Il fascino pericoloso dell’editoria. “La revisione” di Federico Leva e Christian Pastore
La revisione è uno dei romanzi più conturbanti che Mondadori avrebbe potuto regalare al pubblico italiano per l’estate 2019. Si tratta, infatti, di una surreale storia nella storia, godibile a diversi livelli di lettura e che ha tutte le caratteristiche per non essere classificabile in nessuna categoria già esistente, se non con il rischio di essere snaturata e privata dei suoi punti di forza – ma andiamo con ordine.
L’opera, innanzitutto, è firmata Federico Leva e Christian Pastore, i quali sono dei traduttori di mestiere, più che degli scrittori. Questo, lungi dall’essere un punto a loro svantaggio, consente alla vicenda di essere misurata e studiata con sapienza dal punto di vista lessicale e dei registri linguistici utilizzati, così come della tensione narrativa e delle sue trovate originali. A distinguerla da molte altre pubblicazioni di fiction arrivate di recente in libreria è anche la copertina, insolita per la grafica consueta della casa editrice e per il soggetto rappresentato: due libri sembrano azzuffarsi fra loro, rubando “a piene mani” l’uno dall’altro.
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Come se non bastasse, qualunque idea ci si possa fare a partire dal titolo viene smentita nel momento in cui si sfogliano le prime pagine del volume, che in maniera ben poco ortodossa inizia con un epilogo e si concluderà poi con un prologo, giusto perché si compia una perfetta quadratura del cerchio. La trama nella quale si viene subito catapultati, tuttavia, è solo quella fittizia dell’esordio letterario con cui il protagonista, Tito Sperla, vorrebbe imporsi nel panorama culturale del Paese. Il suo La purezza è stato quindi inviato a editori e scrittori, e ignorato fino al giorno in cui al giovane squattrinato non arriva via e-mail una notizia pronta a cambiargli completamente la vita.
La lettera del famoso e controverso scrittore Orazio Cinabro lo informa infatti del suo entusiasmo per il manoscritto, dal quale prende il via una fitta corrispondenza dai toni sempre più accesi, in cui il mentore sprona l’allievo a revisionare la sua creazione a qualunque costo. È così che Sperla si affida con sempre maggiore reverenza agli intransigenti consigli di Cinabro, ponendo fine intanto a una lunga storia d’amore e isolandosi in un piccolo appartamento in compagnia del gatto Apelle e di psicofarmaci illegali. La sua condizione, in parallelo ai toni via via più feroci dell’intellettuale dall’altra parte dello schermo, degenera portando il protagonista alla morte – informazione che chi legge scopre fin dall’inizio, dato che a nutrire dubbi sul suo decesso è proprio l’ex fidanzata Ida.
Dal momento in cui quest’ultima consegna a un commissario di polizia il malloppo epistolare, forze dell’ordine e lettori capiscono che ad aspettarli non sarà solo un continuo gioco di verità e finzione, né un sistema di scatole cinesi architettato con maestria, ma specialmente un mistero legato all’esistenza di almeno due uomini, forse addirittura di tre. La revisione diventa dunque tragico ed esilarante al tempo stesso, grazie alla sua capacità di gettare luce sui torbidi meccanismi dell’editoria contemporanea e sulle conseguenze di un rapporto tecnologico che può sfuggire al controllo umano dapprima con ironia e poi con angoscia.
«Le conclusioni affrettate non fanno bene allo stato di salute della realtà, uno stato di salute assai precario, anche se la realtà non è certo come una palazzina, che basta una fuga di gas e bum, scoppia e poi crolla. Ciò nonostante la realtà si è fatta liquida, ormai lo sanno tutti, il che significa fra le altre cose che più la dai per scontata, più ti sommerge», dice non a caso Ida al commissario Possessere, un funzionario ormai impigrito e sfiancato dalla monotonia del lavoro. Per una serie di coincidenze, a ogni modo, il pubblico ufficiale decide di analizzare il plico ricevuto e trascina in un vortice di stupori, smorfie e paradossi il lettore, coinvolgendolo in un intreccio conturbante e ricco di fascino.
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Lodevole è, in tutto ciò, anche la leggerezza con cui vengono tenute insieme le fila di ciascun episodio, nonostante i piani narrativi diversi e intrecciati tra loro, nonché i sottili giochi di parole che gli autori si concedono con un’incursione qua e là nella lingua spagnola o nella capitale della Federazione Russa, in frasi idiomatiche latine o nell’ambiguità semantica di alcuni termini italiani, a dimostrazione del fatto che un contenuto denso di significati stratificati può convivere con una forma giocosa e singolare, rendendo pagina dopo pagina la lettura un piacere appagato e famelico insieme.
Per la prima foto, copyright: John Schnobrich su Unsplash.
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