Il falso Leopardi e una storia iniziata 2500 anni fa
Pochi giorni fa la storia del presunto falso terzo manoscritto de L’Infinito di Leopardi è finita su tutti i giornali. Sequestrato mentre stava per finire all’asta, il documento è stato definito solo «un calco, un perfetto facsimile», da una perizia della Soprintendenza archivistica del Lazio, che così ha fatto sfumare un affare, ma anche il sogno di poter contare su un nuovo documento autografo di Giacomo Leopardi. In attesa che sia fatta chiarezza sulla veridicità o meno del documento, proponiamo una carrellata degli altri casi celebri di falsi, creati per i motivi più vari.
Uno dei casi più antichi documentati è sicuramente quello del presunto tradimento di Pausania, raccontato da Tucidide (I, 128). Le presunte lettere con cui il reggente spartano si sarebbe accordato con il persiano Serse, come hanno appurato gli storici, altro non sarebbero che un falso fabbricato da membri dell’eforato per avere una scusa per liberarsi di Pausania. E come riporta Luciano Canfora nel suo La storia falsa (Rizzoli, 2008) «per la sua liquidazione politica e fisica quelle lettere furono perfette».
Altro caso famoso che tutti avremo studiato a scuola è quello portato alla luce dall’umanista romano Lorenzo Valla nel Quattrocento. Forte di argomentazioni storiche e filologiche Valla seppe dimostrare infatti la falsità della celebre Donazione di Costantino, in base alla quale la Chiesa giustificava la propria aspirazione al potere temporale. In realtà il documento attribuito all’imperatore Costantino (nel 314 d.C.) è stato fabbricato a tavolino oltre 400 anni dopo.
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Molto più recente l’ultimo caso che qui riportiamo, sempre rileggendo il bel volume di Canfora citato sopra. Si tratta di una strana lettera (definizione data dallo stesso destinatario delle lettere) che Antonio Gramsci, rinchiuso nel carcere di San Vittore, riceve da Ruggero Grieco. Analizzando documenti storici Canfora dimostra che queste lettere sono, in realtà, dei falsi, messi a frutto per aggravare la pena detentiva di Antonio Gramsci e altri due compagni.
Che dire, la storia dei falsi documenti, iniziata oltre 2500 anni fa e passata per Leopardi e Gramsci, non risparmia proprio nessuno. Ma che succederà ora, ai tempi di internet?
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