I volti d'Italia raccontati da Gaia van der Esch
Cosa è diventato il popolo italiano? Le donne italiane hanno aumentato il loro potere oppure no? L'Italia conserva ancora i tratti del Bel Paese e della Dolce vita oppure tutto è cambiato e oggi è un Paese nuovo, diverso?
L'Italia è un Paese che guarda con orgoglio al proprio passato oppure con speranza al futuro?
Queste sono alcune delle domande che sembra essersi posta Gaia van der Esch nel momento in cui ha intrapreso il suo viaggio, fisico e simbolico, attraverso tutto lo Stivale alla ricerca proprio di risposte. L'istantanea che emerge, come frutto del lavoro di indagine di Gaia van der Esch disponibile in Volti d'Italia. Viaggio nei nostri pensieri, desideri e paure (Il Saggiatore), in parte conferma le impressioni che si hanno circa la delusione e l'insofferenza degli italiani per il lungo periodo di crisi ed emergenza che il Paese sta attraversando, iniziato ben prima dell'esplosione della pandemia, ma riserva anche delle inaspettate sorprese. Meraviglie che stupiscono come solo l'Italia e gli italiani sembrano saper fare.
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La ricerca condotta da Gaia van der Esch non si è basata su un progetto strutturato, piuttosto sulle idee e sui desideri della stessa autrice la quale, motivata dalla voglia di conoscere più a fondo l'Italia e gli italiani, ha intrapreso il suo cammino che l'ha condotta lungo le innumerevoli strade che attraversano il Paese. Strade di asfalto, sterrato o sanpietrini, strade di vita vissuta dove i protagonisti sono diventati fin da subito gli abitanti del territorio, attori e agenti del vero vissuto locale. Ed è proprio grazie a loro, ai loro racconti, che l'autrice riesce a comporre e definire il quadro di cui sembrava aver bene in mente solo la cornice.
Va da sé che la ricerca condotta da Gaia van der Esch non può oggettivamente acquisire valenza di uno studio, sia per la soggettività della stessa che per il numero limitato e la tipologia di persone che vi hanno preso parte. Una campionatura dettata in larga parte dal caso. Piuttosto la ricerca potrebbe essere vista come il resoconto scritto di ciò che gli occhi dell'autrice hanno visto e le orecchie ascoltato. Perché anche le parole degli intervistati, alla fin fine, hanno “subito” il filtro dell'autrice. Non che questo sia necessariamente un fattore negativo. Per questo tipo di scrittura ci può stare benissimo.
Gli scenari che fanno da sfondo ai racconti cambiano, man mano che l'autrice si sposta attraverso il Paese, ma la narrazione non sembra variare poi tanto. Sia nell'affinità di temi e contenuti sia nello stile narrativo che van der Esch ha scelto di lasciare immutato. Una scrittura quasi colloquiale, quotidiana anche nelle parti più descrittive e riflessive.
Uno sguardo particolare l'autrice sembra riservarlo all'universo femminile con cui è entrata in contatto. A meravigliarla è stata la reticenza, l'insicurezza, la riservatezza mostrate. Mentre gli uomini, per la maggiore, si mostravano spavaldi e sicuri, per così dire, nelle risposte, le donne esternavano spesso un'insicurezza e un'indecisione non necessariamente dovute a lacune o ignoranza. Come se avessero proprio difficoltà a esporre a voce alta il loro punto di vista. Ciò che sembra accomunarle è, inoltre, una scarsa fiducia in un cambiamento che sia davvero efficace, determinante. Una sorta di “resa collettiva” che le spinge a gettare la spugna del combattimento patriottico e diventare a tratti più egoiste, imbracciando le armi per una lotta in solitaria che le porti a raggiungere i propri obiettivi, personali e professionali, poco importa a questo punto che ciò accada in Italia o fuori da essa, all'estero.
In generale comunque gli italiani che hanno interagito con Gaia van der Esch si sono mostrati orgogliosi del passato del paese, delle tradizioni storiche, culturali, paesaggistiche. Come anche delle glorie e dei fasti che narra la Storia. Per contro, invece, sembrano tutti molto meno fiduciosi nel presente e, soprattutto, nel futuro. L'attuale situazione di certo non aiuta ma bisogna comunque tenere presente che le interviste e il viaggio on the road lungo la Penisola l'autrice li ha compiuti prima dell'esplosione della pandemia da Sars-Covid 19.
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Ed è sempre con lo sguardo rivolto indietro che tutti gli italiani sembrano riuscire a trovare la forza per affrontare il presente e prepararsi al futuro. In particolare in quella che è diventata l'archetipo per eccellenza del Belpaese: l'arte di arrangiarsi. Che vuol anche significare, in tempi duri, aguzzare l'ingegno per fronteggiare le necessità.
Per la prima foto, copyright: Ludovico Lovisetto su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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