“Il ballo” di Irène Némirovsky: un'ebrea antisemita?
Il ballo di Irène Némirovsky è un romanzo breve e perfetto. Pubblicato per la prima volta nel 1930, divenne un film nel 1931, interpretato dalla giovane e bellissima Danielle Darrieux, che qui debuttava. È stato portato nuovamente in stampa nel giugno 2014 da Editori Internazionali Riuniti, con la traduzione di Massimo De Pascale. Il ballo è lo splendido racconto di un’adolescenza inquieta: Antoinette Kampf ha quattordici anni, non è più una bambina, ma non è ancora un’adolescente e vorrebbe prendere parte al grande ballo che i suoi genitori stanno organizzando per farsi accettare dall’alta borghesia parigina.
Fortemente autobiografico, il romanzo è ambientato in un universo familiare claustrofobico, di difficile se non impossibile comprensione, osservato dall’autrice con uno sguardo acuto, di un'intensità che talvolta si fa dolorosa. Alfred Kampf è un ebreo smilzo e basso, che si muove con gesti rapidi e febbrili. Fa l’usciere alla Borsa di Parigi e sposa Rosine, la dattilografa del suo capo; con un’ardita speculazione finanziaria sul calo del franco prima e della sterlina poi, i Kampf diventano ricchi, lasciano la vecchia topaia di rue Favart e acquistano un grande appartamento in centro.
Gli ebrei tratteggiati da Némirovsky sono ripugnanti nell’aspetto e nei sentimenti, delle vere caricature. Alfred Kampf, come il David Golder dell'omonimo romanzo, si inserisce perfettamente in questa galleria di ebrei sordidi e senza scrupoli: la sua ascesa sociale si basa su discutibili operazioni finanziarie e altrettanto discutibile è sua moglie Rosine, donna arrivista che sacrifica il rapporto con la figlia, pur di fare la scalata sociale. «“Se qualcuno rifiuta, lo inviterai di nuovo la prossima volta, e poi ancora la volta seguente… Vuoi sapere la verità? In fondo, per avanzare in società, basta seguire alla lettera il precetto evangelico…”. “Che?”. “Se ti danno uno schiaffo, porgi l’altra guancia… La buona società è la migliore scuola di umiltà cristiana”», dice il marito alla moglie, mentre Antoinette sta scrivendo gli inviti al ballo, nell’intima euforia di potervi partecipare.
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È curioso che una scrittrice ebrea dipinga in maniera così negativa personaggi che hanno il suo stesso credo religioso. Per questo motivo venne accusata di antisemitismo e la sua posizione venne ritenuta non in linea con l’ebraismo tradizionale. Ucraina di Kiev, figlia di un facoltoso uomo d'affari di religione ebraica, Nèmirowsky giunse nella capitale francese, dopo un soggiorno in Finlandia, scegliendo di scrivere immediatamente nella lingua del Paese di adozione, parlata fin dall'infanzia nelle famiglie facoltose nella Russia prerivoluzionaria. Nonostante la scrittrice si fosse convertita al cattolicesimo nel 1939, i nazisti la deportarono nel 1942 ad Auschwitz, dove morì un mese più tardi di tifo. Che fosse per assimilarsi alla borghesia parigina o che fosse per criticare aspramente le sue origini, credo che sia capzioso soffermarsi sul presunto antisemitismo di Nèmirowsky. Credo piuttosto che sia utile e doveroso soffermarsi sullo stile caustico e sulla prosa perfetta dell’autrice che tratteggia le relazioni sociali come fossero una gabbia impossibile da scardinare: nessuna comunicazione avviene tra i personaggi, se non nella dimensione di una pura e semplice funzione cerimoniale del linguaggio.
Rosine non permette alla figlia di partecipare al ballo, negandole il legittimo desiderio di fare il debutto in società. Troppo importante è per la signora Kampf mostrare alla gente che conta lo status sociale da poco raggiunto, la bella casa acquistata e i diamanti che le fasciano le braccia. Qualcosa, però, andrà storto e nessuno si presenterà al ballo, poiché Antoinette si vendica e getta nella Senna tutti gli inviti che avrebbe dovuto spedire. «Una specie di vertigine si impadronì di lei, un bisogno selvaggio di commettere un’enormità, di fare del male. Stringendo i denti, afferrò tutte le buste, le accartocciò, le stracciò e le gettò tutte insieme nella Senna. Per un lungo istante rimase intimorita a guardarle galleggiare contro l’arcata del ponte. Poi il vento finì per farle affondare».
Consiglio vivamente la lettura de Il ballo a quanti vogliano scoprire una scrittrice che solo negli ultimi anni ha avuto i giusti riconoscimenti letterari, viva Irène Némirovsky!
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