Il Deutscher Buchpreis va a “Kruso”: il sogno della libertà nella fine della DDR
Lutz Seiler, noto al pubblico soprattutto come autore di poesie, ottiene con il suo primo romanzo il pieno consenso della critica e vince il prestigioso premio letterario Deutscher Buchpreis. Lo scrittore di Gera tratteggia la storia di un’amicizia sullo sfondo dell’isola Hiddensee. Geograficamente ai limiti della DDR, l’isola rappresentava un punto di approdo per chi voleva fuggire al clima opprimente e repressivo della Germania dell’Est e osservava, sognante, quei confini danesi che appena si intravedevano all’orizzonte. Kruso è una riflessione sulla libertà e, al tempo stesso, un vero e proprio omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita attraversando il Mar Baltico.
Riportiamo, qui di seguito, la traduzione di un articolo di Sebastian Hammelehle, apparso sullo «Spiegel».
Lo scrittore Lutz Seiler ottiene con il suo romanzo Kruso, caratterizzato da un’atmosfera impenetrabile e da un linguaggio ricercato, il premio letterario Deutscher Buchpreis. L’autore narra, in modo anticonvenzionale, della fine della DDR e di un sogno più ambizioso di qualsiasi sistema politico.
La frase simbolo del romanzo si trova a pagina 164: «Chi era qui aveva lasciato il paese senza varcare il confine». Nel suo romanzo Kruso, per il quale è stato da poco insignito del Deutscher Buchpreis, Lutz Seiler racconta dell’isola Hiddensee, del ristorante turistico Zum Klausner e dei cosiddetti Esskaas, un’abbreviazione per indicare i lavoratori stagionali impiegati sull’isola. E ancora, Seiler ci parla di Ed Bendler che, dopo l’incidente della fidanzata e il fallimento degli studi di germanistica, si rifugia sull’isola e della figura che dà il nome al romanzo, Alexander Krusowitsch detto Kruso, personaggio centrale di quell’isola ai confini di una DDR sull’orlo del tramonto. Quel paradiso estivo del 1989, una raffigurazione propria della Germania dell’Est, rappresenta una forma più selvaggia e piccolo-borghese della Summer of Love.
Ma nel suo libro Seiler racconta soprattutto della libertà o, perlomeno, della sua ricerca.
In questo autunno del 2014, un autunno in cui si celebra il venticinquesimo anniversario della caduta del muro e durante il quale il Presidente della Repubblica federale non sarà l’unico a tenere uno dei numerosi discorsi ufficiali sulla libertà, non sembra quindi esserci, a prima vista, un vincitore più adeguato del Deutscher Buchpreis. Anche Kruso va nella direzione di quel 9 Novembre 1989.
Ed Bendler, personaggio principale, si trova in uno stato di ignara confusione quando, una sera, accende la sua vecchia radio a valvole e scopre che: «Tutti i confini erano aperti, aperti da giorni». I dispositivi di blocco, le barriere e i controlli che, anche in Kruso, inducevano chi voleva abbandonare la DDR a compiere delle azioni molto rischiose, si rivelano completamente inutili.
Nel finale del romanzo, Bendler seguirà le tracce della fidanzata, affogata nel mar Baltico durante la sua fuga, compiendo ricerche negli archivi dei medici legali danesi. È una scena silenziosa, sincera, senza alcuna pretesa morale e che, spesso, ritorna quando si ha a che fare con la DDR, definita ormai sempre più come uno stato di non diritto. Il romanzo non sarebbe, tuttavia, giudicato in maniera appropriata se ci si limitasse a considerare gli eventi storico-politici.
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Il miglior vincitore del Buchpreis dal romanzo La torre.
Dopo una serie di decisioni discutibili, come l’assegnazione del premio alla tragi-commedia sulla DDR di Eugen Ruge In tempi di luce declinante, caratterizzata da una trama scarsamente intessuta, o al complesso resoconto di guerra di Ursula Krechel dal titolo Landgericht, la vittoria di Kruso rappresenta nella storia del Buchpreis, che dura ormai da ben nove anni, il titolo letterario più convincente dai tempi del romanzo La torre di Uwe Tellkamp del 2008.
Il trionfo di Seiler non dipende solo dal fatto che l’autore disponga di «un linguaggio che risuona di magico», come si legge nella valutazione della giuria, o dal fatto che lo scrittore racconti, con una predilezione quasi eccessivamente sensoriale per l’inappetibile, delle storie eccezionali: per esempio quella di una salamandra, Propfen, proveniente dalla melma delle acque di scarico del ristorante e che i lavapiatti del Klausner, riunendo le forze, alla fine seppelliranno in un orto. Nel romanzo si susseguono infatti, capitolo dopo capitolo, scene caratterizzate da un’atmosfera intensa: le cupe sere alla stazione centrale di Berlino Est, le ore di punta al Klausner quando i camerieri raggiungono il culmine della loro operosità, le feste notturne sulla spiaggia, l’amicizia tra Bendler e Kruso, un rapporto difficile da inquadrare e dai tratti omoerotici.
Kruso di Lutz Seiler, nato a Gera nel 1963, si basa sulle esperienze personali vissute dallo scrittore proprio sull’isola Hiddensee alla fine degli anni Ottanta. Il romanzo parla di un sogno che la Repubblica federale, alla quale presto l’isola sarebbe appartenuta, e la Repubblica democratica difficilmente avrebbero potuto realizzare. Un sogno più ambizioso della politica che, semplicemente, promette la libertà. Un sogno meno risoluto, talvolta addirittura contraddittorio e anarchico rispetto a quella brama di libertà per cui, nel 1989, risuonavano gli slogan “Il muro se ne deve andare” o “Noi siamo un popolo” e per cui, oggi, numerosi discorsi prendono come riferimento quelle parole.
Un sogno per il quale si può abbandonare un paese senza attraversarne il confine, il sogno di una vita che vada oltre le costrizioni quotidiane: nessuno stato può realizzarlo, solo una comunità isolana, riunita attorno a un Robinson di nome Kruso, può farlo.
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