Il gelataio italiano che salvò gli ebrei ungheresi
La Giornata della Memoria si avvicina e quest’anno vogliamo celebrarla anche raccontandovi una storia molto particolare. Quella di Francesco Tirelli, gelataio italiano trasferitosi a Budapest negli anni Trenta del secolo scorso, dove riuscì a salvare moltissimi ebrei dalle deportazioni nei campi di sterminio e dunque da morte certa, grazie a un piccolo stratagemma. Ma andiamo con ordine.
Originario di Campagnola Emilia, la storia di Francesco Tirelli è raccontata in un bellissimo libro illustrato intitolato Il gelataio Tirelli. Giusto tra le Nazioni, scritto dall’israeliana Tamar Meir con le illustrazioni di Yael Albert.
Pubblicato in Italia da Gallucci editore, nella traduzione di Joshua Kalman e Cesara Buonamici, il libro ripercorre la vita di Francesco Tirelli, dall’infanzia fino al trasferimento a Budapest e all’apertura della famosa gelateria.
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Qui Francesco conosce Peter, un ragazzino ebreo, che salverà dalle persecuzioni naziste, nascondendolo nel retrobottega della sua gelateria, insieme a molti altri ebrei di cui si occuperà fino alla fine della guerra.
Nel 2008, grazie a numerose testimonianze, tra cui anche quelle di Chaim Meyer e Chana Hedwig Heibrun, Yad Vashem, l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah, lo ha dichiarato “Giusto tra le Nazionali” sia per aver trasformato il suo negozio in un nascondiglio per gli ebrei sia per aver organizzato altre “case di salvataggio” e soprattutto perché, come riporta la motivazione ufficiale, «il gelataio visitava i suoi protetti nei nascondigli, portando loro cibo e occupandosi delle loro necessità sanitarie».
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È proprio dalla viva voce di uno dei “salvati” di Francesco Tirelli che Tamar Meir ha appreso la sua storia. È stato infatti Isacco Meir, il suocero di Tamar, a raccontarle di come Francesco abbia messo a rischio a la sua vita per di offrire la salvezza a lui e a tanti altri ebrei ungheresi.
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