il marito si imbarcasse da solo in una spedizione molto rischiosa, forse senza ritorno. Da Oasi Peter può comunque comunicare con la moglie, grazie a un costosissimo scambio di messaggi elettronici attraverso l’iperspazio.
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Nel romanzo i resoconti di Bea su quanto accade sulla Terra fanno da controcanto alle avventure del missionario nello spazio. Mentre ci si aspetterebbe per Peter una vita difficile su un pianeta poco adatto agli umani, è sulla Terra che le cose si fanno intollerabili, le catastrofi naturali e finanziarie si succedono senza sosta e Beatrice comincia a disperare. La vita su Oasi invece è regolata al limite della noia, e convertire gli oasiani è un gioco da ragazzi, perché sono un popolo desideroso di Gesù. Peter scopre addirittura di essere stato mandato su Oasi su richiesta dei suoi abitanti, e che in fin dei conti laggiù non c’è più nessuno da convertire. Si appassiona però alla vita con il suo nuovo, strano popolo. Sarà lui forse a imparare dagli oasiani più di quanto non possa loro insegnare.
Il libro delle cose nuove e strane conta quasi 590 pagine, una lettura certo lunga ma incalzante. Faber è molto bravo nel tener viva la suspense, mentre costruisce pian piano il romanzo: si va avanti a leggere, desiderosi di capire gli enigmi che un po’ inquietano Peter, un po’ gli sfuggono. Si impara la storia dei personaggi e della vita su Oasi via via, grazie a riflessioni, ricordi, ai messaggi elettronici che Peter e Bea si inviano attraverso l’iperspazio. In ciascun capitolo i protagonisti si lasciano andare a ricordi e riflessioni disparate, a volte triviali, ma non si perde mai il filo della storia.
Il libro delle cose nuove e strane è la Bibbia, così definita dagli oasiani, che sono ansiosi di conoscerla bene, con l’aiuto del loro pastore. Peter dovrà impiegare tutta la sua inventiva per parafrasare il Nuovo Testamento e rendere in un inglese comprensibile al suo gregge concetti anche semplici – quello di pecora per esempio – per i quali però non c’è su Oasi nessun equivalente. Oasi è un pianeta brullo e quasi privo di animali, ma Peter trova affascinanti le sue distese di terra marrone, la pioggia danzante al sapore di melone e le notti lunghe tre giorni. Gli oasiani, poi, sono dei tipi impenetrabili nell’aspetto, nella lingua e negli usi. Il racconto trasporta il lettore, fitto com’è di avvenimenti, personaggi e luoghi spesso straordinari descritti in modo vivido e dettagliato.
Si può pensare che Faber, l’appassionato di fumetti, si sia divertito a immaginare le caratteristiche del pianeta e dei suoi abitanti. Il libro, tuttavia, non è solo un divertimento. Sembra una riflessione sulla fede, sul senso di ciò facciamo e su quanta consapevolezza ne abbiamo (fino alla fine, Peter non sa bene quale sia il suo ruolo su Oasi e non si chiede come mai i colonizzatori dell’USIC, che non credono in nessun dio, vogliano evangelizzare il pianeta). Una volta sbalzati in un’altra vita, in un mondo lontanissimo, le cose in cui crediamo, il rapporto con le persone che amiamo, tutto è messo in discussione. Così le nostre azioni e gli affetti dipendono, nostro malgrado, dal luogo e dalle circostanze in cui ci troviamo.
Il libro delle cose nuove strane di Michel Faber è un romanzo strano anch’esso, e forse merita una seconda lettura perché si possa cogliere e apprezzare appieno tutto quanto vi viene raccontato.
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