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“Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani, dall’adolescenza all’età adulta

“Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani, dall’adolescenza all’età adultaPubblicato per la prima volta nel 1962, Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (Universale Economica Feltrinelli, 2012) appartiene al ciclo Il Romanzo di Ferrara, opera unica e coesa in cui Bassani raccolse, in oltre quarant’anni di lavoro, tutti i suoi racconti e romanzi aventi come filo conduttore tra loro proprio la città-protagonista, Ferrara.

Roma, 1957. Il protagonista, un Io narrante senza nome, ci conduce nel corpo della trama attraverso i suoi ricordi. Una domenica di aprile, mentre si trova presso le necropoli etrusche in visita con degli amici, il protagonista inizia a ricordare un’altra tomba, maestosa e imponente, che doveva accogliere la ricca famiglia dei Finzi-Contini. Ma tra i componenti di questa famiglia borghese di Ferrara che popola i ricordi del protagonista, solo Alberto vi troverà sepoltura, gli altri membri saranno deportati nei campi di concentramento perché ebrei. Il finale è quasi subito svelato non permettendo al lettore di vagheggiare su una possibile risoluzione positiva della vicenda. Ma, tuttavia, il narratore non riesce a contenere i ricordi che lo inducono ad altre memorie, trascinandoci nella sua giovinezza fra le mura di cinta e il giardino.

 

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È il 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali. Gli ebrei vengono banditi da scuole, biblioteche e circoli. Micòl e Alberto Finzi-Contini sono due giovani ebrei rampolli dell’alta borghesia ferrarese avvolti da sempre dall’ambiguità e dal mistero ma che, in vista di queste esclusioni, decidono di aprire le porte del fantomatico giardino della loro casa, luogo da sempre avvolto nella riservatezza in cui mai nessuno era entrato. Ogni pomeriggio un gruppo di coetanei si ritrova nell’atmosfera luminosa e sospesa del giardino, un piccolo Eden che distoglie i ragazzi da ciò che avviene fuori le mura: la politica, l’antisemitismo, il progredire della guerra.

Il primo incontro del protagonista con Micòl avviene nove anni prima, quando il narratore se ne innamora. A seguito dell’invito a partecipare alle partite di tennis in giardino, il protagonista riscopre quel primordiale sentimento giovanile. Con il sopraggiungere dell’autunno, a Ferrara, si snoda l’amore fra Micòl, figura controversa ed enigmatica, e la voce narrante. Attraverso le loro esplorazioni nel giardino emergerà una dinamica di confronto interessante e un diverso approccio alla vita; base di un amore che sarà soltanto sperato, dal protagonista, e che non germoglierà mai. Il rapporto ambiguo fra i due giovani viene scambiato dal narratore come qualcosa che, in divenire, potrà arrivare a essere più intenso. Con l’avanzare dell’inverno Micòl deciderà di partire per Venezia per ultimare la tesi e l’idillio si spezzerà; il protagonista continuerà a frequentare casa Finzi-Contini nella speranza di tenere in vita quell’amore già proiettato al declino. Micòl, tornerà in occasione della Pasqua ebraica e dopo l’ennesimo approccio fallito da parte del narratore, sarà la ragazza stessa a spiegargli come, per due persone come loro così simili, sarebbe impossibile un amore reale:

«Io… io le stavo di fianco, capivo?, non già di fronte: mentre l’amore – così, almeno, se lo immaginava lei – era roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda: uno sport crudele, feroce, ben più crudele e feroce del tennis!, da praticarsi senza esclusione di colpi e senza mai scomodare, per mitigarlo, bontà d’animo e onestà di propositi. [...] E noi? Stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto e per tutto come due gocce d’acqua (“e gli uguali non si combattono, credi a me!”), avremmo mai potuto sopraffarci l’un l’altro, noi?»

“Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani, dall’adolescenza all’età adulta

Il giardino è un luogo di sospensione incastonato in una realtà storica che sembra solo essere lo sfondo di quella che è la storia di un amore che si scontra con la realtà, metafora delle speranze infantili che, infrangendosi, lasceranno il posto alla vita adulta. La vicenda dei due giovani sembra mettere in secondo piano l’aspetto storico-politico. Tuttavia la prospettiva assunta dal narratore è una rievocazione. Un soliloquio improntato sulla memoria. Il lettore conosce già il destino dei protagonisti. All’interno di questa micro-società, emergono i temperamenti e le caratteristiche di chi la popola: La vitalità di Micòl, opposta alla riservatezza e alla fragilità del fratello Alberto, che troverà una similitudine nell’idealismo di Giampiero Malnate, altro frequentatore del giardino che morirà nella campagna in Russia. C’è una differenza significativa fra i due idealismi: se Giampiero combatte per cambiare il mondo e crede nelle sue idee politiche, Micòl, non confida nel futuro, quasi come un presagio che in effetti si compirà: si dona al giorno senza aspettative, volgendosi indietro verso «Il dolce, pio passato». L’Io narrante, al contrario, dotato di una profonda sensibilità, riesce a scalfire la superficie delle cose. Le visite a Micòl si diraderanno fino a cessare del tutto, e verranno sostituite con serate trascorse in compagnia di Malnate a parlare di politica.

La parte più interessante dell’opera di Bassani sarà però il colloquio risolutore con l’anziano padre dell’io narrante che vedrà nella diversità del figlio il punto di partenza su cui costruire il suo percorso personale, spronandolo a vivere il rifiuto di Micòl come un ritorno a sé stesso da cui ripartire, un modo di essere consapevoli della propria realtà per poi tirarsi su, per andare avanti. Il discorso con il padre anziano lo convince a non cedere più alle proprie illusioni. Il protagonista si recherà ancora un’ultima volta nel giardino dei Finzi-Contini, ripercorrendo i luoghi del suo amore, avendo la sensazione, seppur senza certezza, che l’amante segreto di Micòl sia proprio Malnate.

“Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani, dall’adolescenza all’età adulta

Il romanzo si chiude con un commiato silenzioso a Micòl, al giardino, e a tutto quel mondo sospeso, metafora della giovinezza che lascia il posto alla vita vera, adulta, con cui il protagonista dopo la chiusura definitiva del capitolo Finzi-Contini avrà modo di scontrarsi. L’uscita dal giardino sarà preludio di un percorso storico doloroso, annuncio della vita adulta. L’intero romanzo è pervaso da un’intonazione tendente al passato, nostalgica, da un perenne senso di perdita e malinconia, è un romanzo di formazione che catapulta il protagonista verso una realtà amara e tagliente che con nostalgia si volge alla contemplazione dei ricordi passati, poiché solo nella memoria, le cose ritrovano la loro perfezione:

«La mia ansia che il presente diventasse subito passato, perché potessi amarlo e vagheggiarlo a mio agio, era anche sua, tale e quale. Era il nostro vizio, questo: d’andare avanti con la testa sempre voltata all’indietro.»

 

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La delicatezza stilistica di Giorgio Bassani sottolinea l’atmosfera sospesa del romanzo. Il giardino dei Finzi-Contini riflette, infatti, una condizione in cui ogni lettore può immedesimarsi: il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.

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