Il dolore di un bambino diventa un sogno. “Quando la guerra finì davvero” di Marco Maresca
Romanzo d’esordio di Marco Maresca e vincitore del torneo letterario IoScrittore, Quando la guerra finì davvero è un libro che parla di guerra, ma soprattutto di bambini, che sono i veri protagonisti di questa storia.
Siamo a Termini, vicino a Napoli, nel marzo del 1944, fra le campagne di un’Italia deturpata, dove forse le bombe si sentono meno, ma è presente la sofferenza di un conflitto che ha portato via tutto alla gente: le case, gli oggetti, le persone.
I protagonisti, quattro fratelli, Gaetano, Fortunato, Bruno e Vincenzino, hanno perso il loro padre che si scoprirà essere stato preso prigioniero dai tedeschi, e la sua assenza diventa sempre più insostenibile, soprattutto per i due più piccoli, Bruno e Vincenzino, di otto e sette anni. L’autore è da subito molto bravo a caratterizzare i personaggi con poche ed efficaci parole. Una madre che tira avanti da sola la famiglia, una nonna che non dorme mai, un parroco che è un ex soldato ma che ha parole buone per tutti, e i quattro fratelli Massaro, che la guerra ha reso non del tutto bambini ma nemmeno ancora adulti. Il padre li ha lasciati in una terra di confine dove i pochi attimi di felicità sono rappresentati dal gioco, come correre dietro a una lepre dopo una giornata di duro lavoro nei campi. E ancora più forte rimane il sogno che la guerra finisca. Bruno e Vincenzino, i veri protagonisti del romanzo, vogliono trovare un modo per farla terminare. Per mandare via i tedeschi dall’Italia, per fare ritornare il loro padre. Un giorno, sulla via di casa, trovano una bomba inesplosa, ma invece di spaventarsi o consegnarla ai fratelli, decidono che quello è il mezzo per la realizzazione di quel sogno.
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I due bambini pianificano la fuga, e scapperanno di casa con l’ordigno chiuso in un sacco. Tutta la parte centrale del volume è dedicata al viaggio, straordinario, pericoloso, che tiene il lettore con il fiato sospeso. I due piccoli arriveranno a piedi fino a Napoli, dove troveranno una città spaventata, messa in ginocchio da un conflitto che non è ancora finito, proveranno sulla loro pelle i bombardamenti e le ingiustizie della guerra. Il romanzo si dipana fra scenari crudi e dolcissimi, come l’incontro con altri bambini che li aiuteranno nel loro intento. Gli adulti sono solo un contorno, quasi un pretesto per dare verosimiglianza alla storia. La perseveranza di Bruno e Vincenzino, la loro positività, l’affidarsi completamente e senza riserve al sogno, come solo i bambini sanno fare, li spingerà a superare gli ostacoli più impensabili, anche quando le speranze sembreranno del tutto perse.
Questo libro è raccontato attraverso la voce di un narratore onnisciente molto particolare, perché parla sempre dal punto di vista innocente e meraviglioso dei più giovani, e non perde mai la speranza. Ciò dona al testo una sensibilità molto difficile da trovare, in genere, nei libri che raccontano di temi simili attraverso, invece, lo sguardo di un adulto.
E nei rari momenti, durante la narrazione, in cui il punto di vista cambia, è capace di raccontare la guerra in poche, graffianti frasi.
«I vicoli portavano il fetore della malattia e della fame. Era un misto di sudore, sporco, putrefazione e scorie umane che di tanto in tanto si mescolava ai venti che venivano da un mare anch’esso malato, perché solcato solo da gigantesche navi d’acciaio e riempito coi rifiuti, tutti nuovi, di un’Italia devastata dalla guerra.»
Quello che stupisce della storia è che l'autore molto spesso ragiona per immagini che sono sempre in movimento, non solo per il tema del viaggio che i due protagonisti affrontano, ma anche nelle metafore, nelle descrizioni degli ambienti e nei pensieri.
«Sentì il cuore fermarsi, per quanto batteva rapidamente. Poi lo vide uscire da lui e correre al suo fianco. Immobile e impetuoso, lo incitava a essere ancora più veloce, a farsi altrettanto immobile e impetuoso. A fermarsi allo stesso modo, per quanto correva velocemente».
Ciò permette al libro di essere letto molto velocemente, mantenendo alta la tensione e la voglia di voltare pagina.
I dialoghi sono l’altro motore del romanzo. Secchi, con espressioni dialettali e mai scontati, accendono l’audio sulla storia, rendendola profonda e credibile.
«Ho capito quello che dobbiamo fare! »
«Che vuol dire, Brù?»
«Che adesso so come facciamo a liberare papà».
«E come?»
«Con la bomba».
«Con la bomba come?»
«Senti a me. Noi la bomba l’andiamo a mettere sopra al Vesuvio.
Anzi, dentro».
Quello di Maresca è un volume che affronta tutti i temi della guerra: la povertà, la spietatezza dei soldati, non solo quelli tedeschi, i partigiani, la prostituzione, ma lo fa sempre attraverso gli occhi dei protagonisti. Proprio per questo anche i passaggi più crudi possono essere letti con tranquillità, sia da un pubblico di adolescenti sia da uno di adulti, perché mostrano senza in realtà giudicare.
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Quando la guerra finì davvero è un testo che merita di essere preso in visione, perché nella bruttezza di un conflitto che devasta terre e persone, mantiene sempre una sorta di leggerezza e di ironia, e permette di entrare in un mondo parallelo, quasi magico: quello che c’è dentro il cuore dei bambini. Un luogo che tutti hanno conosciuto, che è capace di ispirare speranza e ricongiungere le persone con la loro capacità di sognare.
Per la prima foto, copyright: Neil Thomas su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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