Il caso Mose: un vero e proprio omicidio morale
Il Mose, questa straordinaria opera pubblica che dovrebbe evitare a Venezia di finire sotto l’acqua alta, è fonte di un giro enorme di tangenti. Coinvolti politici, forze dell’ordine, imprese… tutti gli attori in campo.
Allo sciacallaggio dell’Expo 2015 si somma quest’ultimo caso giudiziario e si apre un dibattito piuttosto vasto intorno alle misure repressive e preventive, contro la diffusione del sistema della corruzione.
Al di là di quelle che saranno le misure prese, è evidente la caduta morale di un sistema di governo, l’inabissamento dei valori, la cancellazione dell’etica pubblica, la negazione del senso di responsabilità. Rispetto al periodo di Tangentopoli, qui ci sono inequivocabili responsabilità personali che alludono più all’egoismo che alla tenuta di rapporti politici, forme nuove di garanzia per singole figure che traggono profitto dalla gestione del potere laddove il denaro scorre a fiumi senza un adeguato meccanismo di controllo.
La perversione sta tutta qui: nella ricerca del profitto attraverso l’uso arrogante delle cariche pubbliche, la costruzione di un consenso largo fondato sulla relazione criminale tra pubblico e privato.
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Non siamo alle solite, ma di fronte a un capitolo nuovo dentro il quale sguazzano figure intellettualmente incapaci, inetti, sprovveduti dotati soltanto di amor proprio e bramosia di denaro.
Di fronte alla necessità di cambiamento espressa dal Paese in più di un’occasione, alcuni pezzi d’Italia provano a invertire la rotta approfittando della debolezza del sistema dei controlli, compiendo un vero e proprio omicidio morale. Per questo le pene, questa volta, dovranno essere più certe, più esemplari, più rigide contro chi ha vilipeso la fatica di quegli italiani che provano a sopravvivere contro una crisi terrificante, contro la falcidia della disoccupazione, contro il racket politico-mafioso: perché mentre noi si vuol cambiare, loro, i corrotti ed i corruttori, vogliono restare attaccati a rendite di posizione del tutto immotivate.
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