“Il complotto dei Calafati”, tornano Clara Simon e la Cagliari del 1905
Il complotto dei Calafati (Einaudi, 2022) è il secondo romanzo che Francesco Abate dedica a Clara Simon, comparsa per la prima volta due anni fa come protagonista de I delitti della salina. Nel dare vita a questa ennesimo personaggio seriale, l’autore ha evidentemente cercato di trovare un filone originale per differenziarsi dalle numerose saghe comparse in libreria negli ultimi anni, e non solo nel genere thriller: Clara Simon è giovane, bella, proviene da una famiglia facoltosa e vorrebbe tanto fare la giornalista. Questo potrebbe apparire normale ai nostri giorni, ma Abate scrive una serie storica e ambienta la narrazione nella Cagliari del 1905, dove di giornaliste donne non se ne sono ancora viste.
In più, Clara è il frutto dello scandaloso matrimonio tra un militare, figlio di uno dei più ricchi imprenditori della città, e una ragazza proveniente dalla povera comunità cinese che vivacchia nelle vicinanze del porto: una mezzosangue, dunque, che se da un lato viene disprezzata dalla buona società, dall’altro è anche vista con diffidenza dai più poveri, e che stenta quindi a trovare una sua collocazione, nonostante l’affetto del potente nonno e di pochi amici di lunga data. Come se non bastasse, la ragazza è intraprendente, testarda e insiste nel voler lavorare nella redazione del quotidiano cittadino, l’Unione sarda, perché sogna di risolvere i misteri che spesso si celano dietro a ciò che accade a Cagliari e nel circondario.
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Dietro la facciata di tranquillo capoluogo di una regione considerata ancora un po’ arretrata rispetto ad altre del giovane Regno d’Italia, la Cagliari del 1905 è comunque una città che unisce un grande sforzo di ammodernamento al persistere di condizioni di vita miserabili per una discreta parte dei suoi abitanti, per non parlare della presenza di una malavita ben organizzata.
La morte violenta dei ricchi baroni Cabras, uccisi insieme al loro autista mentre rientravano in auto da un galà di beneficenza, desta un notevole scalpore in città, ma nessuno sembra in grado di risalire al loro assassino, nemmeno la polizia e i carabinieri che si muovono incerti alla ricerca di possibili piste politiche, nell’ambiente inquieto e variegato che comprende socialisti, anarchici e ribelli di vario genere.
Clara stringe amicizia con Fiorenzo, il fragile nipote dei Cabras a cui vanno le loro enormi ricchezze, ma nemmeno questo sembra fornirle qualche illuminazione, mentre i suoi pensieri tornano in continuazione alla presunta morte del padre, scomparso in Cina durante la rivolta dei Boxer e dato per disperso laggiù, a cui si ostina a non volere credere nonostante la mancanza di qualsiasi elemento che le possa far sperare in una sopravvivenza dell’uomo.
Come già I delitti della salina, anche Il complotto dei Calafati è in realtà un romanzo corale, perché Clara Simon non ne è la protagonista assoluta. Attorno a lei si muovono molti altri personaggi, che cercano di darci un’idea della Cagliari del passato: una città di mare che gravita attorno a un porto importante e in cui confluiscono, come in tutte le città portuali, persone dalle provenienze più disparate, anche se la struttura sociale rigida del tempo non permette più di tanto le commistioni fra gruppi troppo differenti tra loro.
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Come avverte nella postfazione, Francesco Abate si prende qualche piccola libertà e avvicina tra loro fatti storici realmente accaduti, ma in realtà a distanza di qualche anno, così come i rapporti tra i personaggi appaiono a volte un po’ troppo “moderni” rispetto alle convenzioni del tempo: il risultato finale a cui giunge Il complotto dei Calafati è comunque gradevole e ci porta a conoscere una città che raramente compare nella narrativa contemporanea.
Per la prima foto, copyright: Jürgen Scheeff su Unsplash.
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