Il fallimento politico di Obama
Quest’estate ha sancito la scoperta del fallimento politico di Obama. L’aveva detto Chomsky all’indomani della consegna del Nobel per la Pace, che a Obama avrebbero dovuto consegnargli il Nobel per la Comunicazione, e a distanza di qualche anno i fatti gli danno ragione. Il Presidente degli Usa registra una sconfitta dietro l’altra: il rallentamento dell’economia reale e dell’occupazione; l’intervento in Iraq; l’invasione israeliana di Gaza; il conflitto tra Russia e Ucraina; il ritorno dello spettro del razzismo poliziesco a Ferguson, in Missouri.
Siamo di fronte al crollo dell’egemonia politica di Obama sul fronte interno ed internazionale, tanto che Hillary Clinton ne approfitta per prendere le distanze dal Presidente degli Usa e lanciarsi in una critica severa al mancato intervento in Siria. Il Partito Democratico americano mostra di essere frantumato, ed Obama, come tutti i suoi predecessori, deve fare i conti con il predominio del suo esercito e dei signori delle armi, sempre pronti a intervenire in un conflitto in Medio Oriente.
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Il mondo cambia, evidentemente, a una velocità che lo stesso Presidente degli Usa non aveva previsto. L’avanzata dell’Isis muta gli equilibri e gli scenari culturali del globo, per questo Obama ringrazia l’appoggio ai bombardamenti in Iraq da parte degli alleati storici di Francia e Inghilterra. Ma nel Paese deve vedersela con le manifestazioni antirazziste – lui che non è un wasp – e con un sentimento antigovernativo sempre più diffuso. Il solo effetto prodotto pare essere la delusione, la perdita di senso di un politico che doveva cambiare l’ordine delle cose e che ora, mediocremente, si chiude dietro il paravento dell’attesa o della difesa degl’interessi nordamericani nel mondo.
Un Obama provinciale sempre più simile ai suoi predecessori, che non riesce a risollevare gli Usa dalla crisi, che fatica a mediare con il congresso, che appare fisicamente consumato dal governo del Paese – un tempo – più potente del globo. Sta terminando un’epoca breve che lascia il segno del fallimento politico di Obama e di quello economico e diplomatico degli Usa.
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