Il lato oscuro dell’anima. “Il Golem” di Gustav Meyrink
Ad accompagnare la nascita di una nuova collana denominata Gotica e dedicata al mondo dell’occulto, la casa editrice Skira ha scelto Il Golem di Gustav Meyrink (tradotto da C. Mainoldi). Per le future pubblicazioni, infatti, l’editore milanese propone una serie di classici senza tempo della letteratura internazionale dedicati a magia, mistero ed esoterismo.
Cabala, alchimia e storie fantastiche alimenteranno le fantasie e i ricordi dei lettori più appassionati, ospitando pubblicazioni di autori come Bram Stoker,Helena Blavatsky, William Beckforde il celebre Howard Phillips Lovecraf.
Il Golem segna il via, conducendoci all’interno della città di Praga: gotica e misteriosa per antonomasia, città ricca di enigmatiche atmosfere dal carattere cupo e inquietante. Lo sfondo perfetto, insomma, per un romanzo scritto da un autore che scelse di abbandonare la carriera da banchiere per dedicarsi alle sue pulsioni più nascoste: occultismo, esoterismo e spiritismo.
Gustav Meyrink è noto al pubblico per aver dedicato i suoi lavori a questo a queste tematiche e Il Golem ne è forse l’esperimento più riuscito; sicuramente il più conosciuto.
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Nato nel 1915 come romanzo a puntate, Il Golem finirà poi per consacrare il suo autore fra i più grandi scrittori del genere. Nel corso degli stessi anni, inoltre, la storia fa la sua comparsa fra i primissimi schermi cinematografici dell’epoca attraverso una trilogia denominata Der Golem: pellicole interamente dedicate a questa strana figura mitologica.
Per i più curiosi è doveroso citare il terzo di questi capolavori d’espressionismo, l’unico sopravvissuto e giunto fino ai giorni nostri.Il film in questione è stato intitolato Der Golem, wie er in die Welt kam (Il Golem – Come venne al mondo) ed è un film muto del 1920 diretto da Carl Boese e Paul Wegener.
La vicenda riguardante la nascita di questa creatura si basa, infatti, sulla leggenda di un rabbino che avrebbe modellato il mostro con le sue stesse mani a partire da una forma d’argilla. Per completare la creatura, il rabbino le conferì i poteri della Kabbalah, come quello di dover obbedire a qualsiasi ordine gli venga assegnato lasciandogli un messaggio appeso al collo.
Nella realtà dei fatti, però, il romanzo di Meyrink sfrutta questa leggenda come un semplice pretesto; a interessarlo è una trama che segue strade del tutto diverse.
Al centro del racconto troviamo la figura di un ebreo, intagliatore di pietre preziose: Athasius Pernath; mentre, a far da sfondo alla vicenda, sarà la già citata cittadina di Praga, descritta nei suoi toni più cupi e misteriosi.
Il giorno in cui il protagonista incrocia il suo destino si trova infatti all’interno del duomo, davanti a lui compare un individuo con il quale avviene un fatto curioso quanto innocente: uno scambio di cappelli. Questo gesto, all’apparenza banale, si rivelerà, al contrario, l’incipit di un’avventura surreale.
L’intagliatore di pietre si ritroverà infatti a rivivere in un mondo onirico una vita che non gli appartiene, all’interno dell’antico ghetto ebraico.
Accanto al protagonista, si distinguono figure altrettanto curiose, quali il vecchio rigattiere Aaron Wassertrum, interpretabile come il vero antagonista della storia e conoscitore di segreti che non devono essere svelati. Dal lato opposto della medaglia, il lettore imparerà a conoscere Hiller, un impiegato del municipio ebraico che, nonostante tutto, sembra dotato di competenze legate alle arti magiche e, in particolare, al loro lato benigno. A seguire, ci saranno poi Miriam, la figlia di Hiller e uno studente di medicina non meno bizzarro dei personaggi precedenti.
E il Golem? Quale strana interpretazione ha dato l’autore di questa creatura leggendaria?
La trama del romanzo segue delle linee del tutto singolari. Il Golem compare al lettore sotto le fattezze di un’entità misteriosa tenuta nascosta all’interno di una stanza priva di porte. Il lato strano di questo personaggio è il suo stesso carattere, man mano che si prosegue con la lettura esso assumerà sfumature di una personalità che va all’opposto rispetto a quella del protagonista, rivelandosi come l’incarnazione di quel lato oscuro che, forse, l’intagliatore di pietre non aveva ancora conosciuto. Un alter ego, un tuffo all’interno di una psiche nascosta. Un dettaglio, quest’ultimo, che cattura sia il lettore che il protagonista.
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Per incorniciare questa vicenda, Praga non può che rappresentare la cittadina perfetta. Ogni lato gotico subisce, attraverso la mano di Gustav Meyrink, una sapiente rivisitazione che la porta all’estremo delle sue possibilità. L’autore l’ha resa cupa, misteriosa, una città all’interno della quale permane, oltre alla fede e alla cabala, un pesante alone di inquietudine e mistero. Osserviamo i personaggi come se si muovessero fra vicoli nebbiosi, racchiusi all’interno di enormi bolle ovattate, metafora di una confusione e di un conflitto che non smette mai di ostacolare le loro scelte. Personaggi in costante lotta contro il destino, la vita, contro se stessi e il mondo che li circonda. La Praga descritta da Meyrink ne Il Golem sembra quasi voler simboleggiare lo specchio interiore di ogni personaggio, un piccolo mondo che, di volta in volta, aderisce come un guanto all’inconscio di coloro che vivono questa strana realtà. Un po’ sogno, a volte realtà, spesso menzogna.
In ogni dove fioriscono misteri e supposizioni, molteplici interpretazioni che il lettore non può fare a meno di notare, ritrovandosi in un secondo momento a riflettere; ideando significati nascosti e collegamenti trasversali fra i diversi avvenimenti.
In qualità di uno dei più noti esempi di letteratura espressionistica, Il Golem esercita tutt’oggi un fascino particolare e misterioso. Gustav Meyrink rappresenta il padrino di una nuova collana che saprà senz’altro stimolare le fantasie più ricercate.
Per la prima foto, copyright: Jay Dantinne su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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