“Il cielo a metà” di Monica Zapelli: il lato femminile della 'ndrangheta
È appena uscito per Baldini & Castoldi Il cielo a metà, primo romanzo di Monica Zapelli.
Sceneggiatrice di film importanti come I cento passi di Marco Tullio Giordana, L’abbuffata di Mimmo Calopresti e I demoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo, e di diverse fiction televisive, tra cui quella su Enzo Tortora, l’autrice aveva già pubblicato nel 2012 Un uomo onesto (Sperling & Kupfer), tormentata biografia di un imprenditore di Desio suicidatosi nel 1997 dopo aver inutilmente lottato contro la corruzione, e aver subito una serie infinita di soprusi per non aver aderito al sistema delle tangenti.
Il cielo a metà si inserisce in questo percorso personale di denuncia dei mali della società civile italiana, ambientando la vicenda narrata in un innominato borgo calabrese in riva al mare, dove due potenti famiglie, i Gallo e i Capaci, sono impegnate in una faida senza esclusione di colpi per il controllo del territorio, e poco importa se la guerra causa morti e dolore da entrambe le parti.
Vittoria Bollani, la protagonista, è il magistrato che, catapultato dalla provincia lombarda in una regione che non conosce e di cui non riesce a comprendere la mentalità degli abitanti, deve cercare di fare luce sulla catena di omicidi, e possibilmente spezzarla.
Il compito si rivela del tutto sproporzionato sia alle sue forze personali di giovane donna senza esperienza, sia più in generale a quelle dell’autorità dello Stato, che non è riconosciuta da nessuno: non solo, ovviamente, dalle famiglie della ‘ndrangheta che si sono sostituite ad essa, ma neanche dalla massa passiva della popolazione, che non sembra per nulla intenzionata a ribellarsi allo status quo vigente da tempo immemorabile.
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A Vittoria non resta che scontrarsi in continuazione contro il muro impenetrabile dell’omertà, senza poter fare appello alla propria carica di magistrato che appare del tutto priva di valore, quando non è oggetto di aperta derisione da parte delle persone con cui cerca di confrontarsi.
Sul fronte opposto a lei, Assunta Prina Macrì, appartenente a una delle due famiglie in lotta tra loro, donna forte, bella e desiderabile, ma costretta suo malgrado a obbedire alle ferree leggi del clan familiare senza possibilità di scampo.
Vittoria spera di poter scardinare il sistema omertoso della ‘ndrangheta facendo leva sulla metà femminile delle famiglie, sulle madri costrette a seppellire giovani figli morti tragicamente e sulle mogli rimaste vedove troppo presto, ma la sua speranza si infrange contro un muro di convinzioni cementificate da secoli di comportamenti che nessuno vuole cambiare, perché la fedeltà alla famiglia si rivela più forte del dolore personale, che viene accettato con rassegnazione come una parte inevitabile dell’esistenza.
È sull’incontro-scontro fra queste due donne, sulla faticosa ricerca da parte di Vittoria di un punto di contatto attraverso cui fare breccia nel muro che si trova di fronte e sul desiderio di Assunta di cambiare qualcosa nella propria esistenza, anche se solo la vendetta sembra poter lenire il suo dolore personale, che si fonda la struttura del libro.
La narrazione è tesa, i personaggi raffigurati a tutto tondo, nell’insieme dei loro pregi e dei loro difetti, ma soprattutto delle loro debolezze di fronte a un desiderio di cambiamento continuamente e implacabilmente frustrato dagli eventi che si susseguono senza tregua: un romanzo, Il cielo a metà di Monica Zapelli, che si fa leggere fino in fondo, anche se, chiudendo l’ultima pagina, lascia al lettore parecchio amaro in bocca.
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