Il grido dei bambini vittime delle guerre. “Caro mondo” di Bana Alabed
Bana Alabed, siriana di Aleppo e rifugiata in Turchia dove vive tuttora con la famiglia, scrive le parole che il mondo non avrebbe mai voluto leggere, mai dovuto ascoltare. All'età di otto anni pubblica un libro che è una lunghissima lettera indirizzata a tutti gli abitanti del pianeta che l'ha privata del diritto di essere una bambina. Dear World, pubblicato in Italia come Caro Mondo da TRE60, nella versione tradotta da Eloisa Banfi, è un libro che si spera faccia «venir voglia di aiutare le persone». Come si augura la stessa autrice.
Sotto il peso delle macerie dei palazzi crollati per i continui e ripetuti bombardamenti ad Aleppo est, dove viveva insieme a tutta la famiglia, Bana, incoraggiata dalla madre, cerca di comunicare al mondo intero e soprattutto ai “potenti” di turno quello che sta accadendo perché lei, come il resto degli abitanti del suo quartiere, non riescono a capacitarsi degli orrori cui sono costretti.
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Libri come Caro mondo mostrano tutto il loro essere necessari in quanto accompagnano il lettore dentro le vite di coloro che, troppo spesso, vengono indicati indistintamente come civili, sfollati, rifugiati, migranti… mentre sono delle persone, abitanti, popoli, vite anche molto giovani con diritti quotidianamente violati, calpestati, ignorati. Un testo scritto da una doppia angolazione: quella di una bambina che ancora non ha piena coscienza soprattutto delle conseguenze di ciò che sta accadendo anche se percepisce il male, il dolore e la sofferenza che sta trascinando dentro la sua giovane vita e di tutti i suoi cari; e l'altra, quella di una madre che, pur avendo molta più consapevolezza di quanto sta accadendo e delle conseguenze, non riesce a non avere quasi le stesse reazioni della figlia, dettate dal terrore di un qualcosa che appare ed è troppo “brutto” da poter essere sconfitto.
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Bana e i suoi famigliari si chiedono continuamente come possano essere così crudeli verso dei civili, dei bambini… vittime innocenti di una follia omicida che ha deciso di spaccare una città e un Paese, che prima erano uniti, e annientare tutti coloro che non si sono schierati apertamente con il regime. Non basta essere neutrali ed è impensabile avere un'opinione o un credo differente. Crudeltà a cui il nostro pianeta ha già assistito altre volte, troppe, anche in passato. Bana Alabed cita in apertura del libro Anna Frank, forse la bambina, vittima della follia dei guerrafondai, più famosa. Dietro al racconto di Bana e di sua madre si percepisce una sorta di emulazione positiva, insita nella volontà di dar voce a tutti i bambini, vittime innocenti della follia omicida degli adulti, dei “grandi”, dei “potenti”, degli “estremisti” come anche dei “rivoluzionari”.
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Quando un'azione ha ripercussioni negative sui civili, soprattutto se bambini, è di certo una scelta sbagliata e sarà di sicuro foriera di male, dolore e sofferenza che dovevano essere evitati. Le centinaia di migliaia di vittime innocenti della guerra siriana ne sono la dimostrazione, come lo sono le vittime innocenti di ogni guerra combattuta, ma lo è anche la distruzione di una città antica e «abitata da più tempo». Un luogo che era la casa di Bana e della sua famiglia, come di tutte le famiglie degli sfollati e dei rifugiati che ora qualcuno vorrebbe anche “aiutare a casa loro”, dimenticando o ignorando che queste persone per prime, se avessero potuto scegliere, avrebbero di gran lunga preferito restarsene davvero nelle loro abitazioni, senza bombe né fucili, senza proiettili né macerie a progettare il proprio futuro insieme a parenti e amici, invece di attendere il cessate il fuoco per fare la conta dei morti e dei feriti ed essere costretti poi ad abbandonare tutto per rifugiarsi in un luogo più sicuro.
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Un libro importante, Caro Mondo di Bana Alabed, una lettera che è una speranza per l'umanità.
Per la prima foto, copyright: Jordy Meow.
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