Il flebile confine tra pittura e scrittura in Baudelaire e Zola
Nella cultura popolare francese, l’arte e la letteratura si sono sempre influenzate reciprocamente, in qualche maniera. Basti pensare al rapporto di due dei più grandi romanzieri dell’Ottocento, Alexandre Dumas e Victor Hugo, con le opere di grandi pittori come Picasso, Gustave Doré e Raoul Dufy, e i dipinti La zattera della Medusa (Le Radeau de la Méduse, Théodore Géricault), di cui parlò anche Émile Zola ne L’ammazzatoio (L’assommoir, 1877), e La libertà che guida il popolo (La Liberté guidant le peuple, 1830) di EugèneDelacroix, a cui Hugo si sarebbe ispirato per realizzare il personaggio di Gavroche ne I Miserabili (Les Misérables, 1862). Questa relazione di reciprocità, in particolar modo, ha un carattere rilevante in Zola e Baudelaire.
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Zola e gli Impressionisti
Émile Édouard Charles Antoine Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre 1902), uno dei più illustri scrittori della letteratura francese, si approccia al mondo dell’arte prima ancora di affermarsi in campo letterario. La sua carriera esordisce con il giornalismo. In qualità di critico d’arte, Zola si promuove ben presto a difensore dell’Impressionismo, movimento artistico nato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, a cui dedica diverse opere (Mon Salon, 1866; Mes haines, 1866; Édouard Manet, 1867).
Ed è proprio questa corrente artistica a ispirare il romanzo L’opera, pubblicato nel 1866 (titolo originale L’Œuvre), considerato come un vero e proprio manifesto della corrente impressionista: il lettore viene catapultato nel mondo dell’arte attraverso il protagonista del racconto, Claude Lantier, un pittore “fallito” della Parigi impressionista, personaggio presumibilmente ispirato alla vita dell’amico Paul Cézanne. La pubblicazione del libro, tuttavia, comportò la rottura di Zola con gli impressionisti: Monet, lo stesso Cézanne e Renoir contestarono allo scrittore di aver enfatizzato il carattere fallimentare della loro arte, ponendo l’accento sul negativo riscontro che ebbe con il pubblico, troppo abituato ai canoni classici e quindi lontano dall’apprezzare questa nuova forma di pittura.
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Ma se è vero che l’Impressionismo ispirò Zola, altrettanto lo è il fatto che lui stesso abbia ispirato opere d’arte impressioniste. Un celebre esempio è Colazione dei canottieri (titolo originale Le Déjeuner des canotiers), dipinto di Pierre-Auguste Renoir databile 1880-1882 – e in cui, tra i numerosi volti, viene raffigurato il poeta simbolista Jules Laforgue e si intravede il romanziere Guy de Maupassant, dalla cui ambientazione, la terrazza del ristorante La Fournaise, trarrà spunto per inscenare il Restaurant Grillon nel suo racconto La moglie di Paul (titolo originale La femme de Paul, 1881) – che ripropone una tranche di vita parigina en plein air, realizzato in seguito a una provocazione dello stesso Zola, il quale accusò gli esponenti del movimento di non aver colto nel profondo l’essenza della nuova forma artistica.
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Inoltre, un ritratto di Zola compare anche in due dipinti impressionisti. Il primo è Paul Alexis legge un manoscritto a Émile Zola (titolo originale Paul Alexis lisant à Émile Zola) di Paul Cézanne (1869-1870): il pittore rappresenta l’amico, che aveva conosciuto nel 1852, all’età di tredici anni, nel collegio Bourbon ad Aix-en-Provence. Nel secondo caso invece si tratta del quadro di Édouard Manet Ritratto di Émile Zola (titolo originale Portrait d'Émile Zola, 1868): Manet gli dedica un dipinto come segno di riconoscenza. Lo scrittore, allora giornalista, aveva infatti pubblicato un articolo (La Revue du XXe siècle) in cui ne prendeva le parti in sfavore dei feroci critici che respingevano e disdegnavano i suoi capolavori, accusa che gli costò perfino il licenziamento dal giornale.
Baudelaire e le arti figurative
Anche Charles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867), il più importante poeta dell’età moderna, ebbe molto a che fare con l’arte durante la sua breve ma intensa carriera. Sostenitore della musica di Wagner e del pittore francese Eugène Delacroix, Baudelaire si dedica, accanto alla poesia, all’attività di critico d’arte, componendo diversi saggi tra cui Il Salone del 1845 (Salon de 1845), Il Salone del 1846 (Salon de 1846) e L'opera e la vita di Eugène Delacroix (L'œuvre et la vie d'Eugène Delacroix, 1863). Tuttavia, il saggio più cospicuo circa l’arte è Il pittore della vita moderna (Le Peintre de la vie moderne) del 1863, che Baudelaire dedica al pittore Costantin Guys.
Ma anche nella sua raccolta più celebre, I fiori del male (Les Fleurs du mal, 1857), non mancano riferimenti all’arte. Nella poesia I Fari (Les Phares), Baudelaire rende omaggio a una serie di artisti, per lo più pittori: nella prima strofa troviamo Rubens, poi Leonardo da Vinci, Rembrandt, Michelangelo, Puget, Watteau, Goya e Delacroix. La Maschera (Le Masque), invece, la dedica allo scultore francese Ernest Christophe, dai cui lavori si lascia ispirare. Nel testo viene descritta una statua rappresentante una donna bellissima e sorridente ma che in realtà indossa una maschera poiché, non appena si avvicina, il poeta scorge il vero volto della fanciulla, mostruoso, segnato dalle lacrime e dalla sofferenza. Sempre a Christophe intitola la poesia Danza macabra (Danse macabre), mentre Sogno parigino (Rêve parisien) è in onore di Costantin Guys.
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Anche Baudelaire, infine, entra in qualche modo nel mondo della pittura: Manet decide di celebrare lui e altri artisti, come Théophile Gautier, nell’opera Musica alle Tuileries (titolo originale La musique aux Tuileries). Il quadro potrebbe rappresentare un doppio omaggio al poeta francese, poiché sembra essere una trasposizione artistica del saggio sopracitato Il pittore della vita moderna.
Il limite tra poesia, prosa e pittura, quindi, è una linea così sfocata da perdercisi quasi dentro. Nella maggior parte dei casi, esse si influenzano a vicenda, si sostengono l’un l’altra, lavorando in perfetta sincronia. Un pittore non farebbe arte senza la letteratura, così come un poeta o un romanziere non comporrebbe opere se non esistesse l’arte, dal momento che l’ispirazione può risiedere in qualsiasi forma artistica, in altri autori, in un pittore e perché no, perfino in un musicista.
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