Il cinema è maschilista? Vi presentiamo alcuni dati interessanti
Qual è la presenza femminile nel cinema europeo? La domanda potrebbe apparire bizzarra, soprattutto se la poniamo in Italia, patria di registe come Lina Wertmüller, Liliana Cavani, Francesca Comencini, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, ma una recente analisi condotta dall’European Women’s Audiovisual Network (EWA) dimostra come l’interrogativo che ci siamo posti non sia affatto pretestuoso.
I dati resi noti dall’EWA sono il risultato di un’indagine condotta su 7 Paesi europei (Austria, Croazia, Francia, Germania, Italia, Svezia e Regno Uniti) rappresentanti di diverse aree geografiche del nostro continente, così da offrire un punto di vista che vada dai Paesi nordici a quelli del Sud, passando per l’Europa centrale e orientale.
I dati positivi: formazione e accesso a festival e premi
Il report evidenzia alcuni dati positivi circa la formazione delle registe e la qualità dei loro film. In particolare:
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- la percentuale di donne che si diplomano alle scuole di cinema è quasi uguale a quella maschile.
- i film diretti da donne hanno una buona accoglienza ai festival e nei vari premi europei.
- la percentuale di ammissione ai festival per i film diretti da donne è, in alcuni casi, più alta d quella di film diretti da colleghi di sesso maschile.
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I dati negativi: poche donne riescono a fare le registe
Nonostante quanto abbiamo appena sintetizzato, il report dell’EWA mostra una situazione contradditoria: se da un lato i film diretti dalle donne non hanno nulla da invidiare a quelli realizzati da registi, la situazione si presenta molto diversa se guardiamo i dati relativi all’incidenza delle registe:
- solo un film su cinque nei sette Paesi in esame è diretto da una donna (21%). Questo significa che quattro film su cinque non sono diretti da una donna.
- la maggior parte delle risorse di finanziamento (l’84%) va a film che non sono diretti da donne.
- c’è una differenza significativa tra la percentuale di registe diplomate in scuole di cinema (44%) e quella delle registe che lavorano nel settore (24%).
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La difficoltà di accedere ai finanziamenti per i film diretti da donne è una conseguenza della bassa incidenza di quest’ultimi rispetto al totale dei film in circolazione, ma al tempo stesso è un fattore che determina l’impossibilità di un’inversione di tendenza, contribuendo a creare dunque in circolo vizioso.
Il talento femminile, dunque, anche se esiste ed è adeguatamente formato risulta poco valorizzato nel cinema europeo che si presenta, sia a livello produttivo sia a livello politico, come tendenzialmente maschilista.
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