"I vostri padri, dove sono?” Le domande necessarie di Dave Eggers
«I vostri padri, dove sono? E i profeti, vivono forse per sempre?». È da questa citazione biblica (Zaccaria 1,5) che parte la raffica di domande che Dave Eggers rivolge ai suoi lettori, usando la rabbia del protagonista di questo romanzo edito da Mondadori nella traduzione di M. Rossari: Thomas. È lui che ha rapito e incatenato i suoi ostaggi, ognuno sul tetto di un edificio diverso, all’interno di una base militare abbandonata in California.
Perché lo ha fatto? Come sceglie i suoi prigionieri? E soprattutto qual è il suo piano? Saranno le domande («aspidi che ti si avvinghiano attorno alla gola») che cortocircuiteranno i pensieri del lettore, avvinghiato allo scambio serratissimo che Dave Eggers, da abile narratore e grande innovatore del linguaggio (ricordate il suo L’opera struggente di un formidabile genio e Conoscerete la nostra velocità?), ha costruito in queste 185 pagine di discorso diretto (l’unica forma narrativa usata da Eggers in questo libro è il dialogo) fra Thomas e i suoi prigionieri.
Un astronauta, un membro del Congresso degli Stati Uniti, un vecchio professore di Thomas, sua madre, un poliziotto, persino una ragazza che il protagonista ha visto passeggiare sulla spiaggia per caso. Tutti vengono anestetizzati, portati sul tetto di un edificio, incatenati, risvegliati e interrogati. Da ogni interrogatorio nasce l’esigenza di rapire un’altra persona, alla continua ricerca di una verità che Thomas e la sua generazione (30/40enni di oggi) proprio non può accettare: tutte le promesse fatte dai loro padri, le aspettative con cui sono stati cresciuti, lo studio e il lavoro con cui si sono confrontati non li porterà a migliorare il loro status sociale, perché quello status non esiste più. «Tu non sai cosa vuol dire essere un uomo sopra i trent’anni a cui non è mai successo nulla. […] Non c’è un progetto per nulla» dice Thomas a Sara, la ragazza rapita sulla spiaggia perché divenga il suo primo progetto di “qualcosa”.
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Se scoprire che il futuro per cui si è stati preparati non esiste più è per gli europei, soprattutto sud-europei, una cocente scoperta che trova le sue radici in un sottostato di corruzione e mal governo diffuso che da tempo italiani, spagnoli o portoghesi hanno dovuto metabolizzare, per dei nord americani di formazione luterana, abituati a un sistema meritocratico in cui il lavoro pagava sempre, è stato uno shock senza precedenti. E allora accettare la realtà e cercare di rimboccarsi le maniche è assai difficile, prima si deve trovare un’origine, un colpevole, su cui scaricare la propria rabbia, un comportamento da individuare, decodificare e estirpare dal vivere sociale, perché tutto ciò non possa più accadere.
Dave Eggers ci presenta la mutazione da essere umano-bestia a essere umano-burocrate, con la sua «capacità di frapporsi tra un altro essere umano e una piccola questione di giustizia, per poi dare la colpa a qualche regola». È questa la ricerca fondante di Thomas, che semplicemente non ci sta. Non a caso, il primo a essere rapito da Thomas è un suo vecchio compagno di college che ha lavorato e sofferto per diventare astronauta e quando finalmente ce l’ha fatta il governo ha tagliato il programma della NASA, trasformandolo in uno specialista inutile e senza futuro. È così che si sente Thomas e se neanche l’ideale di eroe di un bambino americano (un astronauta) ha più possibilità, cosa resta ai “normali” come Thomas?
Dave Eggers, con un sistema narrativo che in molti momenti ricorda la feroce precisione nella scelta delle parole di una pièce teatrale di Yasmina Reza, non dà scampo al lettore, costringendolo a guardarsi dentro con tanta velocità da rimanerne stordito. Le domande, soprattutto quelle senza risposta, rimarranno in testa per molti giorni e questo è uno dei grandi meriti di I vostri padri, dove sono? E i profeti, vivono forse per sempre? con cui Dave Eggers chiude una trilogia di romanzi (Ologramma per il re e Il cerchio, tutti editi da Mondadori) che hanno come protagonisti persone come Thomas, pronte a chiedersi: «da quant’è che non facciamo qualcosa che riesca a esaltare qualcuno?».
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