Il lato oscuro delle cose. Archeologia del fantastico e dei suoi oggetti
Il lato oscuro delle cose. Archeologia del fantastico e dei suoi oggetti (Mucchi, 2020) è un saggio scritto da Ezio Puglia, ricercatore universitario che da tempo si occupa della letteratura fantastica, un genere nato in Europa nel diciannovesimo secolo e che conta fra i suoi protagonisti alcuni dei massimi scrittori del tempo, a partire da E.T.A Hoffmann (1776-1822), autore tedesco che viene considerato il padre di questo genere di narrativa.
Attraverso l’analisi di testi famosi e particolarmente significativi, Puglia traccia una sorta di storia della letteratura fantastica evidenziandone un aspetto particolare: quello che vede al centro delle narrazioni degli oggetti, spesso di uso comune e non particolarmente appariscenti, a cui gli scrittori attribuiscono caratteristiche insolite, oscure, cariche di significati simbolici e destinate a segnare pesantemente le vite dei personaggi.
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A differenza di quei romanzi in cui il fantastico si esprime nella costruzione di mondi particolari, magari popolati da personaggi non umani (ad esempio nel fantasy e nella fantascienza), nei racconti e nei romanzi presi in esame nel saggio ci troviamo invece in presenza di protagonisti che, a prima vista ,sembrano ben inseriti nella società reale del loro tempo, ma le cui esistenze vengono progressivamente sconvolte a partire dal momento in cui entrano in contatto con qualche oggetto particolare. Scrittori come Nathaniel Hawthorne (1804-1864) sono in grado di creare un’atmosfera carica di mistero senza ricorrere a nessun elemento soprannaturale, ma semplicemente descrivendo l’incomprensibile scelta di un pastore protestante che a partire da un certo giorno decide di mostrarsi in pubblico sempre e solo con il viso nascosto da un fitto velo nero, come quelli usati all’epoca dalle vedove: l’incapacità di comprendere la motivazione di questo gesto getta dapprima nello sconcerto e poi nell’inquietudine i suoi parrocchiani.
Per Théophile Gautier (1811-1872), invece, l’oggetto inquietante è la treccia bionda della moglie morta che un uomo conserva come una reliquia, restandone ossessionato a tal punto da precludersi ogni speranza per il futuro. Secondo Puglia, E.T.A. Hoffmann, di cui analizza alcuni racconti, sembra divertirsi a ingannare il lettore coinvolgendolo in un gioco continuo tra realtà e apparenza, quando racconta episodi che possono apparire soprannaturali fino al momento in cui lo scrittore ne fornisce una soluzione realistica, che però non impedisce a chi legge di rimanere nel dubbio.
Sono tanti i temi affrontati in questa storia letteraria così particolare e ricca di spunti per ulteriori approfondimenti. L’Ottocento è il secolo in cui il mondo occidentale vive una fase di enorme evoluzione, fatta di grandi progressi scientifici e tecnologici, ma questi cambiamenti generano sia una visione ottimistica del futuro, come avviene con la nascita del positivismo, sia un certo timore, che può portare a rifugiarsi nell’irrazionale: non a caso, in Germania come in Francia si assiste anche a un ritorno al fiabesco. I grandi autori esaminati da Puglia sembrano dare voce al lato irrazionale dei loro contemporanei, a tutte quelle paure e retaggi del passato, come il timore di spiriti e fantasmi, da cui il progresso non sembra essere in grado di liberarli completamente.
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Tracce della letteratura fantastica ricompaiono anche in seguito, sia pure in altre forme e con personaggi e ambientazioni completamente differenti, nella letteratura del ventesimo secolo, a cui sono dedicati gli ultimi capitoli del libro: secondo Puglia le possiamo trovare in Pirandello, Savinio, Buzzati, Cortazàr, ma anche in Joyce, Virginia Woolf e persino in Sartre.
Il lato oscuro delle cose è un saggio ponderoso, ricco di note e rimandi (com’è tipico dei testi pensati in ambito universitario)che forse appesantiscono un po’ la lettura, ma è senz’altro interessante per i cultori del genere fantastico e per chi vuole affrontare la lettura dei principali autori ottocenteschi da un punto di vista molto particolare.
Per la prima foto, copyright: Breno Machado su Unsplash.
Per la terza foto, copyright: Elti Meshau su Unsplash.
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